USA, 2012
Regia: Tim
Burton
Cast:
Johnny Depp, Eva Green, Michelle Pfeiffer, Helena Bonham Carter, Jackie Earle
Haley, Chloë Grace Moretz
Sceneggiatura: Seth Grahame-Smith
Trama (im)modesta – 1760, Barnabas Collins (Depp) è un
giovane aristocratico inglese trapiantato in America dove ha stabilito la
propria attività commerciale e costruito la propria casa. Una strega, Angelique
(Green), si innamora di lui e, per averlo, uccide prima i suoi genitori e poi
la sua promessa sposa. Infine, frustrata nel suo amore, trasforma Barnabas in
un vampiro e lo chiude in una bara. Barnabas rimane rinchiuso nella sua
prigione per due secoli. Quando verrà disseppellito per caso da alcuni operai,
saranno gli anni ’70 e Barnabas non solo dovrà ambientarsi nel nuovo secolo ma
anche cercare di aiutare i suoi discendenti a riportare in auge la famiglia
Collins, nel frattempo ridotta in miseria dalle trame di Angelique.
La mia (im)modesta opinione – Non amo semplificare. La
semplificazione è offensiva per tutti: lo scrittore, il lettore e l’argomento
trattato. Ma nel caso di Dark Shadows
una semplificazione serve. Dark Shadows
fa schifo. Ecco, l’ho scritto. È brutto, ma tanto, tanto brutto. Ho visto altri
film brutti ma ognuno di loro si poteva giustificare in un modo o nell’altro.
Sarà che a forza di film da festival indipendente mi sono disabituato al sapore
del tipico, plasticoso prodotto hollywoodiano ma non ci posso fare nulla. Tim
Burton era un signor regista ma, temo, ha terminato qui la sua carriera. Non
voglio essere un disfattista, ma se un regista di qualità inanella due film
brutti di fila, è proprio finito. È successo ad Allen, è successo in parte a
Tarantino (vedremo come sarà il suo Django
Unchained) ed è successo pure a Burton. Non che non lo si sapesse: dopo
quella sevizia cinematografica di Alice
in Wonderland non mi aspettavo certo un capolavoro.
Ma, per evitare di cadere nella trappola della
semplificazione, analizziamo con calma tutti i punti in cui si intoppa la
pellicola di Burton. Il primo e più evidente: lo script. È risaputo, non si può
fare un buon film con una sceneggiatura approssimativa, manchevole,
imbarazzante e fumettara. Dark Shadows
cerca di snocciolare goffe facezie qui, affetta i toni della favola nera lì e
si dispera nel tentativo di diventare un film sopra le righe ma proprio non ci
riesce. Colpa dello script. Troppo fantasioso nello svolgimento, inverosimile
nella narrazione, discontinuo e impacciato nello humor, inetto nella
distribuzione delle parti. Sfido chiunque abbia visto questo film ad affermare
che il finale fosse plausibile o quantomeno accettabile. È impossibile, anche
giustificando Burton con la scusa della giocosità e facendo passare la
pellicola per un ironica e surreale messa in scena.
Secondo punto a sfavore del film: Johnny Depp. Era simpatico e divertente all’inzio ma ora con questi maledetti ruoli da stramboide ha proprio stufato. È l’attore più impallidito della stagione cinematografica recente (e non è solo effetto del make-up): ne abbiamo abbastanza delle smorfiette, della battutine, delle camminate e delle pose da freak. La sua insistenza su un ruolo non solo esaspera il malcapitato pubblico ma gli fa anche perdere soprattutto credibilità come attore. Magari è anche vero che sono i produttori a dargli questi ruoli ma è ancora più vero che un attore del calibro di Depp, tanto popolare e richiesto, può anche permettersi di decidere il corso della propria carriera. Ai posteri l’ardua sentenza.
Terzo punto a sfavore (e poi comincio coi pregi, promesso):
la regia di Tim Burton. Il buon Tim invecchia male, malissimo. Prima i suoi
film erano commoventi e spaventose favole nere, modulavano alla perfezione i
registri del grottesco, del macabro, del divertente e dell’orrifico e fondevano
(se mi si concede l’arditezza di un paragone letterario) le atmosfere di un
Edgar Poe con la malinconica visionarietà di Andersen. I film di Burton erano
sì foschi e lunari ma si sentiva dovunque quel nucleo di disperazione
infantile, di pavor nocturnus e di
malinconia deviata. Adesso il suo
stile sembra essersi svuotato di qualsivoglia contenuto poetico e artistico ed
è diventata cruda e cava retorica, un barocco di cartapesta che irrita, invece
di esaltare. Dov’è andato il Tim Burton del sombre
splendour di Batman Returns, Ed Wood, Sleepy Hollow o La fabbrica
di cioccolato? Continuo a chiedermelo.
Concludiamo con i pochi pregi del film: per prima cosa ci
sono le due stelle Eva Green e Michelle Pfeiffer. Due sirene bellissime, una
trentenne e una cinquantenne che fanno sfigurare le giovani comprimarie: Chloë
Grace Moretz, che avrebbe fatto meglio a fermarsi a Kick-Ass, e Bella Heathcote, una sciapa verginella raccattata
chissà dove. Belle sono anche le ambientazioni da romanzo gotico e, per chicca
finale, c’è un cameo (sprecato) del cantante Alice Cooper e quello ancor più sprecato del grande Christopher Lee. Oltre a questi
esangui fiorellini, Dark Shadows è un
frustrante deserto cinematografico. Fate un favore a voi stessi: non perdete
tempo o denaro a guardarlo.
Se ti è piaciuto guarda anche... – Per prima cosa, dopo tale
scempio, è necessario riesumare il Tim Burton che merita amore e adorazione.
Dunque suggerisco una corposa maratona di quattro tappe: le stesse che ho
citato poco sopra. Batman Returns
(1992), Ed Wood (1994), Sleepy Hollow (1999), La fabbrica di cioccolato (2005). Questi
sono i pezzi principali, i miei favoriti di sempre. Si possono recuperare poi
anche La sposa cadavere (2005), Sweeney Todd (2007) e Mars Attacks! (1996). Dopo un’overdose
di Burton, consiglio qualche vera favola nera, dunque Il labirinto del fauno (2006) di Guillermo del Toro e un film
badass con argomento vampiri e qui non c’è nulla di più ricreativo e sano della
trilogia di Blade (1998 -2002 -
2004) che vede alla regia prima Stephen
Norrington, poi Guillermo del Toro e infine David S. Goyer.
Scena cult – Non parliamone, vi prego.
Canzone cult – Molte canzoni nel film, ma sono costretto a
dichiarare la canzone cult come “Non pervenuta”.
Effettivamente hai avuto la mano pesante. ;)
RispondiEliminaComunque, in linea di massima, concordo in pieno.
Ma quali identifichi come i film sbagliati di Tarantino?
E rispetto a Burton, avrei citato Big Fish invece di La fabbrica di cioccolato, vero e proprio inizio del tracollo della coppia Tim/Johnny.
Ho avuto la mano pesante, è vero, ma è questa la reazione che mi suscita il crollo di un grande regista. Tarantino, a mio modesto parere, si è sfumato tutto in Bastardi Senza Gloria, un film che di tarantiniano aveva ben poco, anche lì lo stesso discorso di Burton: lo stile è vuoto, tutto esteriore. Big Fish è visivamente interessante ma troppo per famiglie. La fabbrica di cioccolato è l'ultimo film prima del tracollo ma ha una ironia sulfurea e crudele che mi incanta.
RispondiEliminaè il giudizio più secco che ho sentito su questo film.
RispondiEliminacomunque tarantino non è calato, mai! :)
Lo so, la mia opinione è impopolare. Eppure ho amato più Death Proof che Bastardi Senza Gloria. E' più forte di me, una questione di stile.
RispondiEliminaPensa che invece io ho detestato Death proof, e con Bastardi ho pensato che Tarantino fosse tornato lui.
RispondiEliminaPunti di vista. :)
per me death proof è uno dei film più divertenti della storia.
RispondiEliminaovvio che a ford, del tutto privo di senso dell'umorismo, non sia piaciuto... :D
e bastardi senza gloria è forse il film di tarantino che mi è piaciuto di meno. però è comunque un notevole capolavoro
Sono in pieno accordo con il Cannibale, temo. Nei Bastardi mancava sia la mania citazionista sia lo straniamento umoristico tipico di Tarantino. Insomma, si prendeva troppo sul serio, aveva una trama troppo lineare e metteva in scena l'azione, invece di differirla, come fa al solito Tarantino, grande chiacchierone.
RispondiEliminadeludente, vuoto, deludente. mia recensione qui:
RispondiEliminahttp://firstimpressions86.blogspot.it/2012/05/dark-shadows.html