USA, 2011
Regia:
David Gordon Green
Cast: Jonah
Hill, Max Records, Landry Bender, Kevin Hernandez, Sam Rockwell, Ari Graynor
Sceneggiatura:
Brian Gatewood, Alessandro Tanaka
Trama (im)modesta – Noah è uno studente universitario che
vive con sua madre. I suoi genitori sono separati; il padre, ricco gioielliere,
ha sposato la donna con cui tradiva la madre di Noah e non passa alla madre
nemmeno un centesimo di alimenti. Quando, una sera, la madre di Noah deve
andare a una sorta di appuntamento al buio insieme a una coppia di amici, Noah
si trova costretto a fare da babysitter ai bambini di questi ultimi: Slater,
tredicenne nevrotico, Blithe, ragazzina di otto anni che si comporta come una
protagonista di Jersey Shore, e il figlio adottivo Rodrigo, sorta di versione
minorenne e bombarola del Tony Wycek di West Side Story. La serata sembra
procedere calma ma quando la pseudo-ragazza di Noah gli chiede di portargli
della cocaina, mettendolo nei guai con uno strambo spacciatore di droga,
inizierà un’odissea notturna dai tratti allucinatori.
La mia (im)modesta opinione – Di certo non un film per
palati raffinati, questo The Sitter; anzi, direi più una pellicola che tracima
cattivo gusto, difetti e malacreanza da ogni sua parte, senza preoccuparsi di
essere minimamente coesa e/o verosimile. Eppure, nonostante l’assoluta mancanza
di humor intellettuale o di una storia originale, The Sitter qualche risata è
capace di strapparla. Vuoi per le interpretazioni spumeggianti sia di Jonah
Hill, sia dei tre ragazzini (fra cui si segnalano il soave cherubo Max Records
e lo scatenato demonietto Kevin Hernandez, due che mi auguro facciano tanta,
tanta strada) sia dello spettacolare Sam Rockwell che riesce a incarnare così
bene la maschera dello sciroccato spacciatore che fa sinceramente sbellicare
dalle risate, vuoi per la sublime deliranza di certi siparietti comici che non
possono che strappare qualche riso, almeno in virtù della loro bislaccheria e
assurdità.
Avevamo detto che il film esonda cattivo gusto. È vero.
Tutta colpa della inetta regia di David Gordon Green uno che, a quanto pare,
non ne sa imbroccare una giusta. Salvezza della pellicola è lo script con le
sue situazioni colorite ai limiti dell’assurdo e i suoi personaggi grotteschi.
Il migliore è sicuramente quello di Blithe, copia-carbone in miniatura di un
ibrido fra Paris Hilton e Kesha, che a otto anni si trucca da baldracca da
tangenziale, ha il chiodo fisso delle serate in discoteca, vuole creare la
propria, personalizzata linea di profumi e conosce a memoria i mille, odiosi
versetti del trash pop americano. Non finisco di tessere le lodi di Max Records
e Kevin Hernandez. I due ragazzini sono attori meravigliosi ma mi sarebbe
piaciuto vedere i loro personaggi ancora più deformati e pazzoidi.
Mattatore del film è il (non più, a quanto pare)
cicciobombolo Jonah Hill, buffone perfetto, perfettamente ridicolo, che non
pare tanto recitare un personaggio quanto ricalcare il canovaccio di una
maschera tipica del genere comico contemporaneo: il grasso perseguitato, o roba
così. La rozzezza dello humor pare cifra stilistica del genere di comicità di
cui Hill si fa interprete e, se così si può dire, questa rozzezza straripa nel
resto del film condannandolo alla sezione più sciatta dello già sciatto genere
comico americano. Peccato. Un minimo di finezza in più, almeno a livello della
regia, avrebbe trasformato un film da ridere ma tutto sommato dimenticabile
(tranne un paio di sequenze che fanno davvero spanciare) in un minicult del
genere.
Se ti è piaciuto guarda anche... – Cominciamo con l’über-idiota
ma scandalosamente divertente La figlia del mio capo (2003) di David Zucker. Altra
perla del comico contemporaneo è lo spassosissimo Mi presenti i tuoi? (2004) di
Jay Roach che va insieme allo sprecato Notte folle a Manhattan (2010) di Shawn
Levy. Per la serie “divertimento decerebrato” abbiamo l’ennesima, stupida
commedia americana Non è un'altra stupida commedia americana (2001) di Joel
Gallen e, infine, l’intera saga di Scary Movie con particolare menzione a Scary
Movie 3 (2003) di David Zucker.
Scena cult – La palestra/paradiso degli omosessuali dove
risiede lo spacciatore Karl e la scena del locale pieno di gangsta di colore.
Canzone cult – Tante canzoni, nessuna degna di menzione.
Povero Green, guarda che ha firmato il mio supercult Strafumati! ;)
RispondiEliminaComunque, film piacevolissimo proprio perchè sboccato e di grana grossa: perfetta visione estiva!
Diciamo che anche per delle risate invernali va bene. Basta che ci sia un po' di compagnia!
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