domenica 27 maggio 2012

TURN ME ON, DAMMIT! (2011), Jannicke Systad Jacobsen


Norvegia, 2011
Regia: Jannicke Systad Jacobsen
Cast: Helene Bergsholm, Matias Myren, Malin Bjørhovde, Henriette Steenstrup
Sceneggiatura: Jannicke Systad Jacobsen


Trama (im)modesta – Alma è una quindicenne norvegese che vive in un piccolo villaggio non lontano da Oslo. Alma vive la propria appena scoperta sessualità in maniera eccessivamente accesa e questo la porta a chiamare hot lines per signore e a fantasticare a occhi aperti su notti di fuoco con Artur, il belloccio locale, o addirittura di sesso saffico con questa o quell’amica. Una sera ad una festa Artur e lei si ritrovano da soli e Artur tira fuori il suo bischero e “pizzica” la sua coscia. Lei lo dice alle amiche (gelose), lui nega e così Alma finisce per essere considerata una ninfomane e, di conseguenza, diventa una vera e propria paria. La situazione diventa insopportabile, così Alma decide di scappare di casa...


La mia (im)modesta opinione - « I smell sex and candy here », recita la famosa canzone dei Marcy Playground. Sesso e caramelle. L’abbinamento perfetto per descrivere quell’ambiguo miscuglio di rosea e dolce innocenza e conturbante voluttà e inedito desiderio che si prova durante i quindici anni. Alma è così, una ragazza nata nel posto sbagliato (uno squallido paesino di provincia che ricorda non troppo da lontano la lynchiana Twin Peaks) ed è costretta a dover reprimere i propri crescenti desideri carnali di fronte a una società ipocrita e puritana. Questo spiega le divagazioni immaginose a cui la ragazza si abbandona praticamente di continuo. La sua apparente erotomania è più lo sfogo di un desiderio naturale ma da troppo tempo represso.


Turn me on, dammit! è, devo dirlo, un filmetto abbastanza banale, forse anche vagamente scadente. Ha tutto il tono retorico rosato e infiorettato dei film coming-of-age al femminile ma non solo cala questa retorica in una realtà squallida e triste, ma lascia a bocca aperta con delle uscite francamente inaspettate che lasciano lo spettatore sbigottito. Nel film non si lesina sul sesso fra giovani, primi piani di capezzoli e seni, masturbazione e addirittura la nuda erezione di uno dei giovani attori. E il fatto più sconvolgente è che tutta questa trafila di immagini esplicite e grafiche viene gestita come se si trattasse di baci innocenti da filmetto americano stile Bella in rosa. Queste esplosioni di politically incorrect sarebbero potute essere divertenti e, soprattutto, irriverenti, ma senza l'ironia necessarie hanno solo l'effetto di spiazzare lo spettatore e confonderlo (ma forse quello della confusione è un effetto ricercato).


Alma è una protagonista atipica, ma non originale. Una ragazza sincera in un mondo pieno di ipocriti. Immatura, sì, troppo sfrenata nei suoi desideri e nei suoi atteggiamenti, sì, ma non è certo insincera o invidiosa come le sue amiche tanto “perbene” (sì, le virgolette sono intenzionali). La presenza di una protagonista sui generis avrebbe dovuto dare, almeno nelle intenzioni della regista-sceneggiatrice, una patina da commedia indie al proprio film. Non ci riesce. Quello che vediamo noi è una passabile commediola alquanto buonista ma che non si risparmia stoccate pruriginose e irriverenti sul sexual awakening di una giovane ragazza con tutta l'innocente sensualità che ne deriva.


Voto finale del film? Basso. Potrei dire parafrasando il noto luogo comune: « È intelligente ma non si applica. » Ecco un film intelligente nelle sue premesse, basato su spunti brillanti che scivola sonoramente nella banalità. Colpa sia della sceneggiatura, priva di particolari guizzi ironici o sarcastici (mai sentito parlare di Juno?), colpa degli attori che paiono più adatti a un film neorealista che a una commedia per adolescenti, colpa della fotografia che è ottima nel suo essere livida e fredda ma che sembra spiantata in un film del genere che richiederebbe un approccio più leggero e dunque una fotografia più ariosa e non così cupa e cinerea. Insomma, Turn me on, dammit! non è un brutto, è semplicemente sbagliato.


Se ti è piaciuto guarda anche... – La pletora da cui attingere suggerimenti è, in questo caso, più che ricca e variegata. Si va dall’ironia dolcemara di Juno (2007) di Jason Reitman, al goliardico berciare del primo e sommamente tamarro American Pie (1999) di Paul e Chris Weitz; dall’aggraziato An Education (2009) di Lone Scherfig al disturbato Tempesta di ghiaccio (1997) di Ang Lee. E infine, per comprendere il vero dramma dell’erotomania, non c’è che lo scostumato Shame (2011) di Steve McQueen.


 Scena cult – In assoluto la scena dell’incontro ravvicinato fra Artur e Alma. Una delle scene più da “what the hell?” che mi siano mai capitate.

Canzone cult – Varie canzoni nella colonna sonora. Ma nulla da segnalare.

3 commenti:

  1. peccato, perché il trailer, con tanto di canzone vagamente tarantiniana, prometteva bene...

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  2. Anche io sono stato tratto in inganno, ma una commedia indie dovrebbe seguire la propria strada fino in fondo, ma il film si piglia decisamente troppo sul serio

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  3. Farà anche schifo, però ormai mi hai incuriosito!

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