Irlanda,
2012
Regia: Lenny
Abrahamson
Cast: Jack
Reynor, Roisin Murphy, Lars Mikkelsen, Sam Keeley, Gavin Drea
Sceneggiatura: Malcolm Campbell
Trama (im)modesta – Richard ha tutto: è il bonazzo della sua
scuola, una brillante carriera universitaria l’attende, ha forse trovato
l’amore, ha la fortuna di una famiglia amorevole... Tutto, insomma, pare andare
per il meglio, in quella magica estate irlandese di feste e complici abbracci.
L’ultima particella di libertà, prima che il futuro cominci a gettare sul
presente l’ombra grande della vita adulta, con le sue responsabilità e i suoi
drammi. Non ci si potrebbe mai aspettare che tutto sia rovinato. Da una zuffa
fra amici, poi... Eppure, la mattina dopo, un ragazzo viene trovato cadavere.
Viene trovato cadavere dopo che tutti l’avevano visto alzarsi, dopo averlo
pestato a sangue...
La mia (im)modesta opinione – Un Delitto e Castigo
tascabile, questo m’è parso il film di Lenny Abrahamson, autore che non
conoscevo ma i cui film dovrò recuperare. Senza una minima traccia di facili
moralismi o banalissime escursioni nei meandri della colpa, senza nessun gusto
macabro per la casistica truculenta, la pellicola racconta la storia di un
ragazzo come moltissimi altri, anzi, di un bravo ragazzo (genere quanto mai
raro, di questi tempi) che entra nella più grande crisi della sua vita e
semplicemente non sa cosa fare.
Il film, da questo punto di vista, è umanissimo. Di
un’umanità scottante, quasi dolorosa, verissima. La naturalezza con cui la
malinconia dei diciott’anni è dipinta alla perfezione con sopraffini toni
smorzati, silenzi, l’eloquenza dei gesti. L’universo della colpa è accennato e,
insieme, perfettamente delineato, fino alle conseguenze più inevitabili che,
per fortuna, non discendono mai nel grandguignolesco. Le stesse allusioni a
droga, alcol e sesso (e se ne vedono a bizzeffe) sono disinfettate d’erotismo,
scarnificate, hanno una valenza documentaria.
Jack Reynor è un attore straordinario. Richard Karlsen è un
personaggio che pare vivo, approfondito quasi come un personaggio di libro.
Altra highlight della storia è Lars Mikkelsen (fratello del Mads Mikkelsen di
Hannibal): un padre al limite, una psiche che quasi possiamo sentire. Questo il
grande pregio del film di Abrahamson: iniziare con la cronaca nera e finire con
le sfaccettature dell’animo umano. Una procedura non dissimile (nemmeno per
trama) dal capolavoro assoluto Paranoid Park di Gus Van Sant, solo con un tocco
estetico dal gusto più nordeuropeo.
Verismo e stilizzazione, tenerezza e ferocia, bellezza e
supplizio, gioventù e condanna. Tutti questi elementi concorrono, in What
Richard Did, alla creazione di uno dei drammi indipendenti più toccanti mai
visti. La complessità sottintesa dei rapporti umani, l’ambiguità dell’empatia
verso un personaggio che è ambiguo verso se stesso, le citazioni colte (non
pochi hanno ritrovato, nella consonanza di dilemma morale e sublime e disteso
paesaggio del Nord Europa, echi lontani di Bergman) fanno di questa pellicola
una nuova conquista dell’umanissimo cinema nordeuropeo.
Se ti è piaciuto guarda anche... – Il problema del crescere.
Iniziamo con la perla indipendente Dreng (2011) di Peter Gantzler per
proseguire con il commovente Un’estate da giganti (2011) di Bouli Lanners. Spostandoci
sull’altro versante dell’Oceano, abbiamo l’assoluto cult personale Paranoid
Park (2007) di Gus Van Sant e il sommo capolavoro Tout Est Parfait (2008) di
Yves Christian Fournier. E non dimentichiamo l’ottimo Evil (2003) di Mikael
Håfström.
Scena Cult – Il dialogo col padre, il funerale dell’amico
ucciso.
Canzone cult – Non pervenuta.