USA, 2007
Regia:
Talia Lugacy
Cast:
Rosario Dawson, Chad Faust, Marcus Patrick, Tracie Thoms,
Sceneggiatura: Talia Lugacy, Brian Priest
Trama (im)modesta – Maya (Dawson) è dottoranda in
un’università americana. È la classica ragazza per bene, dimessa, gentile e
poco propensa a dare confidenza agli altri. Una sera, durante una festa,
incontra Jared (Chad Faust), che la invita ad un appuntamento. La sera stessa
dell’appuntamento, arrivati a casa di lui, Jared la violenta, vedendo che lei
resiste alle sue avances. Maya esce dapprima distrutta da questa esperienza, ma
dopo un iniziale periodo di depressione comincia a esorcizzare i propri demoni
tramite sesso sfrenato, droghe e alcol. È in una discoteca che incontra il
muscoloso e iperviolento Adrian (Marcus Patrick) con cui intreccia una
relazione. A distanza di un anno dallo stupro, Maya inviterà a casa propria
Jared ma la ragazza ha una cura medievale da somministrare al suo aguzzino.
La mia (im)modesta opinione – Mi è sempre piaciuto il genere
rape-and-revenge. I film di questo
genere esaltano sempre perché richiamano all’ancestrale, ferocissimo senso di
giustizia dell’essere umano primitivo che vive in ognuno di noi. «Occhio per
occhio, dente per dente». Il punto
principale, il più grande problema dello stupro è che è uno di quegli atti di
violenza che lasciano l’autore inconsapevole del male che ha causato. Un male
straziante e intimissimo, un infamante marchio di Caino che perseguita
ingiustamente la vittima, un cancro spirituale. La vittima dello stupro non ha
meritato in nessun modo il suo destino: così sconta la propria bellezza. È
dunque giusto che, almeno nei film, gli stupratori (i criminali più odiosi)
subiscano, anche in maniera fittizia, la pena che si meritano: essere stuprati.
Altri film avrebbero trasformato la trama a tinte forti del rape-and-revenge in un catalizzatore
mediatico, premendo sulla leva dello scandaloso e del violento. Ma, per nostra
fortuna, Descent decide di essere più
intelligente di così e si assume il compito di mappare lo spirito e il
comportamento di una delle tante vittime di uno dei tanti anonimi stupri che si
consumano ogni giorno e ogni notte in tutto il mondo. Maya sembra prima
implodere in uno stato di nerissima depressione, poi torna normale, si dedica
ad alcol e droghe e, alla fine, la pressione emotiva trasforma il suo cuore in
un gelido e taglientissimo diamante, i cui spigoli sono affilati come rasoi.
Ecco che arriva la vendetta. Da agnello sacrificale a sanguinaria Eumenide.
Ho detto che il film ha stile. La violenza che mette in
scena è terribile, certo, la regia evita con umiltà ogni sensazionalismo e
abbassa a zero il tasto della graficità. Lo stupro di Maya è visto con occhio
attonito, quasi stolido davanti a una brutalità silenziosa e spaventosamente
discreta. Rosario Dawson gestisce la propria parte alla perfezione. Maya è
perfetta, stupendamente incarnata, tremendamente ferita e umiliata. Il suo
aguzzino è non tanto violento o manesco, quanto prepotente e disgustoso in quel
suo stupro senza sforzo, in quel piacere che prova senza rendersi conto dei
pugnali conficcati nello spirito della sua vittima.
Dopo lo stupro il film procede lentamente, con simulato
languore, gustandosi l’attesa e non risparmiandosi qualche citazione colta (il
lungo piano sequenza che segue Jared camminare per i corridoi dell’università,
con sottofondo di malinconica musica di pianoforte è un chiaro richiamo a Elephant di Gus Van Sant). Poi avviene
l’impensabile. La vittima vuole rivedere il carnefice. Non subodoriamo la
vendetta, all’inizio. Descent è un
film metamorfico: diventa romantico, poi drammatico e, infine, si rivela per il
suo essere un durissimo rape-and-revenge.
Jared è nudo, legato ad un letto e subirà il più meritato supplizio per uno
stupratore: lo stupro stesso.
La sequenza della vendetta è lunga ma non esaspera. Ancora
una volta, la graficità è ridotta a zero, per quanto possibile. Plauso a Chad
Faust: la scena della vendetta deve essere stata difficile da digerire
(l’attore era veramente nudo durante l’intera durata della scena). Giustizia
fatta, il film si conclude con un lungo, potentissimo primo piano di Rosario
Dawson che piange: la vendetta non le ha portato la pace. È raro vedere tante e
tali sfumature in un film di questo genere: la regia di Talia Lugacy è
perfetta, nel suo irresistibile algore, aiutata dalle interpretazioni stupende (anche se
le controparti maschili non sono sempre all’altezza della Dawson) e da uno script
ben congegnato.
Inutile dirlo, Descent
è un piccolo, consigliatissimo film. Non lascia particolari segni nella
memoria, ma forse questo è un bene. Ma nella folta foresta di rape-and-revenge (sia vecchi che
recenti), questo film sembra un fiore delicato circondato da grossi e pesanti
tronchi che ripetono all’infinito la stessa figura. Non è una pellicola
perfetta, non è esente da errori o farragini ma conquista. La vendetta, del resto, ha
sempre avuto un sapore dolce.
Se ti è piaciuto guarda anche... – I grandi classici del rape-and-revenge sono il durissimo e
misurato Sotto Accusa (1988) di
Jonathan Kaplan, che risolve la vendetta nell’appello a un sistema giudiziario
indifferente, e il più scatenato ed esplosivo Non violentate Jennifer (1978) di Meir Zarchi, archetipo ideale e
ferocissimo del genere. Altre chicche sono Uomini
che odiano le donne (2009) di Niels Arden Oplev, che consigliamo di
preferire rispetto al tremendo remake americano di David Fincher; i grandissimi
classici L’ultima casa a sinistra
(1972) di Wes Craven e Thriller
(1974) di Alex Fridolinski; l’esemplare d’autore La fontana della vergine (1960) di Ingmar Bergman e il più recente
e tamarro Run, Bitch, Run (2009) di
Joseph Guzman.
Scena cult – Ovviamente i venti minuti finali: la
machiavellica e feroce vendetta di Maya.
Canzone cult – La colonna sonora del film è un vero amalgama
di brani musicali. I miei preferiti sono stati il You and I del mitico Jeff
Buckley e il quarto movimento della Sonata n. 20 in La maggiore D959 di
Schubert, usato come sottofondo per il piano sequenza di Jared all’università.
non ero a conoscenza dell'esistenza di un genere rape-and-revenge... :D
RispondiEliminaNon è mai troppo tardi per scoprirlo. Magari non tutti i film sono brillanti ma il genere è uno dei più appaganti che ci sia. Non che manchino le gran ciofeche, però si mantiene bello fresco!
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