lunedì 19 marzo 2012

CHRONICLE (2012), Josh Trank


USA, 2012
Regia: Josh Trank
Cast: Dane DeHaan, Michael B. Jordan, Alex Russell
Sceneggiatura: Max Landis

Trama (im)modesta – Un videoblogger sfigato che riprende ogni attimo della propria vita (DeHaan), suo cugino popolare (Russell) e il classico bellimbusto della scuola (Jordan) dopo un rave party, vagano per i boschi scoprono in una grotta una specie di meteorite di cristallo luminoso. Esposti all’influenza di questa non meglio precisata sostanza, tutti e tre scoprono di essere capaci di poter muovere la materia a loro piacimento. Inutile dire che la cosa avrà esiti tragici.

La mia (im)modesta opinione – Non amo accostare film diversi tra loro, ma qui pare che Carrie si sia scontrato con The Blair Witch Project, ovvero ragazzi con diabolici superpoteri la cui storia è raccontata da una raccolta di riprese di videocamera. Classico esempio di found footage che è un genere che, a mio parere, è stato capace di invecchiare degnamente (non come è successo all’horror o all’action, di recente), un genere che consente la creazione di film svelti, pratici nelle strutture narrative e, soprattutto, sinceri nel mostrare i sentimenti perché vicini alla realtà quotidiana. Un reality sci-fi, dunque, ma non solo.


Oltre alle convincenti performances degli attori (su tutti Dane DeHaan) e agli effetti speciali niente male (ricordiamoci che questo film è un low budget), il film colpisce per il suo mostrare in modo sincero e genuino le emozioni dei protagonisti. Sembra quasi di toccare con mano l’entusiasmo dei tre ragazzi o la loro paura quando il loro potere sfugge di mano causando danni.
Altro punto di forza del film è la fragilità fisica dei suoi protagonisti: i protagonisti possono morire, non si salvano per colpi della sorte ma si procurano danni per errori spesso marchiani (uno dei tre, verrà colpito da un fulmine, uno rischierà di schiantarsi contro un aereo, un altro ancora finirà per esplodere una pompa di benzina con conseguenti ustioni sul 40% del corpo). Ma nonostante questo punto di vista il film non è ricchissimo di spunti, appare fresco ed energico ma un po' stereotipato e sbrigativo. Le psicologie sono appena accennate anche se le sfumature sparse qui e là tradiscono un’apparente profondità (il narcisistico e ossessivo riprendere con la telecamera di Andrew, la furia con cui infierisce sopra i suoi compagni, la sua etica distorta seppur banalotta con quei tristi e scontati riferimenti a Darwin)  e la scena della battaglia finale (a parte la genialata di mostrarla tramite un mix di riprese effettuate con camere tutte diverse) fa concludere il film come il classico film da supereroi che tanto ci ha stancato (Bryan Singer, dove sei?) mentre sarebbe stato più eccitante sperimentare un finale diverso, forse più cattivo, ma comunque meno scontato e fracassone, che comunque fa la sua porca figura.


 Mi sarebbe piaciuto di più, inoltre, una analisi più approfondita sul tema della crudeltà data la presenza di quel capolavoro di perfidia che è la scena in cui Andrew la fa pagare a un bullo che lo prende in giro (chi l’ha visto, mi intenderà).
Un bel film, dunque, che commette l’errore di inciampare di tanto in tanto negli stereotipi del genere ma rende la materia in qualche modo più fresca, divertente ed entusiasmante grazie alla simpatia dei protagonisti e alla loro brillante performance, alla sincerità dello script e alle adeguate, seppur insufficienti, sfumature di cui sono dotati i personaggi.
Nota positiva anche per la sorprendente colonna sonora, condita con notevoli pezzi di musica elettronica e indie rock.


P.S. Teniamo d’occhio il giovane Dane DeHaan che presto vedremo a fianco di Shia LeBeouf, Tom Hardy, Jessica Chastain, Guy Pearce e Gary Oldman nello storico The Wettest Country e insieme a Ryan Gosling, Eva Mendes e Bradley Cooper nel dramma The Place Beyond the Pines di Derek Cianfrance già regista/autore di Blue Valentine.

Se ti è piaciuto guarda anche… - Carrie (1976) di Brian DePalma, perché anche se non è un gran film fa molto radical chic. The Covenant (2006) di Renny Harlin, perché è come i piatti del McDonald’s: brutto da impazzire, eccessivo e mal fatto ma peccaminosamente gustoso. X-2 (2003) di Bryan Singer, perché è il miglior film di supereroi ad ora prodotto, così pieno di scene da antologia da fare impallidire persino i più grandi kolossal hollywoodiani. Watchmen (2009) di Zack Snyder, perché è un cult personale assoluto (anche se differisce rispetto la graphic-novel originaria). Le meravigliose serie tv Misfits e Alphas che hanno dimostrato come con uno script originale possa riscattare e far perdonare i peggiori buchi nella trama che si possano umanamente vedere.

Scena Cult  –  Andrew che strappa di bocca a un bullo tre dei suoi denti con un solo gesto della mano.

Canzone cult – Lo stupendo brano Calypso dei Blonde Acid Cult.

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