giovedì 1 novembre 2012

IO E TE (2012), Bernardo Bertolucci


Italia, 2012
Regia: Bernardo Bertolucci
Cast: Jacopo Olmo Antinori, Tea Falco, Sonia Bergamasco, Veronica Lazar, Tommaso Ragno
Sceneggiatura: Bernardo Bertolucci, Niccolò Ammaniti, Umberto Contarello, Francesca Marciano


Trama (im)modesta – Lorenzo è un quattordicenne introverso e solitario. Lo psicologo da cui lo manda la madre gli ha diagnosticato un disturbo narcisistico di personalità. Approfittando di una gita scolastica in montagna, Lorenzo mente alla madre e si nasconde nella cantina del suo palazzo, dove si stabilisce per una settimana coltivando la propria solitudine, leggendo, ascoltando musica e osservando le sue formiche. Tutto sembrerebbe andare per il meglio (per quanto un ragazzo rinchiuso in uno scantinato possa essere considerato “meglio”) quando la routine di Lorenzo è distrutta dall’arrivo di Olivia, sorellastra siciliana dai burrascosi trascorsi.


La mia (im)modesta opinione – Conclusa la visione di Io e Te, ricomparsa di Bertolucci sugli schermi dopo dieci anni di silenzio, posso dire, con le riserve che più sotto spiegherò, che ho visto un film italiano che, finalmente, non scivolasse troppo nell’ovvio e fosse capace di trattare con relativa perizia il tema complicato del rapporto fra individuo e società. Come avrete certamente notato, il mio entusiasmo è assai smorzato e fatto certamente più cauto da tanti scrupoli piccolo e grandi che mi hanno senza dubbio fatto storcere il naso. Perché, va detto, nonostante Bertolucci rimanga sempre Bertolucci, e nonostante il fatto che Io e Te riesca a suggerire spunti interessanti spunti di riflessione e abbia un’evoluzione alla fin fine convincente, il film inciampa nelle farragini e maniere da dramma borghese che intasano il cinema italiano da vent’anni a questa parte e, fra audacie registiche evitate quasi per timidezza e altre svariate legnosità drammaturgiche, riesce convincente solo per le valide interpretazioni dei due protagonisti e per la bellezza del soggetto originale.


Il film è infatti tratto da un romanzo di Niccolò Ammaniti, appassionato analista della nevrosi borghese, che, nella sua trama originale, era senza dubbio più compatto e dai risvolti più tendenti al sublime (nel romanzo infatti la settimana bianca non è una gita scolastica ma un progetto dei compagni di classe di Lorenzo, di cui quest’ultimo viene a conoscenza per caso senza essere invitato e Olivia, nell’epilogo, muore per overdose. Sorvolando dunque su queste piccole ma cruciali differenze, il film ha tutti i difetti che ormai sono quasi il marchio di fabbrica del cinema italiano: recitazione valida ma sempre un po’ sopra le righe (tranne nel caso della siciliana Tea Falco, un’attrice da tenere d’occhio) e soluzioni di sceneggiatura alquanto goffe per quanto riguarda la rappresentazione del parlato familiare e quotidiano. Pecca inoltre la pellicola di una certa scolasticità in termini di approccio visivo; insomma dal regista di quel traumatico capolavoro che fu The Dreamers mi aspettavo un uso più creativo della macchina da presa e una fotografia più forte, personale.


Detto ciò, in Io e Te l’elemento di autorialità è onnipresente e forte, e salva il film da risvolti che sarebbero stati da giudicare alquanto negativamente (appena ho visto la nonna sul letto d’ospedale ho subito scommesso con me stesso che sarebbe morta entro la fine del film con patemi d’animo annessi e connessi; un espediente alquanto trito, che per fortuna non è stato usato) e riesce a strutturare con forza necessaria il tema dell’uno contro i molti. L’occhio del regista indugia molto sui particolari che ci rimandano alle psicologie dei personaggi: Lorenzo che, nel suo camminare, imita l’incedere sempre identico dell’armadillo (un animale con la corazza, ricordiamolo); la formiche che il ragazzo nutre e ispeziona, simbolo di una società studiata e analizzata, vista come lontana; la celebrazione della bellezza del porto sicuro, del tiepido enclave, della zona franca dagli spintoni del mondo; il desiderio di tregua dalla realtà risolto, nel caso di Lorenzo, in cocciuto, narcisistico isolamento e, in quello di Olivia, di annullamento totale, di indifferenza pericolosa, che trascina verso crudeltà e abbandono.


Oltre ai sopradetti difetti e alla farraginosità che affligge la pellicola nella sua parte medio-iniziale, il film risulta in ultima analisi piacevole e profondo. Bertolucci è rimasto, nonostante il tempo, un grande autore e ha compiuto un’ottima scelta di casting nel dare ai suoi protagonisti i volti del giovanissimo Jacopo Olmo Antinori (che non si direbbe essere nato nel troppo vicino ’97), che mi auguro di rivedere il più presto possibile in un ruolo più poderoso di questo, e dell’imperiosa catanese Tea Falco, incredibile stella della pellicola e attrice che, a partire da adesso, seguirò molto da vicino, al pari della stupenda Valentina Cervi. Io e Te, dunque, è un ottimo film che, sebbene non eguagli gli amari amplessi del fosco The Dreamers, film certo più corposo a livello cinematografico, attoriale e contenutistico , rimane capace di regalare emozioni e idee strizzando anche l’occhio a grandi fenomeni culturali di nicchia come i libri della grande (sebbene un po’ appannata) Anne Rice, la madre del vampiro moderno, di cui viene citato il secondo, grande capolavoro Scelti dalle Tenebre.


Se ti è piaciuto guarda anche... – Ovviamente i grandissimi The Dreamers (2003) e Io ballo da sola (1996) sempre di Bernardo Bertolucci. Per restare in tema di gioventù introversa, c’è il poco riuscito ma comunque degno di vaga menzione Un giorno questo dolore ti sarà utile (2011) di Roberto Faenza. Altre grandi prove del coming-of-age movie sono il raffinatissimo An Education (2009) di Lone Scherfig, l’emozionante Un’estate da giganti (2011) di Bouli Lanners, lo scandaloso Thirteen (2003) di Catherine Hardwicke e Igby Goes Down (2002) di Burr Steers.


Scena cult – Il ballo di Olivia e Lorenzo.

Canzone cult – La bella Ragazzo Solo, Ragazza Sola, versione italiana della ben migliore Space Oddity di David Bowie, riadattata da Mogol.

4 commenti:

  1. mmm.. da una parte mi incuriosisce, dall'altra mi spaventa...
    un po' come quella ragazzo solo ragazza sola che non ho ancora capito se mi piace o la detesto.. :)

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    1. Diciamo che non va troppo fuori dalla media del film italiano. Ma non per questo è del tutto schifoso. Già un americano avrebbe fatto miracoli, un canadese avrebbe creato un nuovo classico.

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  2. Non memorabile come fu The dreamers ma un film ben fatto e confezionato, con ottimi interpreti!

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    1. Per me The Dreamers è un film memorabile. Traumatico ma memorabile. Questo è, ovviamente, di molto inferiore su tutta la linea nonostante abbia un suo certo valore.

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