USA, 2012
Regia:
Sacha Gervasi
Cast:
Anthony Hopkins, Helen Mirren, Toni Collette, Scarlett Johansson, Jessica Biel,
Danny Houston, Michael Wincott, James D’Arcy
Sceneggiatura: John J. McLaughlin
Trama (im)modesta – 1960. Alfred Hitchcock, reduce del
grandissimo successo di Intrigo Internazionale, desidera girare un nuovo film
ma si sente mancare l’ispirazione, intrappolato com’è fra le grette aspettative
dei produttori della Paramount e le cataratte della censura. Come se non
bastasse, proprio in questo periodo è in crisi il rapporto con la amatissima
moglie, Alma, che, stanca di vivere nell’ombra dell’imponente marito (in tutti
i sensi), ha deciso di dedicarsi alla stesura di uno script tutto suo insieme a
uno sceneggiatore marpione amico di famiglia. Il grande Hitchcock decide di
trasformare in un film lo Psycho di Robert Bloch, ispirato ai foschi e
sanguinari casi di Ed Gein, il macellaio di Plainfield. Osteggiato dai
produttori e dai critici, il maestro del brivido decide di autoprodurre il film
e girarlo a suo modo ma, per farlo, dovrà ipotecare la sua ciclopica magione
hollywoodiana e rischiare matrimonio, carriera e reputazione.
La mia (im)modesta opinione – Ci sono dei film che fanno la
storia della propria arte, che la esaltano in tutti i modi possibili,
spingendone i limiti fino a estremi impensabili; ci sono poi film che alla
propria arte alzano un canto d’amore – un amore che può essere disperato,
malinconico, appassionato. L’Hitchcock di Sacha Gervasi rappresenta questo
secondo caso: Alfred Hitchcock è stato
uno dei grandissimi del cinema internazionale, ha rivoluzionato con la
sua inventiva generi interi, ha portato la sperimentazione cinematografica a livelli
che ancora oggi sbalordiscono (la carrellata de La donna che visse due volte è
una lezione di cinema mozzafiato che dura appena pochi secondi) ma soprattutto
ha inciso nel nostro immaginario come pochi sono riusciti a fare. E se è vero
che ora la lezione del grande Hitchcock giace in parte dimenticata da un
pubblico tragicamente ingrato, va sempre detto che quello che lui ha dato al
cinema è valido ancora oggi.
Il film della Gervasi è una delle commedie più geniali
dell’anno passato (sebbene in Italia uscirà solo all’inizio di Aprile) e si
dimostra capace di mescolare alla perfezione il character drama, la lezione di
storia del cinema, il biopic e tutta l’ironia che contraddistingueva il regista
londinese – ironia che appare fin dai titoli di testa con un Hitchcock che apre
la pellicola a lui dedicata con un acidissimo apologo della morte “che vende”.
La pellicola cambia poi registro e si preoccupa contemporaneamente di
rappresentare il making of della pellicola che terrorizzò l’America e di
definire il complesso personaggio di Hitchcock, evitando (grazie a Dio!)
inutili drammatizzazioni e attenendosi al realismo più autentico. Dunque niente
melodramma, ma solo assoluta eleganza, specialmente da parte di tutti gli
interpreti. Unico difetto: sono pochissimo approfonditi i personaggi della Johansson
e di D’Arcy.
Sir Anthony Hopkins fornisce la sua miglior performance dai
tempi di Titus (ossia la migliore interpretazione di questo decennio della sua
carriera), gigionissimo e beffardo, rinuncia al suo sguardo di ghiaccio in favore di più realistiche
lenti a contatto marroni, e si fa ingrassare di chili e chili. Il suo Alfred
Hitchcock è un uomo dall’impeccabile aplomb inglese ma incredibilmente fragile
e nevrotico. Le sue manie e i suoi vizietti (il voyeurismo, l’ossessione sue
attrici-feticcio, il bere, i cibi costosi) lo fanno sentire in parte colpevole
ed è interessante l’idea, suggerita dal film, che il cinema di Hitchcock fosse
in parte la sublimazione di questi difetti. Umanissimo è in questo senso il
film che ha la geniale idea di raffigurare in sogno il regista che parla con il
serial killer Ed Gein, rappresentazione ideale del suo lato più oscuro e
nascosto.
In conclusione, Gervasi firma una pellicola di valore
altissimo, dichiarazione d’amore all’arte del cinema, e la ambienta in
atmosfere irresistibilmente sixties con una fotografia sgargiante e luminosa e
un’ironia sottilissima, indispensabile strumento del cinema che parla di
cinema. E fa piacere vedere come Hollywood, in questo periodo, stia guardando
con serena nostalgia al passato, omaggiandolo, ma anche riflettendo sui suoi
problemi e sulle sue mancanze. Altro film che ripercorre le stesse tracce di
Hitchcock è quell’Argo di Ben Affleck che ha trionfato agli Oscar di quest’anno
con le sue riflessioni larvate sul rapporto realtà/finzione e le sue atmosfere piacevolmente
retrò. Hitchcock è dunque un film assolutamente imperdibile, un gemello quasi
di Argo, declinato però alla commedia, laddove il film di Affleck eccedeva in
dramma e tensione. Assolutamente imperdibile.
Se ti è piaciuto guarda anche... – Ovviamente i film
hitchcockiani citati nella pellicola: prima di tutto Psycho (1960) e poi Nodo
alla gola (1948), Intrigo internazionale (1959) e Gli uccelli (1963). Per film
che invece dichiarano amore al cinema abbiamo il già citato Argo (2012) di Ben
Affleck, il capolavoro Effetto notte (1973) di François Truffaut, il divertente
Tropic Thunder (2008) di Ben Stiller, Gli abbracci spezzati (2009) di Pedro
Almòdovar, il grande Stardust memories (1980) di Woody Allen e il tragicamente
sottovalutato L’ombra del vampiro (2000) di E. Elias Merhige. Rincariamo la
dose con Bowfinger (1999) di Frank Oz, il Demoni e dei (1998) di Bill Condon e
il grandissimo Ed Wood (1994) di Tim Burton.
Scena cult – Oltre ai folgoranti incipit ed explicit (non so
quale sia il più geniale), Hitchcock che ascolta le urla degli spettatori
durante la famosissima scena della doccia di Psycho.
Canzone cult – Un cult non può che essere la sigla di Alfred Hitchcock presenta che apre e chiude la pellicola con sapiente
ironia.
Sembra una visione che vedrò, peccato per la Biel e la Scarlett (le più odiose e nello stesso film), una commedia non fa mai male :)
RispondiEliminaLa Biel forse, ma la Scarlett non mi pare troppo odiosa. La commedia guardala: ne vale la pena.
Eliminami è piaciuto e mi ha fatto venire voglia di approfondire la visione dei film di hitchcock.
RispondiEliminaregisticamente però non mi ha impressionato molto. gervasi non regge il confronto con hitch. d'altra parte era impossibile eheh :)
Be' la regia di Gervasi è sobria, elegante ma molto sostenuta. In fondo non è un film d'arte. A Hopkins una nomination potevano pure darla, però.
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