USA, 2012
Regia: Dennis Lee
Cast: Jason Spevack, Toni Colette, Michael Sheen, Samantha
Weinstein, Frank Moore
Sceneggiatura: Dennis Lee
Trama (im)modesta – Figlio di una femminista dalla famiglia
disastrata, concepito in vitro, Henry James Herman possiede il secondo
quoziente intellettivo più alto mai registrato. Sa parlare compiutamente già a
nove mesi, ricorda ogni dettaglio della propria vita dal parto in su ma la sua
incredibile intelligenza gli causa non pochi problemi: dopo aver scatenato una
rissa in un liceo cattolico per aver dichiarato il proprio ateismo, viene
espulso. Succede, nello stesso momento, che suo nonno gli riveli l’identità di
suo padre, professore universitario divorziato con una figlia depressa. I
quattro metteranno su un nucleo familiare bizzarro, nell’attesa che arrivino i
tanto sospirati test di paternità.
La mia (im)modesta opinione – Molto è stato detto di Jesus
Henry Christ. La maggior parte della critica, sia ufficiale che ufficiosa, lo
ha dichiarato una commedia indie, se non del tutto almeno in parte, di maniera,
modaiola ma non per questo senza merito alcuno, essendo la pellicola incartata
con tanta arte. Non voglio distaccarmi da queste critiche che, più che
biasimare la pellicola in sé, ne biasimano intenzioni e propositi ma, a mio
presuntuoso parere, non voglio dare credito (almeno in parte) a ciò che si
dice. Vero è che, relativamente a questo film, il contenitore è meglio del
contenuto e la forma prevale sull’effettiva sostanza. Moltissimi noteranno
subitanee depressioni di pensiero dentro il tessuto del film, una certa
inconsistenza di qualche personaggio ma tutta recuperata dalla regia disinvolta
e ironica di Dennis Lee che, lungi dall’essere un falsificatore molto abile (così
è stato dipinto) è un abile artigiano che ha confezionato un prodotto forse
modaiolo ma degno di un’ammirazione che molte, miserande altre commedie indie
non riescono ad avere.
Jesus Henry Christ è un film spassosissimo, davvero gustoso
che riserva anche qualche scena commovente e un paio di sottotrame brillanti,
appena tratteggiate ma gestite con grande abilità. Mi riferisco ovviamente alla
storia del fratello di Patricia, Jimmy, morto di AIDS contratta in circostanze
poco chiare ma certamente attinenti al suo essere gay – un filamento di storia
che sarebbe potuto restare lì ma che ritorna alla fine del film con una vecchia
fotografia di Jimmy, morente, all’ospedale, che tiene fra le braccia il neonato
Henry, episodio di cui Henry non si ricorda, proprio lui che ricorda ogni
attimo della sua vita. Più scontate sono le storielle degli altri fratelli e se
quella di Billy attinge a un repertorio già visto e rivisto con la figura del
“figliol prodigo che torna quando ormai è troppo tardi”, quelle dei due gemelli
poliziotti sono sicuramente più divertenti. Altro punto d’onore del film: uno
humor nero acidissimo, gestito con eleganza e finezza infinite con la
mescolanza di flashback e sequenze apparentemente insignificanti della
pellicola.
Certo il film pecca abbastanza spesso di noncuranza
deliberata e non ha paura di fare il passo più lungo della gamba (la questione
del ritrovamento del padre e il garbuglio familiare sono questioni male
chiarite) e, inoltre, la pellicola soffre di una trama abbastanza evanescente
che però, curiosamente, si fa più forte nelle infinite digressioni. Deboli sono
anche i personaggi del nevrotico Michael Sheen e della diafana Samantha Weinstein nonostante siano
stupendamente recitati e ben scritti, da contrappunto a loro stanno la superba
Toni Colette (praticamente la Maria Antonietta della commedia indie) e il
grandissimo Jason Spevack, giovanissimo attore che pare creato per il ruolo che
recita. E un altro, grandissimo pregio del film sono i personaggi da questi
ultimi due interpretati, con l’aggiunta del nonno marpione Frank Moore. Tutte
le sfumature del complesso personaggio di Henry, enfant prodige di buon cuore e
taglienti arguzie, sono toccate da Jason Spevack che domina sia lo schermo che
la storia con il suo sguardo profondissimo, ora saggio ora spaurito.
Forte di sequenze brillante, recitato da un quartetto
d’attori di primissimo ordine e abbastanza sopra le righe in una maniera che
ricorda un Wes Anderson dallo stile meno esorbitante e grottesco (sia sul lato
comico che su quello tragico) ma più di carne e di ossa, sebbene sia innegabile
che storia e situazioni siano, in una certa misura, manierate e “finte”, Jesus
Henry Christ è un film non immancabile ma certamente da vedere per chiunque ami
le commedie indie. Ovviamente però i principi del genere restano altri e la
pellicola di Lee deve accontentarsi di un secondo, più piccolo podio ma che non
toglie troppo alla sua eccellenza. Ci ritroviamo qui di fronte all’ennesimo
caso di “weird for the sake of weird” ma, devo dirlo, non ho avvertito nel film
quella rutilanza e isterismo che la taccia di bizzarria gli accusa, anzi mi è
parso non più sopra le righe di un Amélie, di un Amore e Guerra o di un (500)
Giorni Insieme. Dunque, se una sera vorrete qualcosa di raffinato ma le cui
finezze non vi esasperino, ebbene, sapete cosa andare a cercare.
Se ti è piaciuto guarda anche... – Ovviamente i principi del
genere sono Little Miss Sunshine (2006) di Jonathan Dayton e Valerie Faris, Juno
(2007) di Jason Reitman e (500) giorni insieme (2009) di Marc Webb. Altri
eccellenti esemplari, offuscati dalla loro mancanza di grande fama mediatica
sono Il treno per il Darjeeling (2007) e il grande antenato I Tenenbaum (2001) di
Wes Anderson, Thank You for Smoking (2005) di Jason Reitman, La mia vita a
Garden State (2004) di Zach Braff. Mentre per il tema “genitori e figli”
abbiamo La famiglia Savage (2007) di Tamara Jenkins, I ragazzi stanno bene
(2010) di Lisa Cholodenko, l’assai più inquietante ...e ora parliamo di Kevin
(2011) di Lynne Ramsay, Submarine (2010) di Richard Ayoade e Alla scoperta di
Charlie (2007) di Mike Cahill.
Scena cult – La lunga, stupenda digressione sulla famiglia
di Patricia e la scena di Henry e Audrey al luna park.
Canzone cult – Non pervenuta.
interesting, lo cerco...
RispondiEliminaMolto interesting, oserei dire
Eliminavoglio vederlo, assolutamente!
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