USA, 2009
Regia: Scott McGehee, David Siegel
Cast: Joseph Gordon-Levitt, Lynn Collins, Assumpta Serna,
Louis Arcella, Nelson Landrieu
Sceneggiatura: Scott McGehee, David Siegel
Trama (im)modesta – New York, 3 Luglio. Una giovane coppia,
il musicista Bobby e la ballerina Kate, discutono sul ponte di Brooklyn: hanno
una scelta da fare. Tirano una moneta, si guardano e iniziano a correre in
direzioni opposte. Qui le due storie divergono: Bobby e Kate, a Brooklyn,
andranno ad aspettare il quattro luglio con la famiglia di lei, indecisi se
rivelare o meno la gravidanza di lei; a Manhattan, invece, Bobby e Kate trovano
un misterioso cellulare che contiene prove schiaccianti circa una truffa
milionaria alla lotteria e si ritrovano inseguiti da una banda di criminali che
lo rivuole indietro. Dalle due parti della città, le due coppie vivranno due
giornate diverse, avendo a che fare con dilemmi d’amore e fughe rocambolesche.
La mia (im)modesta opinione – Uncertainty, incertezza.
L’incertezza sull’esito di un tiro di moneta, l’incertezza del futuro,
l’incertezza della sopravvivenza. Il film stesso è incerto: oscilla fra dramma
sentimental-familiare intimistico e inseguimento urbano. Unico denominatore
comune: l’estate a New York. Checché se ne dica, non c’è versione
cinematografica della Grande Mela che preferisco più di quella estiva. La
calura dell’asfalto e l’ombra dolce; la torma umana che striscia, ronza,
bisbiglia sommessa e sciamante; il limpido nitore della notte, le luci pigre,
le brezze fresche sui tetti. Lo scenario che più commuove è questo: la città e
i suoi bassifondi. E non manca, Uncertainty, di suggerire interessanti spunti
di riflessione, nella sua metà “gialla”, sulla persecuzione urbana della
tecnologia, sulle mille spie elettroniche che non ci lasciano nemmeno il riposo
di un’ombra, che ci rendono tutti visibili, tutti vulnerabili.
In altre parti della pellicola si toccano poi le tematiche
del buio futuro: lo spettacolo in cui Kate balla chiuderà in tre mesi, Bobby
dovrà tornare nel natìo Canada, la sorella di Kate vorrebbe intraprendere il
sentiero dell’arte ma la madre la disapprova. Non c’è la perfezione ma i
protagonisti di Uncertainty vorrebbero altrimenti. Se una scelta è troppo
complicata basterà continuare ad andare avanti, proseguire nel cammino. Qui i
due protagonisti, l’adorato Joseph Gordon-Levitt (che per me diventa, film dopo
film, sempre più un’icona) e la bellissima Lynn Collins, danno il loro meglio,
considerando anche che la maggior parte del dialogo fra i due attori è stato
improvvisato al momento, per deliberata scelta registica. Ed è proprio
l’illusione di verismo che i due registi/autori riescono a creare a fare del
film un assoluto cult underground.
Certo, la perfezione non è cosa da film underground. Resta
oscura (ma non meno brillante) l’idea dell’iniziale lancio di moneta con
gemmazione delle storyline diverse, leggermente meno digeribile è la
commistione fra dramma familiare e thriller urbano, sebbene tutte e due le
parti riescano a integrarsi verosimilmente. Leggermente più debole è la parte
thriller che pecca solo di non dare spiegazioni alla fine, optando per il
classico taglio del nodo di Gordio che fa restare oscuri gli oscuri e
conosciuti i conosciuti. E sebbene la critica non abbia valutato grandemente
questo film, io mi sento di consigliarlo assolutamente vuoi per la bellezza
commovente di certe scene (che indicherò più in basso), vuoi per la chimica
divina che s’instaura fra i due protagonisti, vuoi per il ritratto così sgargiante
e carnale di New York, vera terza protagonista muta della vicenda. Per una
volta siate certi: recuperate questo film.
Se ti è piaciuto guarda anche... - Non c'è New York migliore di quella di Kids (1995) di Larry Clark; mentre per le storie sdoppiate, sognate, divise abbiamo il cupo e monumentale Inception (2010) di Christopher Nolan, Sliding Doors (1998) di Peter Howitt, il thrillerone Triangle (2009) di Christopher Smith, il melò 2046 (2004) di Wong Kar-Wai. Sul versante drammatico abbiamo poi i due miei preferiti: Rachel Getting Married (2008) di Jonathan Demme e The Vicious Kind (2009) di Lee Toland Krieger.
Scena cult – I fuochi d’artificio del quattro luglio, visti
da punti opposti della città da entrambe le coppie; il finale ad anello sul
ponte di Brooklyn, la scena d’amore fra Levitt e la Collins, inedita prova di
buongusto e lirismo legati ad una scena di sesso per una volta non facilmente
volgare.
Canzone cult – Non pervenuta.
penso di recuperarlo, sembra figo da come ne parli, e poi c'è Joseph Gordon Levitt, un grande!
RispondiEliminaJoseph Gordon-Levitt è proprio bravo! Il film è figo, ma non ti garantisco grandi entusiasmi.
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