USA, 2013
Regia: Fede Alvarez
Cast: Shiloh Fernandez, Jane Levy, Jessica Lucas, Lou Taylor
Pucci
Sceneggiatura: Fede Alvarez, Rodo Sayagues, Diablo Cody
Trama (im)modesta – Il giovane David e la sua fidanzata
Natalie si uniscono all’infermiera Olivia e all’amico David per aiutare Mia,
sorella di David, a iniziare la sua disintossicazione dall’eroina. Essendo già
falliti numerosi altri tentativi, il gruppo decide di passare qualche giorno
nella capanna di famiglia, dispersa fra i boschi. Sentendo uno strano odore di
putrefazione, i ragazzi scoprono l’esistenza di una botola che conduce in una
cantina dove ritrovano un antico manoscritto insieme a numerosi cadaveri di
animali e tracce di quello che pare essere stato un rogo. Leggendo per sbaglio
il libro ad alta voce, un’oscura presenza verrà risvegliata che possiederà
ognuno dei ragazzi conducendoli al massacro totale. Chi riuscirà a sfuggire
alla maledizione?
La mia (im)modesta opinione – Il palio della scommessa era
alto: rifare uno dei sommi classici del cinema horror, diretto da uno dei sommi
registi del genere e iniziatore di una saga delle più celebri e blasonate. La
scommessa è formalmente vinta, sebbene i risultati non siano dei più
indimenticabili. Fede Alvarez è pratico e deciso, colpisce duro e non chiede
scusa a nessuno. Nega ironia e citazionismo, snobba la decostruzione dello
stereotipo horror operata dal geniale Quella casa nel bosco e firma un horror
demoniaco duro e puro, viscerale e terribile.
Il film fa paura? No. Non che l’originale ne facesse. La
Casa di Raimi, infatti, preferiva declinare l’orrore in grottesco
divertissement, punzonare lo spettatore con la ferocia dell’umorismo e dare
agli stilemi dell’orrifico un sapore di gag comica, al limitare dell’assurdo.
Una verve giocosa che ancora il regista cinquantatreenne pare non aver perso.
Alvarez però non si sente in vena di giocare, no. Il suo La Casa è un film
dannatamente serio, solenne in certi punti come l’attacco che cita Shining, ma
che non si nega per nulla una sorta di acido divertimento, specialmente nel
finale con l’epica battuta «Feast on this, motherf***er!»
Ciò che stupisce davvero, nella pellicola dell’uruguaiano
trentacinquenne, è l’assoluta brutalità della narrazione, l’intensa fisicità
degli orrori messi in scena. L’elemento splatter/orrifico non è violenza
estetizzata ma una spietatezza paradossalmente realistica, o comunque in cui è
totalmente assente ogni spinta idealizzante. Quella messa in scena da La Casa è
un’agonia totalmente carnale, che si attacca al nostro midollo grazie anche
alla preferenza del regista per effetti speciali analogici e non digitali.
Nonostante la quasi pedissequa aderenza al modello
originario, Alvarez confeziona un film che potrebbe essere considerato l’apice
del genere splatter – intendendo come apice il perfetto equilibrio fra violenza
fine a se stessa e risorse formali che riesce a impressionare scioccando ma non
costringe lo spettatore a contorcersi sulla poltrona, come succede invece in
film di più incerto gusto (ma indubbio fascino) come la saga di The Human
Centipede, quella degli ultimi insostenibili episodi di Saw o di certi film asiatici come Visitor Q o
Suicide Club, colpevoli di vere e proprie soperchierie visive nei confronti del
malcapitato spettatore, costretto a vedere denti frantumati a colpi di
martello, scuoiamenti, girandole di suicidi.
L’approfondimento dei personaggi è cosa secondaria,
specialmente per il regista, e, per una volta, nemmeno a noi interessa che ci
siano figure praticamente mute (contando sul fatto che i protagonisti del film
sono in tutto cinque) o che la divisione per tipologie umane sia meccanica e
impersonale. I personaggi sono carne da macello, a far da protagonista ne La
Casa è l’anima stessa della sofferenza e dell’atroce supplizio, in un climax
grafico che avvolge totalmente fino al catartico finale, giocato senza pietà o
tenerezza sotto il raggelante battere di una pioggia di sangue.
Se ti è piaciuto guarda anche... – Ovviamente la saga
originale: La Casa (1981), La Casa 2 (1987) e L’armata delle tenebre (1993) di
Sam Raimi. Rimanendo sul classico abbiamo La notte dei diavoli (1972) di
Giorgio Ferroni e I tre volti della paura (1963) del grande Mario Bava. Per
esperienze splatter di perfetto equilibrio, cito il sommo The Loved Ones (2009)
di Sean Byrne, il cult francese À l'intérieur (2007) di Alexandre Bustillo e
Julien Maury insieme ai moderni classici Hostel (2005) di Eli Roth e il primo Saw (2004)
di James Wan. Mentre è immancabile il richamo alla folie à deux di Antichrist (2009) di Lars von Trier. Concludo con la lunga saga di Hellraiser, iniziata da Hellraiser
(1987) di Clive Barker.
Scena cult – Per fantasia e inquietantezza, la scena della
doccia batte tutte le altre, a parte, forse, per il finale sotto la pioggia di
sangue.
Canzone cult – Non pervenuta.
Oh si, questo film l'ho visto e concordo con te sulla scelta della scena cult... La pioggia di sangue crea un'atmosfera pazzesca, veramente particolare. Non sarà un film innovativo, ma è un film ben fatto :)
RispondiEliminahttp://bionicgirl94.blogspot.it/
Fosse questa la qualità media dei film, vivremmo in un mondo migliore!
Eliminaa me ha fatto del tutto schifo... :)
RispondiEliminaBe' direi che non è il tuo genere. Ti capisco. Anche io mi sarei gustato molto di più una soluzione più cervellotica. Ma era così brutale che mi ha attratto!
EliminaNon male come gore ma è comunque un po' troppo patinato e stupido. Meglio di tanti altri remake/reboot comunque, grazie anche alla protagonista.
RispondiEliminaAnzi, ci hanno risparmiato la prurigine di una scenetta di sesso... Io, più che stupido, l'ho trovato comunque disimpegnato, per quanto serio. E hai pienamente ragione: mitica scream queen, grintosissima.
EliminaIo l'ho adorato. Coerente e diretto benissimo, con personaggi - cosa strana! - meno deficienti del solito ;)
RispondiEliminaSi sono tralasciati i clichés, sì. Oddio, poi l'approfondimento psicologico toccava lo zero. Ma molto, molto bello.
EliminaE' vero, ma già il fatto di non ritrovare i soliti due fidanzati arrapati che decidevano di farlo nella casa infestata di turno per trasgressione è un bel passo avanti. Mi è piaciuto il rapporto fratello - sorella e ho un debole per la rossa di Suburgatory da un po'!
Elimina