USA, 2008
Regia: Dan Ireland
Cast:
Jessica Chastain, Frances Fisher, Rupert Friend, Chazz Palmintieri, Michael
Vartan
Sceneggiatura: Dennis Yares
Trama (im)modesta – Jolene (una Jessica Chastain già
ineffabile al suo debutto come protagonista in un film) è una bella orfanella
dalla vita disastrata e confusionaria. Oggetto della lussuria e dell’amore di
ogni persona che incrocia il suo cammino, si sposa a 15 anni e tradisce il
marito con il di lui zio, poi finisce in un manicomio dove allaccia una
relazione lesbica con la guardiana Cindy (Fisher) che la fa evadere. Scappa
ancora, si ritrova a lavorare in un ristorante e a prostituirsi di tanto in tanto
fino a quando non incontra Coco (Friend, irriconoscibile!), un tatuatore che la
tradirà e le nasconderà il suo lavoro di spacciatore. E poi un mafioso, un
ricco imbecille, l’abbandono del figlio, la recuperata serenità.
La mia (im)modesta opinione – Le due parole che ho speso
sulla trama di Jolene sono, lo dico, assai limitative rispetto a quella che è
l’effettiva storia dell’orfanella interpretata dalla Chastain. Riduttivo perché
ogni passaggio della sua vita vagabonda e traumatica è perfettamente plausibile,
perfettamente drammatico perché perfettamente realistico ma anche stranamente
patinato, visivamente lontano da noi che percepiamo eventi traumatici come
attraverso il filtro di una finzione cinematografica affatto dissimulata ma,
per forza di cose, assolutamente invisibile.
Mi spiego meglio. Le vicende di Jolene ricordano quelle di
un Forrest Gump meno ruffiano e commovente. Ma è chiaro: Jolene è solo
occasionalmente vittima di qualcosa o qualcuno, è lei, ad esempio, a
prostituirsi, a sedurre e a tradire ma fa tutto con candore virginale, con
innocenza perché Jolene fugge solo quando le sue aspettative sono tradite. Non
è la cagnaccia randagia interpretata da Asia Argento nel valido Ingannevole è il cuore più di ogni cosa, né è la povera verginella esposta agli artigli e ai
denti di un mondo feroce come una delle tristi ragazze del Magdalene di Peter Mullan. Jolene è uno
zuccheroso impasto di candore liliale e accesa carnalità, una raffinata
bambolina di porcellana esperta di tutti i vizi e le crapule, un’innocente peccatrice,
si potrebbe dire, volendo fare un pasticcio verbale.
Candida stella di questo film è l’inenarrabile,
inarrivabile, superba, infinita Jessica Chastain, che dà corpo e voce a un
personaggio complicato e contraddittorio con incredibile coerenza e coesione e,
man mano che il film avanza e così la vita di Jolene, assume tutti i ruoli,
tutte le facce, tutti i caratteri: prima è casta e virginale, poi diventa una
malinconica Lolita, poi una ragazza interrotta, una seduttrice, una bad girl
tutta borchie e catene, una baldracca da tangenziale, una spogliarellista
raffinata e sensuale, una diva, una segretaria, una cameriera, una signora
dell’alta società eppure rimane sempre se stessa, sempre Jolene, sempre uguale
nel suo essere poliedrica. E la Chastain regala una performance immensa ed
estrema: attraversa tutte le sfumature dello spettro emotivo umano, fa
piangere, fa eccitare, si presta ad arditi spogliarelli e a brutali pestaggi.
Jolene è la dimostrazione vivente che «tutte le donne sono
la stessa». Nel suo peregrinare in eterno, nella sua instancabile malinconia,
in quel senso di lontananza da chissà che cosa, di esilio dalla vita normale e
dal sogno brillante. Una vita che si consuma all’insegna del dolore e che al
dolore presto si abitua e si assuefà. Jolene non ha rimorsi, è uno spirito
potente, capace di prendere decisioni drastiche, drammatiche e sofferte ma di
imporre la sua volontà ai suoi sentimenti fatui e fragilissimi. Di nuovo, la
Chastain è una delle attrici più grandi che abbia mai visto e questa piccola
grande epopea moderna ne è la prova.
Quanto agli altri attori, sono tutti fantastici. Rupert
Friend è irriconoscibile sotto i capelli e la barba da balordo da discoteca e i
tatuaggi da biker alla bell’e meglio, altra sorpresa è il grande caratterista
Chazz Palmintieri, attore un po’ agée ma sempre a proprio agio nel suo ruolo da
gangster gentiluomo. Brillante è la performance di Frances Fisher, la
guardiana-infermiera lesbica del riformatorio/manicomio in cui Jolene è
rinchiusa, che regala a una figura altrimenti squallida un’aria luminosa,
maternale eppure appassionata e sensuale. Jolene è un film da vedere. I
vittoriani avevano Oliver Twist, i nostri padri (e anche noi) avevano Forrest
Gump, forse un giorno si potrà dire che noi abbiamo avuto Jolene.
Se ti è piaciuto guarda anche... – Il già citato Magdalene
(2002) di Peter Mullan, storia di abuso e sofferenza; il classico Ragazze
interrotte (1999) di James Mangold, sulla vita e la situazione delle giovani
dentro i manicomi o i riformatori. Per altre storie di vite tormentate e
disastrate c’è il disturbante White Lightnin’ (2009) di Dominic Murphy, sulla
vita del ballerino Jesco White; il The Millionarie (2008) di Danny Boyle e il
Million Dollar Baby (2004) di Clint Eastwood.
Scena cult – Il finale. Commovente, speranzoso, superbo,
sognante. La Chastain non versa una lacrima eppure noi avremmo voglia di
versarne molte. Ma anche la stupenda, sensualissima e raffinata scena dello spogliarello dove la divina Chastain si rivela essere una assoluta sex bomb, oltre che una grande attrice.
ce l'ho in programma già da un po', a questo punto devo vederlo!
RispondiEliminase no la dea jessica dall'alto dei cieli mi fulmina :)
A te piacerà sicuramente. Il film non è grandioso nè è un kolossal ma è stupendo e la Chastain è proprio sublime!
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