lunedì 17 settembre 2012

BRICK (2005), Rian Johnson


USA, 2005
Regia: Rian Johnson
Cast: Joseph Gordon-Levitt, Nora Zehetner, Lukas Haas, Noah Fleiss, Matt O'Leary, Noah Segan
Sceneggiatura: Rian Johnson


Trama (im)modesta – Brendan è un liceale outsider che ha avuto qualche non meglio precisato problema con la giustizia. Un giorno Emily, la sua ex-ragazza, gli telefona terrorrizzata, parlando di un panetto scomparso, di un certo Frisco e paventando la minaccia di un oscuro figuro chiamato The Pin. Quando la ragazza viene ritrovata cadavere, Brendan inizia un’indagine personale all’interno della malavita cittadina alla ricerca dei colpevoli. Le sue ricerche lo porteranno a incontrarsi (o, piuttosto, a cozzare) con una misteriosa dark lady, uno spacciatore in guerra e con il suo braccio destro, non sprovvisto di scheletri nell’armadio.


La mia (im)modesta opinione – Lo dico così, in due parole: Brick è un film fighissimo. Ma proprio fighissimo. Girato in venti giorni, la sua trama pare quella di un hard-boiled che si è incontrato con Gregg Araki e Gus Van Sant. Il regista, infatti, (un vero virtuoso, questo Rian Johnson) folgorato dal Miller’s Crossing, o Crocevia della Morte che dir si voglia, dei fratelli Coen, ha riesumato gli antichi romanzi di Dashiell Hammett e, ripensando ai film noir della sua infanzia, ha scritto la sceneggiatura di questo sanguinoso intrigo metropolitano scoprendo che tutti gli archetipi del genere andavano stranamente al loro posto all’interno della biosfera del liceo californiano.


L’esordio di Johnson a scrittura e regia non poteva, insomma, essere migliore. La storia è goduriosa come solo un romanzo criminale sa essere; il cast è da cult con Joseph Gordon-Levitt ai tempi appena ventitreenne, i maliardi occhioni di Nora Zehetner, quella stessa Nora Zehetner che amai in Heroes, il santone di nicchia Lukas Haas in un ruolo a dir poco vampiresco; le musiche da classico anni ’30, che oscillano fra l'altolocato lounge bar e la scatenata jam session, ma reinventate ad arte per l’occasione; il gigantesco understatement che il film stesso costituisce – e dico understatement riferendomi all’altissima qualità della pellicola (che trionfò al Sundance di quell’anno) comparata al budget ristretto, per quanto dignitoso, con cui è stata prodotta e girata e allo scarsissimo tempo di produzione.


Joseph Gordon-Levitt è la stella assoluta della pellicola. Magrolino, nascosto dietro quegli occhialetti da nerd e con fronte e occhi coperti dai capelli malandati, conduce indagini spietate, è astuto come la fame, mena botte da orbi, si fa bastonare come un cane e incastra spacciatori armati fino ai denti in una delle parti più badass che abbia mai visto. Ma c’è anche di più: non solo Brick è un singolare prodotto di incroci culturali diversi (a detta del regista: le commedie di Billy Wilder, i romanzi di Hammett e Sergio Leone) ma è capace anche di scavare dentro l’animo del protagonista per insaporire con (poca) introspezione le motivazioni e le ragioni di un detective così tosto e inaudito.


Il prodotto confezionato da Johnson è, in pratica, una piccola gemma del cinema thriller indipendente, un animale da festival. Preziosamente inquadrato (la scena finale, il discorso fra Brendan e Laura, richiama chiaramente i noir “classici”), interpretato a muso duro, fotografato con perfezione estrema, Brick è un western metropolitano da fare invidia a tutte le produzioni spettacolareggianti e spaccone del cinema delle major, una granata che dimostra che con un gran cast, una regia appassionata e uno script d’acciaio (seppur alquanto complicato) si possono regalare impennate ben notevoli. Assolutamente da non perdere.


Se ti è piaciuto guarda anche... – Innanzitutto l’imperativo è di riscoprire questo relativamente giovane regista e autore. Sua è la bella commedia The Brothers Bloom (2008) e sempre suo è il promettente sci-fi Loopers (2012), in uscita alla fine di Settembre in America, sempre con Joseph Gordon-Levitt nei panni di un cronocriminale. Per film simili a questo citiamo la luminosa gemma Paranoid Park (2007) di Gus Van Sant, l’allucinato Mysterious Skin (2004) di Gregg Araki, gli stracult Le Iene (1992) e Pulp Fiction (1994) di Quentin Tarantino, lo stupendo Drive (2011) di Nicolas Winding Refn e Non è un paese per vecchi (2007) di Ethan Coen e Joel Coen.


Scena cult – La patinatissima festa in casa di Laura/Nora Zehetner con recita di versi dall’operetta comica The Mikado.

Canzone cult – Due su tutte: il brano cantarecitato, di nome TheSun Whose Rays Are All Ablaze, da Nora Zehetner, provienente dall’operetta The Mikado di Gilbert e Sullivan e la Sister Ray dei Velvet Underground.

4 commenti:

  1. l'avevo visto un bel po' di tempo fa, però ricordo che non era niente male!

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    1. Ricordi bene: sapendo quanto Gordon-Levitt appartenga ai tuoi cult personali (quasi quanto appartiene ai miei) non potrai non amarlo. Come film è proprio badass!

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  2. Uhhhhh , gordon per me è il pane con la nutella, ma questo titolo mi mancava !
    Ma dimmi, come trovi i film da vedere ?

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    1. Internet Movie Database, e poi vado a zonzo per le liste create dagli utenti.
      Criterio di scelta? Essendo un animale superficiale, se non ci sono altri motivi (attori, attrici, registi che seguo), scelgo dalla copertina: non mente mai.

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