lunedì 5 agosto 2013

SPRING BREAKERS (2012), Harmony Korine


USA, 2012
Regia: Harmony Korine
Cast: Vanessa Hudgens, James Franco, Selena Gomez, Ashley Benson, Rachel Korine
Sceneggiatura: Harmony Korine


Trama (im)modesta – Brit, Candy, Cotty e Faith sono Quattro universitarie annoiate, in continua ricerca di folle divertimento. Il loro sogno: lo spring break. Pur di raccogliere i soldi necessari al viaggio e avere un’occasione di divertimento assolutamente folle, le ragazze rubano una macchina e rapinano un ristorante. Il denaro gli darà la possibilità di scendere fino alla folle Miami e trascorrere una settimana di assoluta devastazione. Senonché, le fanciulle vengono trovate in possesso di cocaina in una situazione a dir poco compromettente. Vengono arrestate. Il sogno s’è infranto. Ma qualcuno paga per loro la cauzione. È Alien, un criminalotto di provincia che fa soldi trafficando armi e droghe pesanti. La spirale della violenza in cui le ragazze sprofonderanno testimonierà quanto siano disposte a sacrificare di sé stesse per fare diventare eterno il loro spring break.


La mia (im)modesta opinione Spring Breakers mi ha deluso. Non del tutto, sia chiaro. Quello che mi aspettavo era un grande film, il Kids della mia generazione. E, in qualche modo, il Project X dell’anno passato lo era quasi diventato. E il nome di Harmony Korine già prometteva ogni cosa: alto tasso di autorialità, spregiudicatezza, profondità di scrittura. Ma quello che rende Kids, ancora oggi, un film di potente modernità manca in Spring Breakers. Nonostante una sceneggiatura bella nei particolari ma non nell’insieme e una regia e uno stile di altissimi livelli, il film di Korine si perde totalmente nella seconda parte: devia dal tagliente commentario sociale per sfociare nel gangster movie. Non che ci sia qualcosa di sbagliato nella commistione di generi, ma l’impennata della seconda parte rende poco credibile la ben più realistica (seppur già esagerata) parte iniziale.


Questo, in definitiva, il problema di Spring Breakers. Korine dimentica ben presto lo spring break propriamente detto per sprofondare in una novella pulp che male si sposa con la denuncia che la parte iniziale prometteva. Il risultato è un film con un disordine della personalità: inquietante cautionary tale da un lato e, dall’altro, Scarface in salsa rosa. Peccato: Korine padroneggia alla perfezione la tecnica narrativa e possiede un meraviglioso stile visivo. Dal punto di vista strettamente estetico, infatti, la pellicola di Korine è una vera meraviglia: allucinazione para-noir, alienazione sonora e luminosa pura. La colonna sonora è una delle meglio riuscite dell’anno, e lo stesso si può dire della chimerica fotografia, con le claustrofobie dei neon rossi e delle ombre nerissime, le sagome di fucili a ripetizione contro il commovente tramonto, i tripudi di carne nuda e lusso pacchiano.


Checché se ne dica, la vera star della pellicola è per me James Franco, che offre una delle interpretazioni più assolute e ben fatte della sua intera carriera. Voce roca, volto truce, denti metallizzati. Armi, soldi, cocaina. La sua vita è un delirio di vizio, una sola orgia di sesso e ferocia. Lui stesso è una sorta di alienato, d’illuso. Il leitmotiv del film sono infatti le parole “spring break forever”. Come un desiderio di regredire al mondo infantile, dove tutto è facile, dove i rapporti sono più elementari e immediati. Quanto ai personaggi femminili, si ha difficoltà a ricordare anche solo i loro nomi, tanto le loro psicologie sono eteree e abbozzate. Salta all’occhio giusto Faith (Selena Gomez, quanto ti detesto!) che è poi la classica mezza santa/mezza vacca. Bomba della pellicola è invece Vanessa Hudgens che quando sta lontana dalla Disney riesce a diventare parecchio sexy.


Il mondo che descrive Sping Breakers è un luogo di deserto nero e bellezze di plastica, dove il buio va soffocato a forza di neon. Sono morte le istituzioni, è morto lo spirito, il gusto, la morale. C’è solo l’impero dei sensi, la crapula e il grigiore del quotidiano. Ed è davvero strano quasi il fascino morboso che Korine prova per questo mondo crepuscolare, dove la decadenza più assoluta si sposa a un edonismo incendiario, per quanto esaltato nel suo nichilismo rabbioso e autodistruttivo. Il mondo che il film descrive è un mondo privo di valori, non di bellezza. Come, fra l’altro, accadeva anche nel cult assoluto Kids. E le nostre quattro avventuriere dello spring break potrebbero benissimo essere le figlie di quei ragazzi newyorchesi che in Kids s’ingozzavano di morte e piaceri incendiati all’ombra dei grattacieli della Grande Mela, in quei babelici anni ’90.


Se ti è piaciuto guarda anche... – Assolutamente Kids (1995) di Larry Clark, cult assoluto del teen movie di tutti i tempi. Non dimentichiamo poi la filosofia de Il diavolo, probabilmente (1977) di Robert Bresson e il perfettissimo Tout est Parfait (2008) di Yves Christian Fournier. Il prezioso vuoto a rendere di Elephant (2003) di Gus Van Sant è una narrazione altrettanto spiazzante come anche l’intenso ma eccessivo Detachment (2011) di Tony Kaye.


Scena cult – Il ballo davanti al tramonto, perla di tenerezza e ferocia; il finale videoclipparo e l’impagabile “pompino alla pistola” di James Franco.

Canzone cult – Tre canzoni: la Tighten Up dei The Black Keys, Everytime di Britney Spears e la Lights di Ellie Goulding. Abbiamo poi, dalla vera e propria score del film, Scary Monsters and Nice Sprites di Skrillex e Hangin’ With Da Dopeboys cantata da DangeRuss e James Franco.

6 commenti:

  1. La scena cult è la canzone di Britney suonata al piano per me, mi dispiace che per te sia stato una delusione, per me è una bomba, concordo su James Franco.

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    1. Se solo tutto si fosse mantenuto sul tono della prima metà del film...

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  2. Bomba totale. Un film che è più che generazionale.

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    1. Io continuo ad aspettare per il mio film generazionale. Project X c'era andato così vicino!

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  3. noooooo
    capolavoro assoluto e basta!
    come kids, più di kids ;)

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    1. Molto bello, ma Kids lo ritengo una perla totalmente insuperabile.

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