Regno
Unito, 2009
Regia: Jon
Wright
Cast:
Tuppence Middleton, Alex Pettyfer, Dimitri Leonidas, April Pearson, Larissa
Wilson, Calvin Dean
Sceneggiatura: Stephen Prentice
Trama (im)modesta – Esacerbato dal bullismo, Darren Mullet
(Dean) si suicida. Lo stesso giorno Justine (Middleton) entra a far parte della
classica cerchia dei ragazzi popolari della scuola, vera e propria baby gang
dominata dall’alto da Bradley (Pettyfer, praticamente Patrick Bateman ai tempi
del liceo). La notte dopo il funerale, i suoi aguzzini cominciano a ricevere
messaggi offensivi: Darren Mullet è tornato e vuole la sua vendetta. Insomma,
there will be blood.
La mia (im)modesta opinione – Il fiero popolo inglese si
dimostra ancora una volta il primo in Europa (e forse nel mondo intero) nel
campo dell’originalità e della critica sociale. La sceneggiatura di Tormented,
vergata dalla santa mano di Stephen Prentice, è un capolavoro di ironia
tragica, slasher movie sopra le righe, denuncia sociale (e che denuncia!) e
storia di fantasmi. Anche la regia di Jon Wright è solida e sicura e ha il
colpo di genio di non cercare la scontata suspance ma di concentrarsi sul lato
sadico delle morti violente che lo spettro di Mullet infligge ai suoi
carnefici.
Il film, infatti, non cerca il colpo di scena. Prima di ogni
morte il regista ci ammicca segretamente e ci avverte delle modalità
dell’assassinio per vie traverse: percepiamo fin dall’inizio di ogni scena la
presenza inquietante di oggetti appuntiti, acqua profonda, armi contundenti,
prevediamo con cinque minuti d’anticipo ogni morte. Poi la vediamo accadere e
rabbrividiamo per il chirurgico distacco con cui Wright ci fa contemplare il
sangue. Dunque nessuna suspance. È dunque uno splatter movie che alterna risate
e mattatoio? No. Wright mette in atto quella che chiamerei, citando Carmelo
Bene, una sospensione del tragico. Diceva Bene: «Un'azione fermata nell'atto è quanto m'è piaciuta definire sospensione del tragico. È così
che, grazie all'interferenza d'un accidentaccio, la surgelata lama del comico si torce lancinante nella piaga
inventata tra le pieghe risibili-velate della rappresentazione nel teatro senza
spettacolo.»
La lama surgelata del comico si torce sì nella piaga del tragico e lo fa nel modo più agghiacciante possibile. Nessuna morte è come potremo aspettarcela, c’è un vero e proprio climax di violenza non privo di qualche citazione colta: per esempio, la scena in cui l’amico di Darren, Jason, ha una matita in ciascuna narice e piange chiedendo aiuto pare una copia esatta della famosa scena delle patatine fritte ne Un pesce di nome Wanda, Justine legge Delitto e Castigo, guarda insieme ad Alex l’horror Ju-On e discute dei fantasmi che compaiono nel Macbeth in classe, proprio mentre vede lo spettro di Mullet fissarla da lontano. Wright è dunque abile nel prendere gli stilemi dello slasher movie e stiracchiarli, deformarli, giocando con un amarissimo humor nero e una violenza sadica che gareggia con i vari Audition, Martyrs e Le colline hanno gli occhi.
Complice è anche
la perfetta sceneggiatura di Prentice che, come già detto, non solo imbastisce
uno slasher movie con i fiocchi ma lo struttura come un thriller, con il colpo
di scena finale (che è telefonato ma, abbiamo già detto, questo film non vuole
sorprenderci) e pure il velenoso epilogo dopo i titoli di coda. Altro merito
che bisogna concedere alla sceneggiatura è quello di saper fotografare con
inesauribile cinismo il mondo dei bulli e delle loro insostenibili
prevaricazioni e sevizie sulle loro vittime. E l’unione di una regia
tecnicamente perfetta e una sceneggiatura senza sbavatura alcuna ci fornisce
uno spaccato tremendo sull’orribile mondo del bullismo ma, per una volta, lo fa
dalla parte dei bulli.
Inutile dire, dunque, di come anche certi momenti consentano un certo scavo psicologico sui personaggi (non voglio esagerare: i personaggi sono autentiche sagome di cartone, caratterizzati solo da una insaziabile cattiveria e una cecità davanti alle proprie colpe che non ha pari) che non è molto profondo ma permette agli attori di mettere mano alla loro bravura. Su tutte dunque regna Tuppence Middleton, una delle poche scream queens sfigate che mi vengono alla memoria, che sa gestire bene tutti gli spettri emotivi che il suo personaggio richiede, altro astro è il fantastico Alex Pettyfer, da me considerato attore più bello che bravo ma che riesce a dare una certa profondità al suo Bradley, incarnazione somma della crudeltà del bullo.
Dunque teniamo d’occhio questo
biondo inglesino che sta per apparire nelle (poche) vesti di spogliarellista
losangelino nel suo primo film “da grandi” ovvero il Magic Mike di Steven Soderbergh, anche se i suoi colleghi non mi fanno ben sperare: sono gli
odiatissimi Channing Tatum, Joe Manganiello e (orrore!) Matthew McConaughey. Il resto del cast è
nella media ma si segnalano due facce già note: April Pearson e Larissa Wilson,
già colleghe di telecamera nel rivoluzionario Skins.
Tormented piacerà a tutti gli horrorofili: è estremo (più
nel sadismo che nella violenza grafica) e spiritoso quanto uno Scream ma più
coraggioso nel mostrare crudeltà, sesso e uso di droghe. Buona regia,
sceneggiatura brillante, cast di alto livello, basse pretese e dunque alte
rendite: insomma, perfetto per una spooky night all’insegna del divertimento.
Se ti è piaciuto guarda anche… - Vacanze di Sangue (2004) di
Jay Chandrasekhar, versione coatta, caciarona e villana di Dieci Piccoli
Indiani, gemma trash degna di una visione seriamente disimpegnata. L’intera
saga di Scream (i film vanno dal 1996 fino al 2011) di Wes Craven, diadema di
pellicole che prendono in giro l’horror, ironizzano sugli stereotipi dello
slasher e fanno una delle metacinematografie più spassose che si siano mai
viste. L’alba del morti dementi (2004) di Edgar Wright, perché è un film di
culto dello spoof horror, sempre inglese, sempre acidissimo, sempre
irriverente. E per finire la serie tv inglese Dead Set, autentica messa alla
berlina di una società profondamente idiota e vana, assoluto gioiello
televisivo come sono gli inglesi sanno farne.
Scena cult – Il divertentissimo e ansiogeno (ma solo per finta)
omicidio di Marcus, classico atleta idiota e muscoloso, che è il protagonista
di una delle scene più violente e caustiche di tutto il film.
Canzone cult – Il film ha una colonna sonora davvero
mirabile ma la prima traccia che mi è saltata all’orecchio è stata la
scanzonata Ride del gruppo rock alternativo The Vines.
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