martedì 13 agosto 2013

IDENTITÀ (2003), James Mangold


USA, 2003
Regia: James Mangold
Cast: John Cusack, Ray Liotta, Amanda Peet, John Hawkes, Alfred Molina, Clea DuVall, John C. McGinley
Sceneggiatura: Michael Cooney


Trama (im)modesta - «Era una notte buia e tempestosa». Un ex-poliziotto e un’attrice famosa, una prostituta, una famigliola, una coppia di novelli sposi, un agente di polizia e un pericoloso assassino: tutti si ritrovano, legati per le solite complicanze del fato, bloccati da un tremendo nubifragio in uno scalcinato motel dove incontrano il proprietario, Larry. Undici perfetti estranei che, sotto la pioggia incessante e tagliati fuori dalla società, cominciano a morire uno dopo l’altro, misteriosamente. Da un’altra parte uno psicologo cerca di salvare dall’esecuzione capitale Malcom Rivers, assassino con disturbi mentali che proprio in un motel ha compiuto un’efferata strage...


La mia (im)modesta opinione – Di thriller così se ne trovano ormai pochi. Certo, andrebbe detto che il coup de théâtre che tira magistralmente le fila di tutta la storia e che ha fatto passare Identità negli annali dei grandi film disgraziatamente dimenticati facilita di troppo il lavoro agli sceneggiatori. Ma questo certo non toglie troppo a una pellicola che è insieme così tante cose che, alla fin fine, è soltanto se stessa. Interessante di sicuro è la dimensione metanarrativa in cui la storia si colloca, a voler fare gli intellettualoidi. Ma questo a noi non interessa. Identità è uno di quei thriller che bisogna aver visto in vita propria. Si dovesse giudicare frusto lo stratagemma finale dello script, si ricordi che il film ha un’età considerevole: dieci anni sono passati da quei novanta milioni di dollari incassati a partire da un budget di soli ventotto milioni.


Il regista, James Mangold, non è chissà che artista speciale. Sa ben ambientare la storia: il labirintico motel, il deserto buio e battuto dalla pioggia, la cupezza degli interni. Tutto, in Identità, fa pensare a una sorta di romanzo gotico moderno – dove gotico, attenzione, si riferisce alla saldatura fra dimensione narrativa, psicologica e d’ambienti. Gli stereotipi sono tutti saccheggiati, poi rimasticati. Mescola e cita: Psycho, Shining, Seven, Dieci Piccoli Indiani... Il film non presenta chissà quale caratterizzazione dei personaggi, ma un cast perfettamente indovinato (in testa il sommo John Cusack e, dietro di lui, un Ray Liotta che più dark non si può), uno sviluppo coerente e intrigante della storia, con i segreti che pian piano vengono a galla, fanno della pellicola di Mangold una assoluta chicca del genere.


Il film, inoltre, sa essere assai inquietante. Il leitmotiv della poesia infantile, l’omicidio della mazza da baseball, la scena della lavatrice: tutti momenti strappati all’horror psicologico che s’inseriscono alla perfezione nel mosaico un po’ adultero della pellicola. Interessante, poi, l’inquietante finale: il Male torna sempre indietro a uccidere i nostri sogni e sa essere tanto astuto da distruggere tutto ciò di buono e luminoso c’è in noi. Si segnalano poi nella pellicola i ruoli dell’indimenticata ma latitante Amanda Peet e del mitico John C. McGinley, mattatore assoluto della serie Scrubs nei panni del tagliente Dr. Cox. Non resta, però, che rammaricarsi per il regista: Identità poteva essere un grandissimo trampolino di lancio, ma per lui è stato solo un debito mai davvero saldato.


Se ti è piaciuto guarda anche... – Iniziamo dai numi tutelari: Dieci piccoli indiani (1945) di René Clair, Psycho (1960) di Alfred Hitchcock, The Others (2001) di Alejandro Amenàbar, I soliti sospetti (1995) di Bryan Singer e il Seven (1995) di David Fincher. Chiaro debitore di Identità, poi, è lo Shutter Island (2010) di Martin Scorsese insieme a Inception (2010) di Christopher Nolan. Segnaliamo poi il classico sempreverde Schegge di paura (1996) di Gregory Holbit e Fight Club (1999) sempre di David Fincher. Notevole poi Secret Window (2004) di David Koepp e il Nascosto nel buio (2005) di John Polson.


Scena cult – Il finale parallelo. La scena della lavatrice.

Canzone cult – Non pervenuta.

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