venerdì 30 marzo 2012

TORMENTED (2009), Jon Wright


Regno Unito, 2009
Regia: Jon Wright
Cast: Tuppence Middleton, Alex Pettyfer, Dimitri Leonidas, April Pearson, Larissa Wilson, Calvin Dean
Sceneggiatura: Stephen Prentice


Trama (im)modesta – Esacerbato dal bullismo, Darren Mullet (Dean) si suicida. Lo stesso giorno Justine (Middleton) entra a far parte della classica cerchia dei ragazzi popolari della scuola, vera e propria baby gang dominata dall’alto da Bradley (Pettyfer, praticamente Patrick Bateman ai tempi del liceo). La notte dopo il funerale, i suoi aguzzini cominciano a ricevere messaggi offensivi: Darren Mullet è tornato e vuole la sua vendetta. Insomma, there will be blood.


La mia (im)modesta opinione – Il fiero popolo inglese si dimostra ancora una volta il primo in Europa (e forse nel mondo intero) nel campo dell’originalità e della critica sociale. La sceneggiatura di Tormented, vergata dalla santa mano di Stephen Prentice, è un capolavoro di ironia tragica, slasher movie sopra le righe, denuncia sociale (e che denuncia!) e storia di fantasmi. Anche la regia di Jon Wright è solida e sicura e ha il colpo di genio di non cercare la scontata suspance ma di concentrarsi sul lato sadico delle morti violente che lo spettro di Mullet infligge ai suoi carnefici.


Il film, infatti, non cerca il colpo di scena. Prima di ogni morte il regista ci ammicca segretamente e ci avverte delle modalità dell’assassinio per vie traverse: percepiamo fin dall’inizio di ogni scena la presenza inquietante di oggetti appuntiti, acqua profonda, armi contundenti, prevediamo con cinque minuti d’anticipo ogni morte. Poi la vediamo accadere e rabbrividiamo per il chirurgico distacco con cui Wright ci fa contemplare il sangue. Dunque nessuna suspance. È dunque uno splatter movie che alterna risate e mattatoio? No. Wright mette in atto quella che chiamerei, citando Carmelo Bene, una sospensione del tragico. Diceva Bene: «Un'azione fermata nell'atto è quanto m'è piaciuta definire sospensione del tragico. È così che, grazie all'interferenza d'un accidentaccio, la surgelata lama del comico si torce lancinante nella piaga inventata tra le pieghe risibili-velate della rappresentazione nel teatro senza spettacolo.»


La lama surgelata del comico si torce sì nella piaga del tragico e lo fa nel modo più agghiacciante possibile. Nessuna morte è come potremo aspettarcela, c’è un vero e proprio climax di violenza non privo di qualche citazione colta: per esempio, la scena in cui l’amico di Darren, Jason, ha una matita in ciascuna narice e piange chiedendo aiuto pare una copia esatta della famosa scena delle patatine fritte ne Un pesce di nome Wanda, Justine legge Delitto e Castigo, guarda insieme ad Alex l’horror Ju-On e discute dei fantasmi che compaiono nel Macbeth in classe, proprio mentre vede lo spettro di Mullet fissarla da lontano. Wright è dunque abile nel prendere gli stilemi dello slasher movie e stiracchiarli, deformarli, giocando con un amarissimo humor nero e una violenza sadica che gareggia con i vari Audition, Martyrs e Le colline hanno gli occhi.


Complice è anche la perfetta sceneggiatura di Prentice che, come già detto, non solo imbastisce uno slasher movie con i fiocchi ma lo struttura come un thriller, con il colpo di scena finale (che è telefonato ma, abbiamo già detto, questo film non vuole sorprenderci) e pure il velenoso epilogo dopo i titoli di coda. Altro merito che bisogna concedere alla sceneggiatura è quello di saper fotografare con inesauribile cinismo il mondo dei bulli e delle loro insostenibili prevaricazioni e sevizie sulle loro vittime. E l’unione di una regia tecnicamente perfetta e una sceneggiatura senza sbavatura alcuna ci fornisce uno spaccato tremendo sull’orribile mondo del bullismo ma, per una volta, lo fa dalla parte dei bulli.


Inutile dire, dunque, di come anche certi momenti consentano un certo scavo psicologico sui personaggi (non voglio esagerare: i personaggi sono autentiche sagome di cartone, caratterizzati solo da una insaziabile cattiveria e una cecità davanti alle proprie colpe che non ha pari) che non è molto profondo ma permette agli attori di mettere mano alla loro bravura. Su tutte dunque regna Tuppence Middleton, una delle poche scream queens sfigate che mi vengono alla memoria, che sa gestire bene tutti gli spettri emotivi che il suo personaggio richiede, altro astro è il fantastico Alex Pettyfer, da me considerato attore più bello che bravo ma che riesce a dare una certa profondità al suo Bradley, incarnazione somma della crudeltà del bullo. 


Dunque teniamo d’occhio questo biondo inglesino che sta per apparire nelle (poche) vesti di spogliarellista losangelino nel suo primo film “da grandi” ovvero il Magic Mike di Steven Soderbergh, anche se i suoi colleghi non mi fanno ben sperare: sono gli odiatissimi Channing Tatum, Joe Manganiello e (orrore!) Matthew McConaughey. Il resto del cast è nella media ma si segnalano due facce già note: April Pearson e Larissa Wilson, già colleghe di telecamera nel rivoluzionario Skins.


Tormented piacerà a tutti gli horrorofili: è estremo (più nel sadismo che nella violenza grafica) e spiritoso quanto uno Scream ma più coraggioso nel mostrare crudeltà, sesso e uso di droghe. Buona regia, sceneggiatura brillante, cast di alto livello, basse pretese e dunque alte rendite: insomma, perfetto per una spooky night all’insegna del divertimento.


Se ti è piaciuto guarda anche… - Vacanze di Sangue (2004) di Jay Chandrasekhar, versione coatta, caciarona e villana di Dieci Piccoli Indiani, gemma trash degna di una visione seriamente disimpegnata. L’intera saga di Scream (i film vanno dal 1996 fino al 2011) di Wes Craven, diadema di pellicole che prendono in giro l’horror, ironizzano sugli stereotipi dello slasher e fanno una delle metacinematografie più spassose che si siano mai viste. L’alba del morti dementi (2004) di Edgar Wright, perché è un film di culto dello spoof horror, sempre inglese, sempre acidissimo, sempre irriverente. E per finire la serie tv inglese Dead Set, autentica messa alla berlina di una società profondamente idiota e vana, assoluto gioiello televisivo come sono gli inglesi sanno farne.


Scena cult – Il divertentissimo e ansiogeno (ma solo per finta) omicidio di Marcus, classico atleta idiota e muscoloso, che è il protagonista di una delle scene più violente e caustiche di tutto il film.

Canzone cult – Il film ha una colonna sonora davvero mirabile ma la prima traccia che mi è saltata all’orecchio è stata la scanzonata Ride del gruppo rock alternativo The Vines.

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...