USA, Regno Unito, 2013
Regia: David S. Goyer, Jamie Payne, Paul Wilmshurst, Michael
J. Bassett
Cast: Tom
Riley, Laura Haddock, Blake Ritson, Elliot Cowan, Laura Pulver, Gregg Chillin,
Eros Vlahos, James Faulkener, Tom Bateman, Alexander Sidding
Sceneggiatura:
David S. Goyer, Scott M. Gimple, Jami O'Brien, Joe Ahearne, Brian Nelson, Marco
Ramirez, Corey Reed, Sarah Goldfinger
Trama (im)modesta – Anno Domini 1477. Mentre Galeazzo Maria
Sforza, duca di Milano, viene ucciso in un agguato concertato dal papa Sisto
IV, il giovane Leonardo Da Vinci, a Firenze, comincia a mettere in pratica le
intuizioni del suo genio. Lavorando per conto di Lorenzo de’Medici, fra
congiure e complotti d’ogni genere, lo scienziato indaga sulle sue origini,
sulla scomparsa di sua madre e su una misteriosa sette, i Figli di Mitra, di
cui solo pochi eletti, dalla mente eccezionale, possono entrare a far parte.
Muovendosi fra gli eterni quesiti del sapere e della realtà, esplorando
gl’infiniti dello spazio e del tempo, Leonardo scoprirà di avere un destino già
segnato, misterioso, legato alle oscure mire della Chiesa e al misterioso Libro
delle Lamine, che contiene la risposta ai più grandi enigmi della realtà.
La mia (im)modesta opinione – La serietà è la virtù di chi
non ne ha altre. Circondati come siamo da serie tv di sempre crescente qualità
e impegno, tendiamo tutti a scordarci di quanto il più disimpegnato melodramma possa
essere divertente ed entusiasmante. Così è Da Vinci’s Demons: un fantasy
storico, un pulp rinascimentale dove trame inconcludenti e sceneggiature ai
limiti del bizzarro assurgono a vette di divertimento e assurdità tali da
parere la sublimazione assoluta del miglior trash televisivo. I puristi
storceranno il naso, ma la sentenza è presto detta: la serie di Goyer è un cult
assoluto, un sugosissimo polpettone di cyberpunk quattrocentesco dove ci si può
aspettare sempre di tutto, benché nei limiti della più scatenata fantasia
fumettara.
Partiamo dal protagonista: un Leonardo Da Vinci giustamente
detto “idolesco”, incarnato alla perfezione del pensoso istrione di Tom Riley, un
trionfo d'attorialità che speriamo di veder decollare al più presto. Spettacolare
in tutto ciò che fa: dalla sua prima, emozionante apparizione, in cui fa librare
in volo il suo comico assistente Nico sulle ali di un protodeltaplano, fino ai
suoi piani più apocalittici e insensati: bombe al fosforo ricavate dal guano
dei pipistrelli, palombari, devastanti cannoni a ripetizione. Tutto, in questa
serie, è all’insegna dell’intrattenimento più polposo e sapido: al bando la
serietà, di trame o contenuti; al bando coesione e coerenza, troppo poco
divertenti per essere infilate qua dentro. Puro melodramma da manuale, che
sarebbe piaciuto molto ad Alexandre Dumas o al nostro Emilio Salgari.
I momenti di assurda epicità sono innumerevoli: dalle
rocambolesche evasioni dal Bargello di Firenze, agli hobby più abietti del
papa; dal fantastico look del supercattivo Gerolamo Riario, dotato di
occhialetti da sole e fedora ante litteram, alle apparizioni delle superstar
del quattrocento europeo: Ferdinado d’Aragona e Isabella di Castiglia, Tomàs de
Torquemada, Dracula, l’invidioso Botticelli, lo stupendo Federico da
Montefeltro e moltissimi altri. Grazie a una monumentale colonna sonora, a
scenografie in CGI quasi migliori dello strapagatissimo Game of Thrones, la
congiura dei Pazzi non è mai stata così divertente. E c’è davvero qualcuno, là
fuori, capace di perdersi lo spettacolo di un papa che usa l’anello pontificio
come tirapugni? O quello del Conte Riario che sfonda le porte a colpi di
bombarda? O dello stesso Da Vinci che scopre, prima di tutti quanti, le
Americhe? Non siamo seriosi: cediamo alla tentazione di questa serie, non ce ne
pentiremo.
Se ti è piaciuto guarda anche... – Melodramma storico
condito di sesso e violenza è l’altro capolavoro di Starz, Spartacus (2010)
creato da Steven S. DeKnight. Abbiamo poi il capolavoro del fantasy moderno,
Game of Thrones (2011) di David Benioff e D.B. Weiss e, per il lato più figo della
fantascienza trash, le ultime stagioni del longevissimo Doctor Who (2005) di
Sidney Newman, C.E. Webber e Donald Wilson. Non dimentichiamoci poi i
capolavori trash della nostra infanzia: parlo del meraviglioso Xena (1995-2001)
di John Schulian e Robert Tapert e, ovviamente, del precedente Hercules
(1995-1999) di Christian Williams.
Scena cult – Infinite: l’evasione di Leonardo da Vinci dal
Bargello, la sua spettacolosa entrata in Vaticano, il volo della colombina e,
ovviamente, lo stupendo cliffhanger del finale di stagione.
Canzone cult – Ovviamente lo stupendo tema musicale di Bear
McCreary.
Senza contare che il protagonista è discreto, ecco.
RispondiEliminaAhahah, di sicuro è molto più simpatico di tutti i muscoloidi biondi e californiani che la tv ci propina ogni giorno.
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