domenica 29 settembre 2013

WHAT RICHARD DID (2012), Lenny Abrahamson


Irlanda, 2012
Regia: Lenny Abrahamson
Cast: Jack Reynor, Roisin Murphy, Lars Mikkelsen, Sam Keeley, Gavin Drea
Sceneggiatura: Malcolm Campbell


Trama (im)modesta – Richard ha tutto: è il bonazzo della sua scuola, una brillante carriera universitaria l’attende, ha forse trovato l’amore, ha la fortuna di una famiglia amorevole... Tutto, insomma, pare andare per il meglio, in quella magica estate irlandese di feste e complici abbracci. L’ultima particella di libertà, prima che il futuro cominci a gettare sul presente l’ombra grande della vita adulta, con le sue responsabilità e i suoi drammi. Non ci si potrebbe mai aspettare che tutto sia rovinato. Da una zuffa fra amici, poi... Eppure, la mattina dopo, un ragazzo viene trovato cadavere. Viene trovato cadavere dopo che tutti l’avevano visto alzarsi, dopo averlo pestato a sangue...


La mia (im)modesta opinione – Un Delitto e Castigo tascabile, questo m’è parso il film di Lenny Abrahamson, autore che non conoscevo ma i cui film dovrò recuperare. Senza una minima traccia di facili moralismi o banalissime escursioni nei meandri della colpa, senza nessun gusto macabro per la casistica truculenta, la pellicola racconta la storia di un ragazzo come moltissimi altri, anzi, di un bravo ragazzo (genere quanto mai raro, di questi tempi) che entra nella più grande crisi della sua vita e semplicemente non sa cosa fare.


Il film, da questo punto di vista, è umanissimo. Di un’umanità scottante, quasi dolorosa, verissima. La naturalezza con cui la malinconia dei diciott’anni è dipinta alla perfezione con sopraffini toni smorzati, silenzi, l’eloquenza dei gesti. L’universo della colpa è accennato e, insieme, perfettamente delineato, fino alle conseguenze più inevitabili che, per fortuna, non discendono mai nel grandguignolesco. Le stesse allusioni a droga, alcol e sesso (e se ne vedono a bizzeffe) sono disinfettate d’erotismo, scarnificate, hanno una valenza documentaria.


Jack Reynor è un attore straordinario. Richard Karlsen è un personaggio che pare vivo, approfondito quasi come un personaggio di libro. Altra highlight della storia è Lars Mikkelsen (fratello del Mads Mikkelsen di Hannibal): un padre al limite, una psiche che quasi possiamo sentire. Questo il grande pregio del film di Abrahamson: iniziare con la cronaca nera e finire con le sfaccettature dell’animo umano. Una procedura non dissimile (nemmeno per trama) dal capolavoro assoluto Paranoid Park di Gus Van Sant, solo con un tocco estetico dal gusto più nordeuropeo.


Verismo e stilizzazione, tenerezza e ferocia, bellezza e supplizio, gioventù e condanna. Tutti questi elementi concorrono, in What Richard Did, alla creazione di uno dei drammi indipendenti più toccanti mai visti. La complessità sottintesa dei rapporti umani, l’ambiguità dell’empatia verso un personaggio che è ambiguo verso se stesso, le citazioni colte (non pochi hanno ritrovato, nella consonanza di dilemma morale e sublime e disteso paesaggio del Nord Europa, echi lontani di Bergman) fanno di questa pellicola una nuova conquista dell’umanissimo cinema nordeuropeo.


Se ti è piaciuto guarda anche... – Il problema del crescere. Iniziamo con la perla indipendente Dreng (2011) di Peter Gantzler per proseguire con il commovente Un’estate da giganti (2011) di Bouli Lanners. Spostandoci sull’altro versante dell’Oceano, abbiamo l’assoluto cult personale Paranoid Park (2007) di Gus Van Sant e il sommo capolavoro Tout Est Parfait (2008) di Yves Christian Fournier. E non dimentichiamo l’ottimo Evil (2003) di Mikael Håfström.


Scena Cult – Il dialogo col padre, il funerale dell’amico ucciso.

Canzone cult – Non pervenuta.

5 commenti:

  1. mi aveva lasciata un po' perplessa..,

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    1. Di certo non è il solito film che esalta e sconvolge. Però costituisce una riflessione molto interessante sul tema.

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  2. mi sembrò un po' tanto freddo, forse dovrei rivederlo lontano dall'orgia cinematografica del torino film festival

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    1. Freddo a me non è parso, anzi. Certo la fotografia e l'andamento sono molto algidi, ma solo per esigenze di realismo.

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  3. l'interpretazione di reynor è ottima, il film scorre con un senso di angoscia che difficilmente si dimentica ... garage era un piccolo capolavoro, qui siamo a livelli ottimi, un regista che non lascia indifferenti

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