martedì 20 marzo 2012

CORIOLANUS (2011), Ralph Fiennes


Regno Unito, 2011
Regia: Ralph Fiennes
Cast: Ralph Fiennes, Gerard Butler, Brian Cox, Vanessa Redgrave, Jessica Chastain
Sceneggiatura: John Logan (riadattamento dall’originale di Shakespeare)


Trama (im)modesta – In una Roma immaginaria, postmoderna, governata come una sorta di repubblica militare, in perenne guerra contro i Volsci, si distingue per le imprese belliche il generale Caio Marzio, detto Coriolano per l’eroica presa della città strategica di Corioli. Ma, tradito da politici che vedono di cattivo occhio la sua ascesa sociale e penalizzato da un’indole orgogliosa che lo rende inviso al popolo, viene esiliato. Cercando vendetta, si coalizzerà proprio con i Volsci e progetterà di prendere e distruggere Roma per vendicarsi dell’affronto.


La mia (im)modesta opinione – A quarantanove anni suonati, Ralph Fiennes ha deciso di intraprendere un’impresa cinematografica e artistica più che considerevole: portare sullo schermo un testo di Shakespeare (e una delle tragedie del Bardo più complesse e profonde per i suoi temi civili), imbastire una messinscena convincente e fare tutto ciò gestendo un cast di grandissimi attori (Gerard Butler è scivolato nella lista “grandi attori” per studiata distrazione, beninteso). E, seppure con i suoi limiti, ci riesce e tira fuori una signora opera prima abbastanza bella da meritarsi qualche Oscar ma non abbastanza per vincere qualcosa a Cannes (che negli ultimi anni è diventata l'unico festival del cinema che raccoglie i talenti più brillanti e autenticamente artistici), non per niente il film è stato presentato al Festival di Berlino.


Questo Coriolanus è una gran bella pellicola sotto parecchi punti di vista. In primo luogo le interpretazioni che (se eccettuiamo Gerard Butler, che è abbastanza al di sotto nella media, quantunque sia ben entrato nel personaggio) sono tutte di incredibile livello: dal grande Ralph Fiennes che fonde in un solo personaggio il patriota pentito, il soldato letale, il vendicatore divino e il rabbioso veterano di guerra, alla granitica Volumnia di una grintosissima Vanessa Redgrave che alla veneranda età di settantacinque anni sa affascinare in divisa militare in stile “Grande Dittatrice” seguiti a ruota dal monumentale Brian Cox e dalla sempre stupenda Jessica Chastain che ha una parte minuscola ma diciamo pure, con buona pace del maestro Stanislavskij, che non esistono piccole parti ma solo piccoli attori, e la Chastain è grande, grandissima.


Ma i talenti di Fiennes non si fermano qui: oltre a essere uno straordinario attore capace di impersonare alla perfezione ogni personaggio, è pure regista sensibile e anche se il suo stile risente di qualche imperfezione quasi del tutto trascurabile. Il film è diretto con mano ferma, elegante e virile, raffinata e rude. Omaggio pure alla fotografia livida e lattiginosa perfetta per ricreare l’atmosfera da paese devastato dalla guerra che ogni giorno abbiamo l’occasione di vedere dai nostri teleschermi.
Unica pecca: il fiorito testo di Shakespeare è spesso tagliato e rintuzzato con troppa audacia o avventatezza, momenti che meriterebbero maggiore estensione sono tagliati con troppa brutalità e, ovviamente, i mille riferimenti disseminati nel testo originale alla Roma repubblicana suonano stiracchiati e sforzati in un contesto che di antico non ha proprio nulla. È questo, inoltre, un grande punto di forza del film: la modernità.


La ricostruzione della guerra, degli sporchi affari politici, dei circhi mediatici, della plebe ignorante e presuntuosa: tutto è di una modernità sconcertante e pare parlare di questo nostro mondo moderno.
Ulteriore punto di forza (se non di merito) è il personaggio di Coriolano: figura originalissima, orgogliosa nella sua sensibilità aristocratica, radicata con ostinazione al proprio suolo, granitico e furente, uno che “da uomo, s’è fatto dragone” come dice nella tragedia il Menenio di Brian Cox.


Se ti è piaciuto guarda anche...Titus (1999) di Julie Taymor, perché è un’esperienza filmica unica che mescola Shakespeare a Fellini, condita da sequenze oniriche e costumi futuristici, perché l’inventiva artistica è senza fine e soprattutto perché Anthony Hopkins è qui al suo meglio. Macbeth (2006) di Geoffrey Wright, perché anche se l’opera non sa spiccare il volo, riportarla alla contemporaneità nel mondo criminale australiano contribuisce a darle una rinfrescata notevole e anche perché le tre streghe sono sexy studentesse che vandalizzano cimiteri (il che conferisce alla pellicola quella sfumatura trash che attizza parecchio). Il trono di sangue (1957) di Akira Kurosawa, perché è sempre bello anche se ormai un po’ agée e perché l’epica di Kurosawa è assolutamente unica e fragrante di antichi scenari sia naturali che spirituali. 


Scena cult – Il raptus di furia che Coriolano ha nel Foro della città. Autentico splendore attoriale.

Canzone cult – Non pervenuta.

1 commento:

  1. Film eccezionale.
    Sebbene lievemente preferisca questa tragedia a Tito Andronico devo però ammettere che la trasposizione cinematografica di quest'ultimo risulti migliore.
    Titus nel 1999 per evitare qualche fischio dall esperienza di Romeo + Giulietta (1996) e gasato dal più che sottovalutato Gattaca (1997) sceglie una iperbolica dimensione retro futurista che a prima vista disorienta ma successivamente esalta.
    Mentre in Titus si parte dal fatto che sia una tragedia senza un sostrato storico è quindi più semplice accettare l’enfasi sulle scenografie che fondono una Roma ora antica ora fascista in una declinazione efficace che rappresenta comunque Roma.
    L’inveitabile confronto con Coriolanus fa quindi risaltare l’unica pecca di quest ultimo: l’ambietazione.
    Il meta teatro reale, dove gli americani ambiscono di essere inglesi che a loro volta invidiano antichi valori italiani, vuole dare per forza un tratto di egocentrismo, velato da patriottismo, dove l’era moderna è sotto l’impero U.S.A.
    Essendo l’eroe reale, in questo caso si avverte una pericolosa necessità di essere veritieri.
    Con queste premesse è quindi scontato che il nemico debba avere la carnagione olivastra, la barba,un naso adunco e venga combattuto in posti evocativi del Medio Oriente.
    Ci si sarebbe aspettati come Capitale una Washington e invece siamo stati graziati!
    Cosa ne pensi invece di Titus? Quali sono secondo te i limiti cinematografici di un ambientazione retro futurista?
    A presto.

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