sabato 23 marzo 2013

MOONRISE KINGDOM (2012), Wes Anderson


USA, 2012
Regia: Wes Anderson
Cast: Jared Gilman, Kara Hayward, Bruce Willis, Edward Norton, Bill Murray, Frances McDormand, Tilda Swinton, Harvey Keitel
Sceneggiatura: Wes Anderson, Roman Coppola


Trama (im)modesta – L’anno è il 1965. Il luogo è la verde isola di New Penzance, a largo delle coste del New England. Il dodicenne Sam Shakusky, orfano, scappa dal campo scout in cui si trova per unirsi alla problematica coetanea Suzy Collins, di cui è innamorato. I due iniziano un viaggio attraverso l’isola che li porterà in una spiaggia nascosta che da loro verrà chiamata appunto Moonrise Kingdom. La fortuna non gioca dalla loro: sono scoperti, separati. I genitori adottivi di Sam non sono più disposti a prendersi cura di lui e lo spediranno in un orfanotrofio; a Suzy è proibito vedere Sam per il resto dei suoi giorni. Ma l’amore fra i due è più grande e sarà proprio questo a farceli rivedere riuniti alla fine.


La mia (im)modesta opinione – L’infanzia, l’estate, l’amore. Le premesse non potevano sembrare più ambigue per il nuovo film del grandissimo Wes Anderson: da un lato i temi da sempre carissimi al (relativamente) giovane maestro, dall’altro una combinazione di circostanze che nelle mani d’un altro regista potevano portarci a un pastrocchio kitsch in stile Laguna Blu. Ma in Anderson avevamo motivo certo di confidare e le nostre aspettative non sono state disattese: Moonrise Kingdom è un film delicatissimo e profondo, patinato da uno stile insieme ironico e prezioso con quel piglio totalmente sopra le righe a cui il nostro regista texano ci ha da tempo abituato. Ed è stupefacente rivedere come un regista del calibro di Anderson riesca ancora una volta a rivisitare i temi che lo ossessionano e attraverso le consuete immagini (la bambina-lolita, l’alienazione di una famiglia popolosa, la solitudine, l’amore al di là di ogni ragione, il padre-dandy) senza però cadere né nel banale né nel trito, ma anzi arricchendo sempre più il proprio linguaggio artistico.


Ciò che colpisce di più in Moonrise Kingdom è la capacità di Anderson di superare se stesso, di alzare di una tacca ulteriore il già altissimo livello di stilizzazione e straniamento pur tenendo fissi gli stilemi che gli sono propri: consistente uso di corposi impasti di colori sgargianti (sebbene in questo caso la stupenda fotografia dia a ogni singola inquadratura la morbidezza burrosa delle tonalità pastello), campi fissi, rigide prospettive e studiate asimmetrie. Musichette vintage che sono la gioia del pubblico indie/hipster, dialoghi brillanti e stralunati e una certa concettosità che non manca mai di far sorridere unita però a un nucleo d’inaspettato e viscerale pathos che ci affonda a tradimento direttamente nello stomaco. Succedeva così ne I Tenenbaum, succedeva così in Steve Zissou, succedeva così ancora nel sulfureo Il treno per il Darjeeling e succede così in questo ultimo, stupendo affresco.


Come al solito, il cast corale è superlativo: innanzi tutto fantastici sono i protagonisti ossia gli esordienti Jared Gilman e Kara Hayward, due che hanno già una carriera scritta nelle stelle. Lui diventerà il messia dei nerd sullo schermo, un po’ come Joseph Gordon-Levitt, insomma, di cui Gilman pare il fratellino minore; lei ha già quattordici anni e il suo sguardo perfora lo schermo, una lolita insolitamente conturbante che farà impazzire frotte e frotte di registi nel futuro. E già vedo la bella Kara Hayward e il suo fascino fatale davanti alla telecamera di un David Lynch o di un Quentin Tarantino. Il resto dei protagonisti ricalca sempre le solite scelte di Anderson con delle presenze familiari (Bill Murray, ad esempio, o Frances McDormand che ormai pare inseguita da tutti gli autori di cinema indipendente del mondo) fino alle sorprese e alle new entries come la mia somma adorata Tilda Swinton e le stelle tarantiniane Bruce Willis e Harvey Keitel, accompagnate da un Edward Norton alquanto sbiadito ma comunque sempre in formissima.


L’apparato tecnico, l’ho già detto, è eccellente: spettacolare fotografia, superbo montaggio, musiche e costumi da primo premio. È già chiaro che, con Moonrise Kingdom, Wes Anderson si riconferma come uno dei migliori autori cinematografici sulla piazza, uno il cui talento è più duraturo senza momenti di particolare declino o stanchezza. Anzi, la sua carriera pare un continuo crescendo con colpi sempre più alti in eleganza e clamore. E quest’ ultima conquista di Moonrise Kingdom è senza dubbio il suo miglior lavoro dopo I Tenenbaum. Il miglior lavoro ma non il mio preferito: il Wes Anderson che mi muove il cuore è quello dello stupendo, coloratissimo Il treno per il Darjeeling


Se ti è piaciuto guarda anche... – Ovvi sono i precedenti film di Wes Anderson: dagli esordi di Un colpo da dilettanti (1996) e Rushmore (1998) alla piena maturità de I Tenenbaum (2001), Le avventure acquatiche di Steve Zissou (2004) e la gemma Il treno per il Darjeeling (2007) fino al film d’animazione Fantastic Mr.Fox (2009). Per le storie d’amore in tenera età c’è poi il toccante A Swedish Love Story (1970) di Roy Andersson e il baracconesco Laguna Blu (1980) di Randal Kleiser, ci sono poi i più spintamente erotici Bilitis (1977) e Premiers désirs (1984) del fotografo David Hamilton.


Scena cult – L’incipit della pellicola, con la girandola di punti di vista; ma soprattutto la danza sulla spiaggia, il momento più toccante dell’intera pellicola.

Canzone cult – Due su tutte: la francesissima Le temps de l’amour di Francoise Hardy e la The Young Person's Guide To The Orchestra di Benjamin Britten

8 commenti:

  1. Io non avevo amato molto Il treno per il Darjeeling, mentre questo, dopo un'iniziale diffidenza, mi ha davvero colpito molto.

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    1. Il Treno per il Darjeeling non è il suo miglior film, ma è il mio preferito. Gli altri, ovviamente, sono tutti meravigliosi. Su Moonrise Kingdom non avevo alcun dubbio.

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  2. cult indie/hipster assoluto!
    per me il migliore e anche quello che più ho amato di wes.
    ma il treno per il darjeeling non l'ho ancora preso...

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    1. Io di Wes li ho amati tutti, tranne Steve Zissou che non mi ha colpito più di tanto. Questo è davvero spettacolare. Il treno per il Darjeeling recuperalo che anche quello è uno spettacolo!

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  3. un capolavoro senza discussioni! uno dei migliori di Anderson!!

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  4. la fabbrica dei sogni ti ha premiato con un liebster award :)

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