venerdì 13 settembre 2013

PASSION (2012), Brian De Palma


USA, Francia, Germania, 2012
Regia: Brian De Palma
Cast: Noomi Rapace, Rachel McAdams, Karoline Herfurth, Paul Anderson, Rainer Bock, Benjamin Sadler
Sceneggiatura: Brian De Palma, Natalie Carter


Trama (im)modesta – Isabelle lavora a Berlino per un’importantissima agenzia pubblicitaria, la sua superiore, Christine, le è prima amica, poi comincia ad approfittarsi del suo lavoro e, infine, quando Isabelle proverà a ribellarsi, la tormenta con il mobbing più estremo. Al che Isabelle decide di vendicarsi mettendo in scena l’omicidio perfetto. Ma non ha certo considerato che altri possano essere sulle sue tracce come lei è su quelle di Christine…


La mia (im)modesta opinione – Miracoli del cinema. De Palma, dopo una fase di imprecisata latenza, torna ai fasti dei suoi grandi, spietati film degli anni d’oro. Questo suo Passion è un capolavoro alla De Palma come lo erano Omicidio a Luci Rosse, Vestito per Uccidere, Obsession e Le due sorelle. Il film non è originale, certo: è il remake del francese Crime d’Amour diretto da Alain Corneau. Dico remake e dovrei dire libera ispirazione. Già, perché il film di De Palma prende la scolastica sceneggiatura e regia del film di Corneau e, poco intaccando il più basilare impianto narrativo, lo rivoluziona da capo a piedi, ne emenda ogni errore, lo approfondisce con tematiche non da poco come gli spionaggi della tecnologia, l’inarrestabilità della colpa e del delitto, le dinamiche del potere e degli affetti.


Insomma, dove il film di Corneau si presentava come nuda e cruda narrazione di fatti, impersonale resoconto di una partita a scacchi, De Palma approfondisce e arricchisce, l'insipienza stilistica del primo film viene ricambiata in puro manierismo visivo dal secondo. Tutto il cinismo che la storia trasmette è fatto lucido ed elegante da una regia estetizzante e lucidissima. I personaggi, tanto abbozzati nell’originale, qui sono notevolmente ispessiti: adesso Christine si sdilinquisce in storie strappalacrime dei suoi trami infantili, ha un debole per il sadomaso iperpatinato, costringe l’amante a indossare una maschera con le sue fattezze durante l’amplesso. Anche Isabelle è approfondita, non più signora di freddezza ma sorta di Macbeth in gonnella, che si spinge, suo malgrado, sempre più a fondo nei meandri di nequizia e omicidio.


Il lato stilistico, poi, è sublime. Tutti gli espedienti dell’espressionismo noir (inquadrature sbieche, luce accecante che filtra dalle tapparelle zebrando le scene di tenebra) si riversano su una fotografia dove predominano il bianco raggelante e il blu. Sempre sulla pista dello straniamento si muovono moltissime scene, fra cui la miracolosa sequenza in split-screen dell’omicidio affiancata al balletto classico. Affascinante è poi la tematica del doppio, con i tratti psicologici che si proiettano e moltiplicano in mille direzioni. Così il personaggio dell’assistente Dani replica le derive psicologiche di Isabelle che invece proietta sullo spettro di Christine il proprio senso di colpa.


Né non potrebbe notarsi di come man mano che Isabelle proceda nella sua discesa verso la follia omicida, il film s’immanierisca, i colori e scene diventino progressivamente più teatrali e bizzarri, le situazioni più oniriche. Importante e complicato sarebbe il tema sviluppato della differenza fra occhio e telecamera che il film mette in scena. Gli occhi fisici, tramite delle passioni (in questo caso, quelle efferate), e quelli elettronici, che sconfessano ogni menzogna. Due tipi diversi di narratori: l’occhio organico è quello che mente, il subconscio che fa sembrare tutto un sogno, quello che accosta idealmente l’assassinio alle vezzosità muliebri del balletto, quello che traspare (unica cosa) dalla maschera che Christine fa indossare agli altri; l’occhio tecnologico invece è quello razionale, che partecipa a intrighi e sberleffi, quello che spia in silenzio ed è l’unico testimone possibile di una verità altrimenti contraffatta.


Il lato artistico che già abbiamo elogiato è magnificato ulteriormente dalla splendida colonna sonora dell’italiano Pino Donaggio, dal sapore vagamente retrò. Insomma, Passion è la prova non solo del talento visivo di un autore il cui stile aveva accusato qualche abbassamento da qualche tempo a questa parte, ma anche della capacità dell’arte cinematografica di creare, a partire dalla medesima storia, due film assolutamente diversi e quasi opposti: dove Corneau ostenta aridità di stile, De Palma gonfia ogni frame con infiniti gorgheggi visivi; se la musica del primo era un complemento quasi scomodo, qui diventa complessa protagonista invisibile; se i temi erano bellamente ignorati da uno, ora sono incredibilmente approfonditi dall’altro.


Se ti è piaciuto guarda anche... – Ovviamente l’originale Crime d’Amour (2010) di Alain Corneau, accompagnato dai capolavori del noir di De Palma: Omicidio a Luci Rosse (1984) e Vestito per Uccidere (1980). Consigliamo poi The Truth About Emanuel (2013) di Francesca Gregorini, il trash d’epoca Basic Instinct (1992) di Paul Verhoeven e il gran lavorone Eyes Wide Shut (1999) di Stanley Kubrick. C’è poi l’ottimo Mulholland Drive (2001) di David Lynch, il più torbido e disimpegnato Sex Crimes (1998) di John McNaughton e, per concludere, la gemma francese Nathalie (2003) di Anne Fontaine.


Scena cult – Il finale da palpitazioni cardiache, fra sangue, visioni e rivelazioni, la scena del balletto/omicidio in split screen.

Canzone cult – Il civettuolo Prélude à L'après-Midi d'un Faune di Claude Debussy.

9 commenti:

  1. La scena in split screen è una meraviglia.
    A me de Palma piace parecchio - sempre piaciuto - quindi non ho potuto che adorare questo suo ultimo film. Bellissima la McAdams, un po' sottotono, per me, l'ex Lisbeth Salander. Voglio assolutamente vedere l'originale adesso. Spero di trovare in giro i sottotitoli italiani per compensare al mio francese improbabile!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. I sottotitoli li trovi in tranquillità. Io il film l'ho guardato con quelli in inglese. E anche se non è il massimo, l'originale va visto!

      Elimina
  2. La McAdams mi ha stupita e in senso buon, davvero un film imperdibile concordo in tutto, purtroppo l'originale non l'ho visto e da come lo descrivi non sembra poi molto bello. Che dire ti lascio la mia recensione: http://cipollapensierosa.blogspot.com/2013/07/passione-as-always-morbosa.html. Come sempre grandi recensioni :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La McAdams è bravissima. Ma la mia preferita rimane la bella Noomi. L'originale guardalo, vedrai di cosa parlo quando ne condanno l'insipienza stilistica!

      Elimina
    2. Vedrò se riuscirò a metterlo in coda.

      Elimina
  3. una copia d'autore, ma pur sempre una copia.
    gran thriller, però io ho preferito l'originale

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Purtroppo non riesco a perdonare Corneau. La risoluzione più propriamente gialla della trama aveva nell'originale un dispiegamento meglio concertato, ma era troppo alla Agatha Christie. Il film ignorava troppi altri fattori che fanno parte del cinema, fra cui il più importante è il lato visivo.

      Elimina
  4. Gran lavoro tecnico di De Palma, che del resto è un signor regista.
    Ottimo thriller d'alta scuola, per me promosso.

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...