sabato 29 giugno 2013

CHERNOBYL DIARIES (2012), Brad Parker


USA, 2012
Regia: Brad Parker
Cast: Jesse McCartney, Jonathan Sadowski, Devin Kelley, Dimitri Diatchenko, Olivia Taylor Dudley
Sceneggiatura: Oren Peli, Carey Van Dyke, Shane Van Dyke


Trama (im)modesta – Chris, Natalie e la loro amica Amanda sono dei ragazzi americani che trascorrono l’estate in Europa. Dopo aver attraversato l’intero continente (chissà dove prendono i soldi), arrivano a Kiev dove vive il fratello maggiore di Chris, Paul. Al secondo giorno del loro soggiorno, Paul propone alla compagnia un tour “estremo” nella città fantasma di Pripyat, colpita dalle radiazioni di Chernobyl ed evacuata in poche ore dai suoi cinquantamila abitanti. La città però è off limits per “problemi di manutenzione” ma il gruppo di ragazzi, accompagnati dalla guida turistica Uri e da una coppia aggiuntasi all’ultimo momento, decide d’addentrarsi ugualmente tramite una scorciatoria. A tour finito, la comitiva si prepara per tornare a casa, ma scopre che qualcuno o qualcosa ha distrutti i cavi del motore del loro furgone...


La mia (im)modesta opinione – Cosa significa per me estate? Cinematograficamente parlando, tre cose: deprimenti film d’autore, film dell’orrore a un tanto al chilo e disaster-movie americani girati con quattro euro. Chernobyl Diaries ha inaugurato la mia personale stagione di horror estivi come, l’anno scorso, l’aveva inaugurata il fighissimo ma sconclusionato Acolytes. Ad ogni modo, perché guardare questo film? Perché è come le montagne russe da due soldi del luna park locale: sai perfettamente quali sono i giri e sai perfettamente che non prenderà mai davvero velocità. Però è sempre meglio di restare a terra.


Il film non fa paura, né ha una trama degna di questo nome. Procede anche abbastanza stanco dato che non ci fa nemmeno la grazia di qualche bel momento di buon gore ma qui sta la sua unica originalità: di mostri ne vediamo pochissimi. Anzi non ne vediamo affatto. Si notano delle sagome, nella penombra, delle mani. Sentiamo dei versi. Ma non ci sono squallidi dénouement o make-up da due soldi, il film può vantare, se non altro, almeno la discrezione. E l’originalità del setting e la freschezza d’una regia esordiente e disimpegnata fanno di Chernobyl Diaries il film ideale per il cazzeggio estivo totalmente disimpegnato. A proposito, buone vacanze a tutti (tranne che a me: odiosa università)!


Se ti è piaciuto guarda anche... – Spariamo un po’ di cazzate: io opterei subito per The Loved Ones (2009) di Sean Byrne che è un capolavoro di iperviolenza psicotica (divertentissima); poi non mi farei certo mancare la perla vintage dell’estate, ossia Non aprite quella porta (1974) di Tobe Hooper, e quella moderna, ovvero Quella casa nel bosco (2011) di Drew Goddard. Poi c’è l’ovvio Cabin Fever (2002) di Eli Roth e, per chi ha gusti un po’ forti, il classico Hostel (2005) sempre di Eli Roth. Non dimentichiamoci poi il grindhouse di Tarantino/Rodriguez: parlo di Death Proof (2007) di Quentin Tarantino e Planet Terror (2007) di Robert Rodriguez.


Scena cult – Mapperfavore.


Canzone cult – Non pervenuta.

6 commenti:

  1. anche per me l'estate significa horrorini. film d'autore quelli sì, ma un po' tutto l'anno. disaster movie americani anche no, grazie :)

    questo chernobyl diaries l'avevo visto l'anno scorso ma non mi aveva soddisfatto molto nemmeno come horrorino estivo... potevano impegnarsi di più

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    1. Ma sì, almeno si lascia guardare. Potevano sforzarsi di fare più paura, sì.

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  2. Io me lo ricordo solo per la faticaccia di arrivare alla fine...

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    1. In estate per me l'horror trash è tradizione. Però è vero, ce ne sono di fighissimi.

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  3. Sottoscrivo. Il fatto di aver sfruttato il disastro di Chernobyl non è malaccio. Certo, le violenze non sono visibili. Ma sotto un certo punto di vista è meglio così. Sempre meglio di certe abbuffate di violenza splatter. Come hai detto, horror perfetto per distrarsi dalla calura estiva.

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    1. L'horror alla leggera è uno dei miei generi trash preferiti di sempre, in effetti!

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