USA, 2013
Regia: Rawson Marshall Thurber
Cast: Jason
Sudeikis, Jennifer Aniston, Emma Roberts, Will Poulter, Nick Offerman
Sceneggiatura:
Bob Fisher, Steve Faber, Sean Anders, John Morris
Trama (im)modesta – David è un piccolo spacciatore di
marijuana con una vita semplice ma vuota. Un giorno viene derubato da una banda
di teppisti che gli porta via soldi e droga. Per farsi perdonare dal suo
eccentrico grossista, David dovrà trasportare un carico di droga attraverso la
frontiera messicana. Il compito è difficile, il rischio è grosso. Per portare a
termine la missione sano e salvo, David deciderà di farsi passare per padre di
famiglia. Recluterà una stripper, una scappata di casa e un diciottenne
sprovveduto per far finta di essere l’allegra famiglia Miller e non destare
sospetti alla dogana. Tutto, eccettuata qualche disavventura, pare andare per
il meglio, ma il gruppo fa arrabbiare un signore della droga locale, che giura
vendetta...
La mia (im)modesta opinione – We’re the Millers (orribile il
titolo della traduzione italiana) ha avuto grande successo così al cinema come
nella blogosfera. I pregi al film non mancano di certo, ma altrettanto
certamente si può dire che il film di Thurber (già direttore del tollerabile Dodgeball)
non sia del tutto esente da difetti, sebbene quella che abbiamo fra le mani sia una delle commedie commerciali più riuscite dell'anno. La pellicola intera si regge sullo
strepitoso cast e sui guizzi di una sceneggiatura che risente della presenza di
troppi autori e può essere accusata di inoffensiva ma un po’ fastidiosa
incoerenza stilistica.
Il film non è stabile. Passa da cultura pop e caustica
irriverenza alla demenzialità più balorda con facilità francamente disarmante.
Non parliamo poi della vena assai larvata di moralismo su cui la vicenda culmina:
sono i fuochi del Quattro Luglio a permettere al protagonista di salvare la
situazione, a liberarsi del solito cattivone messicano (chissà perché il
cattivone americano è un ilare gigione e quello messicano un masnadiere
vendicativo e basta) e a conquistare la donna dei suoi sogni. Anche il lieto
fine, con paternalistica inclusione del nucleo familiare autonomo nella società
costituita (nonostante un buon salvataggio in calcio d’angolo) puzza di
moralismo facilotto. Peccato, il film si era condotto proprio bene: acidissimo
e dissacrante quasi senza la minima interruzione.
Le scivolate di gusto, poi, denunciano una regia facilmente
sensazionalistica e dal palato grosso. Non parlo del premiatissimo striptease
di Jennifer Aniston (potrebbe far bollire l’acqua della pasta, con quella
lingerie addosso), quanto piuttosto dell’ingenuo deus ex machina durante la
scena del controllo alla dogana e al francamente poco necessario nudo frontale
dell'attore rivelazione Will Poulter con close-up sulle sue parti basse. Una mossa decisamente
becera. Poco piacevole anche la gratuità di qualche scena qui e là e la già
detta ingenuità dei punti nodali della trama.
Ma non ci sono solo difetti, in questo film. E, tutto
sommato, We’re the Millers si dimostra una commedia commerciale ma ben al di
sopra della media. Con un certo gusto del trash à-la-Seth McFarlane e che
regala momenti di genuine risate, specialmente quando la famiglia Miller al
gran completo deve impegnarsi a mantenere in piedi la copertura. Il cast, come
ho già detto, è il più grande valore della pellicola (meraviglioso Nick
Offerman) sebbene piegato alle voglie un po’ pecorecce di una regia che avrebbe
tratto profitto da una maggiore finesse di messinscena. Ma pazienza. Per un po’
di sane risate, qualche difetto (grosso, ma a cui siamo abituati) può anche
essere perdonato.
Se ti è piaciuto guarda anche... – Perla della comicità
trash è Babbo bastardo (2003) di Terry Zwigoff insieme anche a Suxbad: Tre
menti sopra il pelo (2007) di Greg Mottola. Altri esemplari “eccellenti” il
campionario ne offre: American Pie (1999) di Paul Weitz, il parodico Non è
un'altra stupida commedia americana (2001) di Joel Gallen, Rat Race (2001) di Jerry
Zucker e Vacanze di sangue (2004) di Jay Chandrasekhar. Per il genere dei
family trips consigliamo poi i grandi classici Little Miss Sunshine (2006) di Jonathan
Dayton e Valerie Faris e National Lampoon's Vacation (1983) di Harold Ramis.
Canzone cult – Tre su tutte: Waterfall delle TLC, Sweet Emotion degli Aerosmith e la grintosa Put the Gun Down di ZZ Ward.
Concordo! I difetti ci sono, ma le grasse risate che regala fanno il loro compito e ci pensano loro a far passare lo spettatore oltre. Carino :)
RispondiEliminaBe', lo spettatore medio che è in me ha sgranato gli occhi da quando hanno cantato insieme Waterfall!
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