Regno
Unito, 2009
Regia:
Stuart Hazeldine
Cast: Luke
Mably, Chukwudi Iwuji, Jimi Mistry, Nathalie Cox, Adar Beck, John Lloyd
Fillingham
Sceneggiatura: Stuart Hazeldine
Trama (im)modesta – Otto candidati per un prestigioso posto
di lavoro all’interno di una potente e misteriosa industria farmaceutica
sostengono l’esame decisive. Devono rispondere con una sola risposta a una
singola domanda. Non possono comunicare né con l’esaminatore né con la guardia.
Davanti a loro, un foglio bianco che non possono rovinare in nessun modo, pena
la squalifica. La stanza è chiusa e con loro c’è solo un’impassibile guardia
incaricata di trascinare fuori gli squalificati. Negli ottanta minuti di durata
dell’esame il brainstorming sarà selvaggio, furioso. Ma ognuno degli otto
candidati nasconde un segreto e, ben presto, uno a uno cominciano a venire
squalificati. Chi otterrà il lavoro?
La mia (im)modesta opinione – The Apprentice goes to Hell. Da
un serioso esame per giovani manager a una seduta di interrogatorio e tortura
con annessi minacce di morte, dilemmi morali e uscita allo scoperto di passati
nascosti. Questo non è il classico esame d’assunzione. È una lotta direi quasi
trascendentale per un agognato quanto oscuro posto di lavoro al fianco di un
genio della medicina. Tutti i tipi umani daranno spettacolo all’interno della
piccola stanza: dal rampante leone sociale al padre di famiglia di buoni
principi. Scontro di opinioni e di idee ma anche inganno dentro l’inganno,
bugia semicoperta e illusione mal dissimulata. Tutti e otto i protagonisti si
muovono sul filo aleatorio dell’ambiguità morale, sono soggetti indefinibili,
gentili ma feroci, intelligentissimi ma fragili davanti alle gorgose derive
dalla passione.
Come tutti i film “a camera chiusa” anche questo Exam
avrebbe avuto bisogno di un finale magari non risolutivo ma assai brillante e
tagliente. Non ne ha uno. Finisce come finisce ma non c’è un guizzo di
genialità diabolica o un’illuminazione profetica su un certo argomento di
natura più grande. La finale risoluzione del quesito sembra avere più della
beffarda ironia dell’enigmista che riesce a imbastire un minuscolo indovinello
la cui risposta va insieme alla domanda. Certo, l’enigma che sta alla base
della pellicola e che tutti noi, insieme ai protagonisti, ci sforziamo di
risolvere è astuto, sottile forse, ma non è il punto di arrivo di un
ragionamento semplice e implacabile che richiede un senso ferreo della logica
deduttiva e induttiva bensì il trucchetto del prestigiatore da quattro soldi
che cava fuori dal cilindro gualcito un vecchio coniglio evidentemente nascosto
in una botola segreta.
Film deludente? No, ma nemmeno esaltante. E un film a camera
chiusa deve essere esaltante. Non in un modo particolare ma in qualsiasi modo
possibile. 8 Donne e un Mistero di Ozon inscatolava un giallo alla Agatha
Christie in una scatola cinese di segreti familiari, nero umorismo e cattiveria
umana; Le Iene di Tarantino trasformavano la lapidaria parlata tipica delle
storie hard-boiled anni ’20 in una elaborata e sfaccettata armatura di
cristallizzazioni verbali; mentre il biblico The Sunset Limited mischia
confessioni autobiografiche e dialoghi filosofici. Exam è, più che una partita
a scacchi, un tagliagola a carte dove più personaggi giocano insieme ma per
vincere soli. Nel finale l’impennata si tenta ma finisce per parere una
conclusione appiccicaticcia ma necessaria. Non un film necessario, dunque, Exam
ma una pellicola che si solleva parecchio sopra la media degli pseudo-thriller
psicologici che al cinema passano di questi tempi.
Se ti è piaciuto guarda anche... – Inscatolamenti metafisici
e conflitti personali. Ho subito pensato al Cube (1997) di Vincenzo Natali,
alla tiepida malinconia di The Big Kahuna (1999) di John Swanbeck e alla
psicotica violenza psicologica del meraviglioso Hard Candy (2005) di David
Slade. Molto più esaltante (e intellettualoide) di Exam è lo stupendo La morte
e La fanciulla (1994) di Roman Polanski insieme anche a Bound (1996) dei
fratelli Wachowski e a 1408 (2007) di Mikael Håfström.
Scena cult – La scena della tortura con il foglio di carta.
Due effimeri, passeggeri secondi di agghiacciamento. Poi però passano.
Canzone cult – Non pervenuta.
è da un po' che riposa nel mio hard disk.
RispondiEliminanon mi sembra meriti un recupero immediato... :)
No, infatti. Recupera invece 'Tout est parfait', il film che ho recensito il mese scorso, quello era più che stupendo e sono ansioso di leggere una tua recensione!
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