USA, 2005
Regia: Rian
Johnson
Cast:
Joseph Gordon-Levitt, Nora Zehetner, Lukas Haas, Noah Fleiss, Matt O'Leary, Noah
Segan
Sceneggiatura: Rian Johnson
Trama (im)modesta – Brendan è un liceale outsider che ha
avuto qualche non meglio precisato problema con la giustizia. Un giorno Emily,
la sua ex-ragazza, gli telefona terrorrizzata, parlando di un panetto
scomparso, di un certo Frisco e paventando la minaccia di un oscuro figuro
chiamato The Pin. Quando la ragazza viene ritrovata cadavere, Brendan inizia
un’indagine personale all’interno della malavita cittadina alla ricerca dei
colpevoli. Le sue ricerche lo porteranno a incontrarsi (o, piuttosto, a cozzare)
con una misteriosa dark lady, uno spacciatore in guerra e con il suo braccio
destro, non sprovvisto di scheletri nell’armadio.
La mia (im)modesta opinione – Lo dico così, in due parole:
Brick è un film fighissimo. Ma proprio fighissimo. Girato in venti giorni, la
sua trama pare quella di un hard-boiled che si è incontrato con Gregg Araki e
Gus Van Sant. Il regista, infatti, (un vero virtuoso, questo Rian Johnson) folgorato
dal Miller’s Crossing, o Crocevia della Morte che dir si voglia, dei fratelli
Coen, ha riesumato gli antichi romanzi di Dashiell Hammett e, ripensando ai
film noir della sua infanzia, ha scritto la sceneggiatura di questo sanguinoso
intrigo metropolitano scoprendo che tutti gli archetipi del genere andavano
stranamente al loro posto all’interno della biosfera del liceo californiano.
L’esordio di Johnson a scrittura e regia non poteva,
insomma, essere migliore. La storia è goduriosa come solo un romanzo criminale
sa essere; il cast è da cult con Joseph Gordon-Levitt ai tempi appena ventitreenne,
i maliardi occhioni di Nora Zehetner, quella stessa Nora Zehetner che amai in
Heroes, il santone di nicchia Lukas Haas in un ruolo a dir poco vampiresco; le
musiche da classico anni ’30, che oscillano fra l'altolocato lounge bar e la scatenata jam session, ma reinventate ad arte per l’occasione; il
gigantesco understatement che il film stesso costituisce – e dico
understatement riferendomi all’altissima qualità della pellicola (che trionfò
al Sundance di quell’anno) comparata al budget ristretto, per quanto dignitoso, con cui è stata prodotta e girata e allo scarsissimo tempo di produzione.
Joseph Gordon-Levitt è la stella assoluta della pellicola.
Magrolino, nascosto dietro quegli occhialetti da nerd e con fronte e occhi
coperti dai capelli malandati, conduce indagini spietate, è astuto come la fame, mena botte da orbi,
si fa bastonare come un cane e incastra spacciatori armati fino ai denti in una
delle parti più badass che abbia mai visto. Ma c’è anche di più: non solo Brick
è un singolare prodotto di incroci culturali diversi (a detta del regista: le
commedie di Billy Wilder, i romanzi di Hammett e Sergio Leone) ma è capace
anche di scavare dentro l’animo del protagonista per insaporire con (poca)
introspezione le motivazioni e le ragioni di un detective così tosto e
inaudito.
Il prodotto confezionato da Johnson è, in pratica, una
piccola gemma del cinema thriller indipendente, un animale da festival.
Preziosamente inquadrato (la scena finale, il discorso fra Brendan e Laura,
richiama chiaramente i noir “classici”), interpretato a muso duro, fotografato con perfezione estrema,
Brick è un western metropolitano da fare invidia a tutte le produzioni
spettacolareggianti e spaccone del cinema delle major, una granata che dimostra
che con un gran cast, una regia appassionata e uno script d’acciaio (seppur
alquanto complicato) si possono regalare impennate ben notevoli. Assolutamente
da non perdere.
Se ti è piaciuto guarda anche... – Innanzitutto l’imperativo
è di riscoprire questo relativamente giovane regista e autore. Sua è la bella
commedia The Brothers Bloom (2008) e sempre suo è il promettente sci-fi Loopers
(2012), in uscita alla fine di Settembre in America, sempre con Joseph
Gordon-Levitt nei panni di un cronocriminale. Per film simili a questo citiamo
la luminosa gemma Paranoid Park (2007) di Gus Van Sant, l’allucinato Mysterious
Skin (2004) di Gregg Araki, gli stracult Le Iene (1992) e Pulp Fiction (1994)
di Quentin Tarantino, lo stupendo Drive (2011) di Nicolas Winding Refn e Non è
un paese per vecchi (2007) di Ethan Coen e Joel Coen.
Scena cult – La patinatissima festa in casa di Laura/Nora
Zehetner con recita di versi dall’operetta comica The Mikado.
Canzone cult – Due su tutte: il brano cantarecitato, di nome TheSun Whose Rays Are All Ablaze, da Nora Zehetner, provienente dall’operetta The
Mikado di Gilbert e Sullivan e la Sister Ray dei Velvet
Underground.
l'avevo visto un bel po' di tempo fa, però ricordo che non era niente male!
RispondiEliminaRicordi bene: sapendo quanto Gordon-Levitt appartenga ai tuoi cult personali (quasi quanto appartiene ai miei) non potrai non amarlo. Come film è proprio badass!
EliminaUhhhhh , gordon per me è il pane con la nutella, ma questo titolo mi mancava !
RispondiEliminaMa dimmi, come trovi i film da vedere ?
Internet Movie Database, e poi vado a zonzo per le liste create dagli utenti.
EliminaCriterio di scelta? Essendo un animale superficiale, se non ci sono altri motivi (attori, attrici, registi che seguo), scelgo dalla copertina: non mente mai.