Australia,
2009
Regia: Sean
Byrne
Cast: Xavier
Samuel, Robin McLeavy, John Brumpton, Victoria Thaine, Richard Wilson, Jessica
McNamee
Sceneggiatura: Sean Byrne
Trama (im)modesta – È il momento del ballo scolastico e
Brent, raro esemplare di metallaro fighetto, declinerà l’invito di Lola Stone:
lui al ballo deve andare con la fidanzata. Madornale errore. Brent infatti
scoprirà a sue spese (spese tremende) che l’amore non corrisposto ha il sapore
del sangue: il padre di Lola lo rapisce e lo porta in casa. Perché ogni ragazza
avrebbe bisogno di essere la regina del ballo e poco importa se il ballo lo si
fa a scuola o lo si mette in scena nel salotto di casa, con tutta la famiglia.
Ma a Brent andrà peggio: l’allegra famigliola Stone ha l’hobby di collezionare
“amichetti” da tenere come animali domestici. Brent non sarà d’accordo con
queste risoluzioni, e per questo gli Stone proveranno su di lui tutti i mezzi
di persuasione più efficaci per organizzare il ballo perfetto, e tenersi Brent
per sempre.
La mia (im)modesta opinione – Bella in Rosa incontra Hostel.
Non c’è storia: l’Australia (come anche il Quebec, il Belgio e la Danimarca) è
ormai una garanzia di altissimi livelli di cinematografia. The Loved Ones è un
film sulla carta banalotto ma che viene portato avanti con un talento visivo di così rara bravura e con una regia tanto acida e tagliente che riesce a giocolare alla
perfezione ora col registro grottesco ora con quello del più crudo torture
porn. Perché, va detto anche questo, fra iniezioni di farmaci, trapanamenti
craniali, piedi inchiodati per terra, cannibalismi, incesti, sgozzamenti, The
Loved Ones è uno dei film più violenti che vi capiterà di vedere. Ma c’è di più
(e questo ha dell’incredibile) in mezzo all’intero repertorio di numeri da
grand-guignol, la pellicola di Byrne riesce anche a trovare ironia – un’ironia
volatile, quasi invisibile, ma che si rivela bene riflettendo sul film: Lola è
la classica ragazza che ha visto troppi film da ballo scolastico e ora è chiusa
dentro una propria allucinazione privata.
Ironia, ho detto; e ironia che travalica gli stessi generi.
Tutte le tappe chiave di film come Kiss Me o il sopradetto Bella in Rosa, che
hanno creato in tutto il mondo il mito dello school prom e dei suoi riti. In
The Loved Ones c’è tutto: il ballo romantico, la vestizione della donzella, la
conquista dell’amato, l'incoronazione a reginetta. Solo che ognuna di queste tappe fisse viene declinata al
sadico, virata al sangue. E così i gesti d’amore si fanno spaventose ferite, il
fidanzamento diventa lobotomia casalinga e, viceversa, la brutale tortura si
trasforma in vezzo infantile, la routine familiare in perversa barbarie. Ora,
il film ha successo perché percorre questa strada fino in fondo, senza guardarsi
indietro o indugiare da nessuna parte. Anzi il senso d’orrore cresce fino a
un’impennata finale (aiuta anche la scelta del regista di annullare le musiche,
preferendo brevi suoni o gravi silenzi) che normalmente chiamerei caduta di
gusto ma che si dimentica piuttosto facilmente, considerando anche che le
torture dipinte nel film sono ispirate ai crimini reali di Jeffrey Dahmer.
Altra potenza del film è lo scavo psicologico a cui i
personaggi sono sottoposti. La maniera, sempre in chiave orrifica, di tratteggiare
le traiettorie di affetti e azioni umane; una capacità incredibile, quella
dell’autore, di incidere in profondità nella polpa dei loro personaggi e, più
che raccontarne le storie, farci supporre tutto, immaginare tutto.
L’inquietantezza del film è assoluta: le battutine melense scambiate tra il
papà e la figliola, l’album dei ricordi di quest’ultima, la sua passione per il
dolce rosa... tutto quanto, mescolato, alla strepitosa fotografia che invece
esalta squallore e povertà, senza essere meno sontuosamente attenta ai colori.
Dunque non solo The Loved Ones è entrato in un sol colpo nella top ten dei migliori horror di sempre; forte delle superlative performances dei suoi
protagonisti, della regia d’acciaio, della cinematografia superba, si iscrive a
buon diritto fra gli horror miracolosi della mia videoteca personale.
Se ti è piaciuto guarda anche... – Ovviamente Non aprite
quella porta (1974) di Tobe Hooper, dunque l’arciclassico Misery non deve
morire (1990) di Rob Reiner e poi i più moderno ma ugualmente iconici La casa
dei 1000 corpi (2003) di Rob Zombie e Calvaire (2004) di Fabrice Du Welz. Poi è
chiaro il legame ai più illustri compari The Woman (2011) di Lucky McKee e Kynodontas
(2009) di Giorgos Lanthimos. Altra perla, questa volta francese, è À
l'intérieur (2007) di Alexandre Bustillo e Julien Maury mentre viene dai Paesi
Bassi la saga di The Human Centipede (2009 e 2011) di Tom Six, vero tour de
force dell’orrido.
Scena cult – Padre e figlia che ballano un lento.
Allucinatissimo e pauroso.
Canzone cult – Ovviamente la brividosa Not Pretty Enough di
Kasey Chambers.
Una vera sorpresa: lo guardai senza aspettarmi nulla, e invece si rivelò una visione davvero ottima.
RispondiEliminaInsieme a Wolf Creek e Lake Mungo, la dimostrazione che l'horror australiano non va assolutamente sottovalutato.
Film immenso, invero. Uno dei migliori horror.
Eliminafilm mitico, e grandioso l'uso della canzone not pretty enough!
RispondiEliminaqui c'è la mia ormai vecchia recensione
http://pensiericannibali.blogspot.it/2011/03/il-partito-dellamore.html
La Darclight ha fatto alcuni dei film migliori che mi sia capitato di vedere. Guardati 'X', è un noir sconcertante!
EliminaXaviel Samuel..fa solo horror ormai..e a me gli horror non piacciono!
RispondiEliminaSì ma io guardo favorevolmente a tutti gli attori che son belli ma non bellocci. In più lui è anche bravo.
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