USA, 2008
Regia: Bryan Bertino
Cast: Liv Tyler, Scott Speedman, Kip Weeks, Gemma Ward,
Laura Margolis
Sceneggiatura: Bryan Bertino
Trama (im)modesta – James e Kristen sono una coppia in crisi
(lui le ha chiesto di sposarlo ma lei ha detto di no) che, dopo un matrimonio,
vanno a dormire nella casa in campagna dei di lui genitori. La tensione fra i
due è palpabile, ma non fa che aumentare quando alla porta bussa una ragazza
alla ricerca di una certa Tamara, che ovviamente non abita lì. Mentre James è
fuori a comprare un pacco di sigarette la ragazza ricomincia a bussare e
Kristen è sempre più spaventata: ora alla sua porta ci sono ben tre individui,
mascherati, che tentano in ogni maniera di entrare in casa. Al ritorno di James
i tre paiono scomparsi, ma ben presto ricominceranno a insistere. Inizierà un
crudele gioco del gatto col topo che si scioglierà in tragedia.
La mia (im)modesta opinione – Innocuo horroruccio, questo
The Strangers, senza particolare infamia e con la buona lode di regalare
qualche momento di tensione palpabile. Scritto ripensando a un episodio
dell’infanzia (una ragazza era venuta a bussare nel cuore della notte a casa
dell’autore/regista chiedendo di una persona che non c’era: era una ladra. Il
giorno dopo si scoprì di un’irruzione nella casa dei vicini) mescolato con le
suggestioni omicide della famiglia Manson e dell’infame massacro di Keddie,
avvenuto nel 1981 e ancora irrisolto, che ha visto la morte di una madre, del
di lei figlio maggiore e della sua fidanzatina, The Strangers è un thriller da
manuale; uno di quei film che s’infila a pennello nello standard del genere
senza andarne al di sotto ma nemmeno senza volarci sopra, spinto da chissà che
originalità.
La storiella è notoria: la notte fonda, la casa isolata, lo
sparuto gruppo di persone (in questo caso una coppia, ma sappiamo bene dalle
nostre esperienze in slasher movies che i membri possono essere intercambiati a
capriccio), gli assassini, in numero variabile. Interessanti sono certi
dettagli che Bertino inserisce qui e lì: il brusco passaggio dalla notte, fonte
di paure antiche e grandi spaventi, al giorno, scena della violenza più
razionale, sadica, “ordinata” se così si può dire; le inquietanti maschere dei
tre assassini; i momenti di puro spavento in cui gli aguzzini di James e
Kristen si aggirano per la casa in perfetto silenzio. Insomma, il risultato è
un film thriller/horror che riscuote il suo pegno di brividi ma che, alla fin
fine, è piuttosto dimenticabile, non essendo diverso da un marasma di suoi
simili di cui, al massimo, potrebbe rappresentare il paradigma, la
stilizzazione estrema, svuotata dalle contingenze e tratteggiata a grandi linee, ispirandosi ai "classici" del passato.
Quanto all’apparato tecnico il film non fallisce. Buona è la
fotografia, giuste le musiche, i dialoghi (sebbene la trama sia un po' esilina) e la tensione. Un po’ così sono gli
attori che, fra tre figuri mascherati e muti, una Liv Tyler comunque sopra la
media e uno Scott Speedman insapore, condiscono poco la già poco esaltante
pellicola. Tutto in questo film, insomma, odora e sa di decenza, di compitino
lindo e agghindato, fatto con più mestiere che arte. Certo, considerando che è
l’esordio insieme dello sceneggiatore e del regista, e che questi due sono la
stessa persona, diremo che The Strangers è la bella promessa che starà a Bryan
Bertino mantenere. Vedremo come andrà a finire l’anno prossimo, in cui uscirà
il secondo film da lui diretto: Mockingbird, attualmente in post-produzione.
Se ti è piaciuto guarda anche... – Di slasher domestici
interessanti il cinema è pieno. Iniziamo dall’assai mirabile Mother’s Day
(2010) di Darren Lynn Bousman, che trova la sua forza nella trama densissima e
nell’escalation cruenta a cui i protagonisti sono sottoposti. Più avanti
troviamo il mattatoio francese À l'intérieur (2007) di Alexandre Bustillo e
Julien Maury, horror sopraffino dove invece la violenza si risolve in una sorta
di maratona di sgozzamenti, amputazioni e sevizie varie ai danni di una povera
fotografa incinta e del suo parentado. Andando alla ricerca di qualcosa di più
intellettuale abbiamo Funny Games U.S. (2007) di Michael Haneke, dove la
violenza sfonda letteralmente lo schermo e si fa motrice di
metateatralizzazione estrema. Altri buoni esempi di horror di questo tipo sono Le
colline hanno gli occhi (2006) di Alexandre Aja, il remake del grandissimo Non
aprite quella porta (2003) di Marcus Nispel e il valido Wolf Creek (2005) di Greg
Mclean, senza dimenticare, of course, il grande classico di nicchia The Slumber
Party Massacre (1982) di Amy Holden Jones.
Scena cult – L’uomo incappucciato che gira per casa, senza
accorgersi di Kristen nascosta nell’armadio. Ottimo momento di tensione.
Canzone cult – L’inquietante Sprout And the Bean di Joanna
Newsom.
Ricordo che lo trovai insulso e senza alcuna logica fin dalla prima scena, quindi la tensione non mi prese neanche per sbaglio.
RispondiEliminaSicuramente speravo di meglio.
In effetti è difficile farsi coinvolgere tanto da un film così comune. Resta comunque più sopportabile di molti altri, che sono veri scempi
EliminaQuesto non l'ho visto. Ho visto il citato Funny Games che m'ha messo un'ansia notevole :/
RispondiEliminaFunny Games è ovviamente un'opera molto più profonda, oltre che d'effetto. Continua pure con Haneke!
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