sabato 23 febbraio 2013

UNCERTAINTY (2009), Scott McGehee, David Siegel


USA, 2009
Regia: Scott McGehee, David Siegel
Cast: Joseph Gordon-Levitt, Lynn Collins, Assumpta Serna, Louis Arcella, Nelson Landrieu
Sceneggiatura: Scott McGehee, David Siegel


Trama (im)modesta – New York, 3 Luglio. Una giovane coppia, il musicista Bobby e la ballerina Kate, discutono sul ponte di Brooklyn: hanno una scelta da fare. Tirano una moneta, si guardano e iniziano a correre in direzioni opposte. Qui le due storie divergono: Bobby e Kate, a Brooklyn, andranno ad aspettare il quattro luglio con la famiglia di lei, indecisi se rivelare o meno la gravidanza di lei; a Manhattan, invece, Bobby e Kate trovano un misterioso cellulare che contiene prove schiaccianti circa una truffa milionaria alla lotteria e si ritrovano inseguiti da una banda di criminali che lo rivuole indietro. Dalle due parti della città, le due coppie vivranno due giornate diverse, avendo a che fare con dilemmi d’amore e fughe rocambolesche.


La mia (im)modesta opinioneUncertainty, incertezza. L’incertezza sull’esito di un tiro di moneta, l’incertezza del futuro, l’incertezza della sopravvivenza. Il film stesso è incerto: oscilla fra dramma sentimental-familiare intimistico e inseguimento urbano. Unico denominatore comune: l’estate a New York. Checché se ne dica, non c’è versione cinematografica della Grande Mela che preferisco più di quella estiva. La calura dell’asfalto e l’ombra dolce; la torma umana che striscia, ronza, bisbiglia sommessa e sciamante; il limpido nitore della notte, le luci pigre, le brezze fresche sui tetti. Lo scenario che più commuove è questo: la città e i suoi bassifondi. E non manca, Uncertainty, di suggerire interessanti spunti di riflessione, nella sua metà “gialla”, sulla persecuzione urbana della tecnologia, sulle mille spie elettroniche che non ci lasciano nemmeno il riposo di un’ombra, che ci rendono tutti visibili, tutti vulnerabili.


In altre parti della pellicola si toccano poi le tematiche del buio futuro: lo spettacolo in cui Kate balla chiuderà in tre mesi, Bobby dovrà tornare nel natìo Canada, la sorella di Kate vorrebbe intraprendere il sentiero dell’arte ma la madre la disapprova. Non c’è la perfezione ma i protagonisti di Uncertainty vorrebbero altrimenti. Se una scelta è troppo complicata basterà continuare ad andare avanti, proseguire nel cammino. Qui i due protagonisti, l’adorato Joseph Gordon-Levitt (che per me diventa, film dopo film, sempre più un’icona) e la bellissima Lynn Collins, danno il loro meglio, considerando anche che la maggior parte del dialogo fra i due attori è stato improvvisato al momento, per deliberata scelta registica. Ed è proprio l’illusione di verismo che i due registi/autori riescono a creare a fare del film un assoluto cult underground.


Certo, la perfezione non è cosa da film underground. Resta oscura (ma non meno brillante) l’idea dell’iniziale lancio di moneta con gemmazione delle storyline diverse, leggermente meno digeribile è la commistione fra dramma familiare e thriller urbano, sebbene tutte e due le parti riescano a integrarsi verosimilmente. Leggermente più debole è la parte thriller che pecca solo di non dare spiegazioni alla fine, optando per il classico taglio del nodo di Gordio che fa restare oscuri gli oscuri e conosciuti i conosciuti. E sebbene la critica non abbia valutato grandemente questo film, io mi sento di consigliarlo assolutamente vuoi per la bellezza commovente di certe scene (che indicherò più in basso), vuoi per la chimica divina che s’instaura fra i due protagonisti, vuoi per il ritratto così sgargiante e carnale di New York, vera terza protagonista muta della vicenda. Per una volta siate certi: recuperate questo film.


Se ti è piaciuto guarda anche... - Non c'è New York migliore di quella di Kids (1995) di Larry Clark; mentre per le storie sdoppiate, sognate, divise abbiamo il cupo e monumentale Inception (2010) di Christopher Nolan, Sliding Doors (1998) di Peter Howitt, il thrillerone Triangle (2009) di Christopher Smith, il melò 2046 (2004) di Wong Kar-Wai. Sul versante drammatico abbiamo poi i due miei preferiti: Rachel Getting Married (2008) di Jonathan Demme e The Vicious Kind (2009) di Lee Toland Krieger.


Scena cult – I fuochi d’artificio del quattro luglio, visti da punti opposti della città da entrambe le coppie; il finale ad anello sul ponte di Brooklyn, la scena d’amore fra Levitt e la Collins, inedita prova di buongusto e lirismo legati ad una scena di sesso per una volta non facilmente volgare.

Canzone cult – Non pervenuta.

2 commenti:

  1. penso di recuperarlo, sembra figo da come ne parli, e poi c'è Joseph Gordon Levitt, un grande!

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    1. Joseph Gordon-Levitt è proprio bravo! Il film è figo, ma non ti garantisco grandi entusiasmi.

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