Regno
Unito, 2014
Regia:
Jeremy Lovering
Cast:
Benedict Cumberbatch, Martin Freeman, Mark Gatiss, Rupert Graves, Una Stubbs,
Louise Brealey
Sceneggiatura: Mark Gatiss
Trama (im)modesta – Sono passati due anni dalla morte di
Sherlock Holmes, gettatosi nel vuoto dal tetto del St. Bartholomew’s Hospital
di Londra. Ci sono stati il funerale, la bara. Ma un gruppo di fanatici fan
porta avanti la teoria che il leggendario detective sia ancora vivo e abbia
falsificato la sua morte. Lontano da tutte le voci, devastato dalla perdita
dell’amico, John Watson è andato avanti con la sua vita, ha trovato una
compagna, sta per sposarsi. Gli viene quasi un infarto quando Sherlock gli si
ripresenta, vivo e vegeto, con un nuovo caso da risolvere: una gruppo
terroristico sta per colpire Londra. Al segugio di Baker St. è affidato il
compito di salvare la città.
La mia (im)modesta opinione – Due anni sono passati. E come
noi fan li abbiamo sentiti, li hanno sentiti anche i protagonisti della serie
BBC che si ritrovano leggermente invecchiati (anche solo per un brutto baffo
che si sono fatti crescere), annoiati dalle loro vite anonime, disperati, chi
in un modo chi in un altro, per la perdita del geniale detective. Ecco il primo
tocco di genio degli autori: i fan che, nella vita reale, hanno passato due
anni a sfiancarsi su assurde teorie circa la sopravvivenza di Sherlock sono
rispecchiati dai fan del detective che, nel telefilm, si lanciano nelle più
improbabili e funamboliche ipotesi sugli eventi del giorno in cui Sherlock
Holmes era, agli occhi del mondo, morto. Due delle migliori di queste ipotesi
ci vengono mostrate. Una al cardiopalma che par tratta da un film d’azione,
l’altra (parecchio spassosa), scovata di certo in qualche forum yaoi, che vede
Sherlock fingere la sua morte e scappare con il ritrovato amore della sua
vita...
Gli scrittori ascoltano i fan: buon segno. Gli scrittori
sono parecchio più avanti dei fan: segno ancora migliore. Con un ulteriore,
piccolo folgorante dettaglio, Sherlock stesso racconta l’intricata vicenda
della sua sopravvivenza e ci lascia persino con il dubbio che non sia tutta la
verità. Ma una spiegazione l’abbiamo, possiamo dirci accontentati. Sherlock è
tornato. Una puntata, The Empty Hearse, che è un trionfo. Non solo un
equilibrio perfetto fra il nuovo caso del detective più famoso del mondo e lo
scompiglio che il suo ritorno ha portato ai suoi cari, ma anche il ritorno di
una serie finalmente smagliante, lontana dalla brillante ma scadente
messinscena dell’ormai lontana prima stagione che ha catapultato a velocità
d’urto i suoi due protagonisti nel paradiso della stardom.
Finalmente una puntata dall’aspetto decisamente inglese ma
che d’inglese non ha la solita povertà di stile. Già s’erano viste avvisaglie
nell’altro, splendido opening della seconda stagione con protagonista
l’assolutamente perfetta Irene Adler. Peccato poi che la seconda puntata abbia
perso d’epicità per lasciare con un sorriso d’accontentamento alla terza finale.
Bisogna ammetterlo: Sherlock ha sempre avuto grandi puntate iniziali la cui
qualità è stata messa in discussione da episodi successivi spesso pretenziosi e
non certo all’altezza dei precedenti. E la prima stagione ne era un esempio più
che evidente, quasi fastidiosa nella sciocchezza con cui certe trame venivano
risolte.
Ma questo pare un problema superato. La regia di Lovering è
mobile, intensa, teatrale. Lo script di Mark Gatiss è meditato, divertente,
astuto. Quanto ai nostri protagonisti, sono soltanto migliorati. Anzi, sia il
mitico Cumberbatch (già entrato nella lista dei miei attori di culto) che
l’ottimo Martin Freeman paiono divertirsi un mondo, gigioneggiano entrambi
quasi al limite dei loro personaggi. Conquista, questo primo episodio, anche
grazie alla mirabolante sequenza iniziale, degna di John McClane, alle visioni
cerebrali di Sherlock, all’eccitante colonna sonora e agli spettacolari effetti
speciali. Attendiamo allora l’episodio del 5 Gennaio (che, essendo anche il
giorno del compleanno di chi scrive, dovrà essere anche un gran bel regalo) e
festeggiamo: Sherlock è tornato.
Se ti è piaciuto guarda anche... – Ovviamente le prime due
stagioni precedenti, insieme al frizzante Sherlock Holmes (2009) di Guy
Ritchie. Altro gran film sul segugio di Baker St. è il classico vintage Senza
Indizio (1988) di Thom Eberhardt. Volendo vedere il grandissimo Benedict
Cumberbatch in un personaggio pressoché epico, è obbligatorio Star Trek – IntoDarkness (2013) di J.J. Abrams. Se invece voleste rivedere insieme sullo
schermo l’accoppiata Cumberbatch/Freeman, ci sono i recentissimi primi due film
della saga de Lo Hobbit: Un Viaggio Inaspettato (2012) e La desolazione di
Smaug (2013) entrambi di Peter Jackson.
Scena cult – Il mirabolante incipit, la confessione di
Holmes e, per quello che mi riguarda, tutte le scene dal primo all’ultimo
minuto.
Canzone cult – Nessuna in particolare ma grandissima è il
brano Pursuit di David Arnold e Michael Price.
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