lunedì 29 luglio 2013

COMES A BRIGHT DAY (2012), Simon Aboud


 Regno Unito, 2012
Regia: Simon Aboud
Cast: Craig Roberts, Imogen Poots, Timothy Spall, Kevin McKidd, Josef Altin
Sceneggiatura: Simon Aboud


Trama (im)modesta – Sam Smith è un semplice e timido cameriere d’albergo, ma mira molto in alto per il suo futuro. Sam ha un sogno: aprire un ristorante con il suo amico d’infanzia, Elliot, e diventare ricco e famoso come i clienti che serve all’albergo. Un pomeriggio, Sam viene incaricato dal suo superiore di recarsi in un’esclusiva gioielleria per far stringere l’orologio di un importante cliente. Arrivato alla gioielleria, Sam indugia, folgorato dalla bellezza della commessa Mary. Ma proprio allora irrompono nella gioielleria due rapinatori mascherati che prendono in ostaggio Sam, Mary e il proprietario Charlie; la polizia accorre e i due malviventi s’asserragliano dentro. Sarà proprio quest’occasione che permetterà a Sam di vincere le sue parole e garantirsi il futuro.


La mia (im)modesta opinione – Quando un film lo fanno gli inglesi si vede. Solo loro sono capaci di creare storie a lieto fine che non sembrino facilmente buoniste. Questo Comes a Bright Day è un debutto registico/autoriale se non folgorante, almeno assai promettente. Una commedia/thriller romantico-drammatica che evita ogni gravità grazie a un piglio deciso ma leggero, che sceglie di evitare la tensione vera e propria e mette in primo piano la complessità di un protagonista, caratterizzato alla perfezione anche dal giovane e bravissimo Craig Roberts, che comunque non adombra tutti gli altri eccellenti comprimari.


Veri highlights della pellicola sono infatti un meraviglioso Timothy Spall e Kevin McKidd, rapinatore psicotico e balbuziente che ascolta musica classica, s’innamora degli ostaggi, snocciola preghiere e ha carenze d’affetto. Radiosa è poi Imogen Potts, vera ragazza della porta accanto: un personaggio, il suo, tanto realistico che potrebbe benissimo essere la bella e triste commessa del negozio dietro l’angolo. Controparte comica del bandito di McKidd è poi il personaggio di Josef Altin (già visto in Misfits e Game of Thrones) che fornisce l’elemento risolutivo della trama, tutta basata sul tema della bellezza ora nascosta e ritrovata, disponibile solo per coloro capaci di afferrarla e prendersene cura.


Il risultato è un film originale ma mai troppo sopra le righe, una visione piacevole ma non a buon mercato. Aboud ha un senso raffinato della regia, per quanto ancora vagamente acerbo. Certo, la passata carriera di direttore creativo e fotografo l’hanno parecchio aiutato nella realizzazione della pellicola – realizzazione che tradisce una eccellente dimestichezza con le tecniche cinematografiche. Comes a Bright Day è, in sostanza, una perfetta pellicola autoriale estiva, divertente e, a suo modo, profonda e creativa. Non perdetelo!


Se ti è piaciuto guarda anche... – Gli heist movies sono fra i miei film preferiti: non c’è direzione che un buon cervello registico non possa fargli intraprendere. Uno dei primi della classe è certamente l’Inside Man (2006) di Spike Lee, insieme al sulfureo Le Iene (1992) di Quentin Tarantino. Più recentemente è stato assai bello il The Town (2010) di Ben Affleck e anche il meno considerato Sguardo nel vuoto (2007) di Scott Frank. Non dimentichiamo poi il grande classico del genere: ossia Rapina a mano armata (1956) di Stanley Kubrick e il bellissimo Quel pomeriggio di un giorno da cani (1975) di Sidney Lumet, senza escludere il negletto Mad City (1997) di Costa-Gravas.


Scena cult – La triste storia del bracciale di rubini e la “scena conviviale” dove tutti i protagonisti si confrontano.

Canzone cult – La My Hero dei Foo Fighters e l’aria Un bel dì vedremo dalla Madama Butterfly di Puccini.

sabato 13 luglio 2013

KISS OF THE DAMNED (2012), Xen Cassavetes


























USA, 2012
Regia: Xen Cassavetes
Cast: Milo Ventimiglia, Joséphine de La Baume, Roxane Mesquida, Anna Mouglalis
Sceneggiatura: Xen Cassavetes


Trama (im)modesta – Paolo è uno sceneggiatore trasferitosi nella campagna del Connecticut per superare il suo blocco dello scrittore. Una sera, al crepuscolo, incontra la bella Djuna che gli rivela d’essere una vampira. I due s’innamorano e ben presto anche Paolo diventa un vampiro. La coppia vive felice nell’immensa magione di Xenia, famosa attrice di teatro, segretamente vampira, che ha rinunciato al sangue umano da più di un secolo. La loro routine viene interrotta dall’arrivo di Mimi, sorella di Djuna, che al sangue umano non ha certo rinunciato e sparge morti dovunque si trovi. A Djuna e Paolo toccherà fermarla, combattendo il loro stesso desiderio di sangue umano.


La mia (im)modesta opinione – C’è poco da fare: anche con uno stile notevolissimo, non c’è film che tenga a galla con una sceneggiatura delle più brutte che mi sia mai capitato di avere davanti. E pensare che il film ironizza pure sui film pseudo-artistici senza azione e totalmente incapaci di sviluppare una trama! Storia inesistente, personaggi tagliati col machete, battute incomprensibili e incoerenti. Qualunque sceneggiatore di B-movies anni ’70 avrebbe potuto far mangiare la polvere all’orrendo script della Cassavetes, figlia di illustri natali, come anche ci rivela il suo cognome. A salvare il film non pensano nemmeno gli attori (tranne una palese eccezione) che sono belli ma legnosi. È peggio quando si sforzano di mettere pathos, però: sembra di vedere una soap opera sudamericana.


Ma il film non è del tutto privo d’interesse. In primo luogo per il fatto che, se la Cassavetes è una sceneggiatrice penosa, se la cava alquanto bene dal lato registico. Per essere un film indipendente, Kiss of the Damned riesce a fornire inquadrature patinatissime e composte che ricordano il cult Miriam si sveglia a mezzanotte. C’è poi la bomba sexy Roxane Mesquida, che interpreta la conturbante Mimi, che si erge sul resto del cast per l’assoluta sensualità che la caratterizza e che le permette di diventare l’unico personaggio vagamente sviluppato della pellicola. Per il resto, il film non vale nemmeno come trash-horror estivo, dunque diffidate dagli abbagliamenti della stupenda fotografia e abbandonate questo imbarazzante film all’oblio in cui già è precipitato.


Se ti è piaciuto guarda anche... – Il primo consiglio è l’inaspettata gemma Midnight Son (2011) di Scott Leberecht che con due soldi e delle tecniche molto, molto rudimentali è riuscito a confezionare un filmetto ultraindie e, alla fin fine, abbastanza carino da guardare. Riesumate poi Il buio si avvicina (1987) di Kathryn Bigelow e l’inquietante ma concettoso Nosferatu (1979) di Werner Herzog. Inaspettato è il The Addiction (1995) di Abel Ferrara mentre viene sottovalutato il 30 Giorni di Buio (2007) di David Slade.


Scena cult – Tutte quelle che coinvolgono al vampira Mimi. Notevole è il torbido omicidio in discoteca.

Canzone cult – Notevolissima la colonna sonora, che tradisce un ottimo gusto musicale. La Partita in Do Minore di Bach, la tamarra ma tenebrosa Exposed di Ace Ventura nel remix di Liquid Soul e l’aria Suicidio da La Gioconda di Ponchielli.

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