USA, 1993
Regia: Carl
Reiner
Cast:
Armand Assante, Sherilyn Fenn, Sean Young, Kate Nelligan, Christopher McDonald
Sceneggiatura: David O’Malley
Trama (im)modesta – Ned Ravine non è solo un poliziotto che
arresta criminali ma anche l’avvocato che li difende in tribunale. Chiuso fra
le sbarre e la barra, invischiato dalla seduzione della misteriosa bionda Lola
Cain, Ned ha sempre meno tempo per la moglie, Lana. Certo sua moglie non è
stata con le mani in mano: s’è fatta un amante e progetta di ucciderlo per
riscattare la sua polizza sulla vita. A complicare le cose, arrivano in città
anche l’ex-marito dell’assistente di Ned, Laura, che era stato lasciato e aveva
giurato vendetta e il feroce criminale Max Shady, desideroso di rivincita verso
Ned Ravine, che l’aveva incarcerato anni prima...
La mia (im)modesta opinione – Fatal Instinct è un film
strano. Personalmente, lo vidi agli inizi della mia carriera di aspirante
cinefilo e divenne subito un mio cult istantaneo. L’ho riguardato dopo tanti
anni per sincerarmi che fosse davvero un film bello come m’era parso ai tempi
dell’infanzia beata. Lo è e insieme non lo è. Mi spiego meglio: Fatal Instinct
è uno spoof dei noir classici e dei neo-noir anni ’80 che mitraglia sullo
spettatore una scarica di rimandi e/o citazioni più o meno colte che fanno
sorridere, piuttosto che spanciare dal ridere.
L’umorismo del film, a distanza di anni, l’ho trovato più
sottile, per quanto involontario. Tutti gli errori del film (una regia e una
recitazione troppo “serie” per una parodia, la mancanza assoluta di originalità
della storia che riunisce tutti i luoghi comuni del noir classico) finiscono
stranamente per armonizzarsi alle stralunatezze comiche e il risultato è un
noir che pare la somma del suo genere. Ma se per un film drammatico questo
stile ormai cristallizzato e superficialmente convenzionale sarebbe stato una
condanna, in Fatal Instinct la demenzialità del mondo in cui è ambientata la
storia dà piuttosto un tocco di onirico alla pellicola di Reiner, vero
pseudo-noir insieme retrò e burchielliano (ho amato il reparto artistico per il
look sixties della pellicola).
La spiegazione del piano per uccidere Ned, il “sesso pazzo”
con Lola Cain, la surreale scena del processo con annessa una “ricreazione” in
cui avvocati, sospetti e guardie giocano come bambini. Non c’è una singola
scena che insieme non sia coronata da una comicità sciroccata e infantile, in
chiara contraddizione con la serietà con cui i personaggi si comportano. Un
bizzarro caso di “così stupido che pare intelligente”, vero camp d’autore, con
quei tocchi stranianti (non oso dire metacinematografici, seppure involontari)
come la telecamera che urta contro un albero e si spacca, i personaggi che
possono leggere i sottotitoli e l’accompagnamento sonoro del sassofonista
Clarence Clemons, che appare nei panni di se stesso.
Forte anche di un cast di quasi-fuoriclasse, limitatamente
al periodo di passaggio fra ’80 e ’90, Fatal Instinct si fa ricordare per le
incredibilmente sexy Sean Young, bionda di ghiaccio, e la sirena lynchiana
Sherilyn Fenn, già vista in Twin Peaks, innocente e radiosa. Armand Assante è
perfetto per l’ambivalenza comica e drammatica del suo personaggio con i modi
affascinanti e l’espressione stolida, totalmente lontano dalla fisicità
scalmanata del Fran Drebin de La pallottola spuntata. Una piccola perla, questo
Fatal Instinct, un giochetto intellettuale innocuo ma sapido.
Se ti è piaciuto guarda anche... – Rimando ai film citati
dal film stesso: La fiamma del peccato (1944) di Billy Wilder, Chinatown (1974)
di Roman Polanski, Cape Fear (1991) di Martin Scorsese, Dick Tracy (1990) di
Warren Beatty. Non dimentichiamo poi il grande I diabolici (1955) di Henri-Georges
Clouzot, A letto con il nemico (1991) di Joseph Ruben e Il postino bussa sempre
due volte (1946) di Tay Garnett. Nel campo nella parodia del noir, poi,
spettacolare è Una pallottola spuntata (1998) di David Zucker.
Scena cult – Quella de Le Hot Club. Sean Young è bella oltre
ogni limite, la comicità sciroccata.
Canzone cult – L’intera colonna sonora di Clarence Clemons.