domenica 16 settembre 2012

THE STRANGERS (2008), Bryan Bertino


USA, 2008
Regia: Bryan Bertino
Cast: Liv Tyler, Scott Speedman, Kip Weeks, Gemma Ward, Laura Margolis
Sceneggiatura: Bryan Bertino


Trama (im)modesta – James e Kristen sono una coppia in crisi (lui le ha chiesto di sposarlo ma lei ha detto di no) che, dopo un matrimonio, vanno a dormire nella casa in campagna dei di lui genitori. La tensione fra i due è palpabile, ma non fa che aumentare quando alla porta bussa una ragazza alla ricerca di una certa Tamara, che ovviamente non abita lì. Mentre James è fuori a comprare un pacco di sigarette la ragazza ricomincia a bussare e Kristen è sempre più spaventata: ora alla sua porta ci sono ben tre individui, mascherati, che tentano in ogni maniera di entrare in casa. Al ritorno di James i tre paiono scomparsi, ma ben presto ricominceranno a insistere. Inizierà un crudele gioco del gatto col topo che si scioglierà in tragedia.


La mia (im)modesta opinione – Innocuo horroruccio, questo The Strangers, senza particolare infamia e con la buona lode di regalare qualche momento di tensione palpabile. Scritto ripensando a un episodio dell’infanzia (una ragazza era venuta a bussare nel cuore della notte a casa dell’autore/regista chiedendo di una persona che non c’era: era una ladra. Il giorno dopo si scoprì di un’irruzione nella casa dei vicini) mescolato con le suggestioni omicide della famiglia Manson e dell’infame massacro di Keddie, avvenuto nel 1981 e ancora irrisolto, che ha visto la morte di una madre, del di lei figlio maggiore e della sua fidanzatina, The Strangers è un thriller da manuale; uno di quei film che s’infila a pennello nello standard del genere senza andarne al di sotto ma nemmeno senza volarci sopra, spinto da chissà che originalità.


La storiella è notoria: la notte fonda, la casa isolata, lo sparuto gruppo di persone (in questo caso una coppia, ma sappiamo bene dalle nostre esperienze in slasher movies che i membri possono essere intercambiati a capriccio), gli assassini, in numero variabile. Interessanti sono certi dettagli che Bertino inserisce qui e lì: il brusco passaggio dalla notte, fonte di paure antiche e grandi spaventi, al giorno, scena della violenza più razionale, sadica, “ordinata” se così si può dire; le inquietanti maschere dei tre assassini; i momenti di puro spavento in cui gli aguzzini di James e Kristen si aggirano per la casa in perfetto silenzio. Insomma, il risultato è un film thriller/horror che riscuote il suo pegno di brividi ma che, alla fin fine, è piuttosto dimenticabile, non essendo diverso da un marasma di suoi simili di cui, al massimo, potrebbe rappresentare il paradigma, la stilizzazione estrema, svuotata dalle contingenze e tratteggiata a grandi linee, ispirandosi ai "classici" del passato.


Quanto all’apparato tecnico il film non fallisce. Buona è la fotografia, giuste le musiche, i dialoghi (sebbene la trama sia un po' esilina) e la tensione. Un po’ così sono gli attori che, fra tre figuri mascherati e muti, una Liv Tyler comunque sopra la media e uno Scott Speedman insapore, condiscono poco la già poco esaltante pellicola. Tutto in questo film, insomma, odora e sa di decenza, di compitino lindo e agghindato, fatto con più mestiere che arte. Certo, considerando che è l’esordio insieme dello sceneggiatore e del regista, e che questi due sono la stessa persona, diremo che The Strangers è la bella promessa che starà a Bryan Bertino mantenere. Vedremo come andrà a finire l’anno prossimo, in cui uscirà il secondo film da lui diretto: Mockingbird, attualmente in post-produzione.


Se ti è piaciuto guarda anche... – Di slasher domestici interessanti il cinema è pieno. Iniziamo dall’assai mirabile Mother’s Day (2010) di Darren Lynn Bousman, che trova la sua forza nella trama densissima e nell’escalation cruenta a cui i protagonisti sono sottoposti. Più avanti troviamo il mattatoio francese À l'intérieur (2007) di Alexandre Bustillo e Julien Maury, horror sopraffino dove invece la violenza si risolve in una sorta di maratona di sgozzamenti, amputazioni e sevizie varie ai danni di una povera fotografa incinta e del suo parentado. Andando alla ricerca di qualcosa di più intellettuale abbiamo Funny Games U.S. (2007) di Michael Haneke, dove la violenza sfonda letteralmente lo schermo e si fa motrice di metateatralizzazione estrema. Altri buoni esempi di horror di questo tipo sono Le colline hanno gli occhi (2006) di Alexandre Aja, il remake del grandissimo Non aprite quella porta (2003) di Marcus Nispel e il valido Wolf Creek (2005) di Greg Mclean, senza dimenticare, of course, il grande classico di nicchia The Slumber Party Massacre (1982) di Amy Holden Jones.


Scena cult – L’uomo incappucciato che gira per casa, senza accorgersi di Kristen nascosta nell’armadio. Ottimo momento di tensione.

Canzone cult – L’inquietante Sprout And the Bean di Joanna Newsom.

4 commenti:

  1. Ricordo che lo trovai insulso e senza alcuna logica fin dalla prima scena, quindi la tensione non mi prese neanche per sbaglio.
    Sicuramente speravo di meglio.

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    1. In effetti è difficile farsi coinvolgere tanto da un film così comune. Resta comunque più sopportabile di molti altri, che sono veri scempi

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  2. Questo non l'ho visto. Ho visto il citato Funny Games che m'ha messo un'ansia notevole :/

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    1. Funny Games è ovviamente un'opera molto più profonda, oltre che d'effetto. Continua pure con Haneke!

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