sabato 6 ottobre 2012

THE HAUNTING (1963), Robert Wise


USA, 1963
Regia: Robert Wise
Cast: Julie Harris, Claire Bloom, Richard Johnson, Russ Tamblyn
Sceneggiatura: Nelson Gidding


Trama (im)modesta – Eleanor Vance è una donna che è stata protagonista di fenomeni paranormali durante la sua travagliata infanzia passata ad accudire la madre disabile, da poco deceduta. Un’estate Eleanor viene invitata a passare qualche settimana a Hill House, un mostruoso maniero ottocentesco protagonista di vari fatti di sangue, dal dottor Markway. Il dottore spera che la presenza di sensitivi possa catalizzare meglio l’apparizione di fenomeni soprannaturali nella casa. Al gruppo si aggiunge anche Theodora, studentessa lesbica con poteri ESP, e Luke, figlio dei proprietari della magione. Inutile dire che le presenze della casa si manifesteranno in tutto il loro orrore ma nessuno di loro capirà che la casa è viva e che desidera avere compagnia.


La mia (im)modesta opinione – Iniziamo con una nota preliminare: The Haunting è un film dell’orrore puro, assoluto. Proseguiamo con una seconda nota preliminare: The Haunting, come un vero film dell’orrore che si rispetti, va guardato a notte fonda, da soli, in una casa buia e vuota, appena prima di andare a dormire. È incredibile come un film così vecchio, girato con un’eleganza e un formalismo così rigoroso (sebbene ci siano pesantissime intrusioni di influenze esterne: Hitchcock e Bergman, di certo) possa incutere un senso di tremenda paura. Hill House, poi, è il classico palcoscenico da filmetto della Hammer: un atroce mastodonte in stile neogotico, che pare arredato da Dorian Gray e il Conte Dracula. Eppure il film è inquietante, inquietante perché rappresenta la discesa in materia della terribile colpa e il coagulo della psiche malata della disturbatissima protagonista.


Ma perché, innanzitutto, vedere The Haunting? Ero interessato a raggiungere le radici dell’horror, l’horror vero. Sommersi come siamo da immagini, suoni riconoscibili, ci è difficile immaginare un orrore che venga da ciò che non si vede – e nel film non si vede nulla, ma proprio nulla. Il pregio maggiore del film The Haunting è proprio questo: il sorpassare di cinque tacche qualsiasi suo collega moderno per il semplice fatto che l’horror dei nostri giorni ha bisogno di un supporto visivo, ha bisogno della faccia di gesso che appare nel buio e del trucchetto, comunque volgare, della sorpresa. Non troviamo più un film dell’orrore che fa paura per ciò che non si vede, un film veramente sinistro e terrificante dove la paura è innescata più da una voce lamentosa che esala da una piastrella del muro, piuttosto che dal volto deforme di un fantasma. Dirò di più, le inquadrature sbieche del film sono più capaci di evocare il senso della vertigine che le famose carrellate de La donna che visse due volte.


Punta di diamante della pellicola è la sublime regia di Robert Wise (che, certo, di queste storie s'intende bene avendo diretto solo grandi cult come West Side Story, The Day The Earth Stood Still, Star Trek: The Motion Picture e The Curse of the Cat People) che riesce non solo a indovinare con precisione di chirurgo la soluzione perfetta, la sfumatura ideale per rendere ora il senso della vertigine, ora le fluttuazioni della mente alienata, ora i meccanismi psicologici che manovrano lo sguardo terrorizzato. Il volto che emerge dalla botola, la spirale della scala a chiocciola nella spettrale biblioteca, la stessa sagoma mastina della casa che si staglia contro un tramonto degno di Edgar Allan Poe; ma è anche capace di suggerire implicitamente fatti e situazioni. Nel folgorante incipit, ad esempio, basta la sola mano di Hugh Crain che costringe la figlia a guardare il cadavere della madre morta per suggerire tutta un'atmosfera di abuso e claustrofobia. 


Altro grandissimo punto a favore del film: la mente di Eleanor Vance. È raro, ormai, vedere una protagonista così profondamente scandagliata a livello psicologico; così finemente legata, per il capriccio del caso, a una casa spettrale, tremenda. Un legame fatto di sadismo sottile dacché la madre di Eleanor è morta, proprio come l’antica proprietaria, chiedendo aiuto dal suo letto di morte – un aiuto che Eleanor ha negato, o forse ha voluto negare, esacerbata da undici anni di segregazione e sacrificio. Eleanor, va detto, è il punto focale della pellicola. Nessun altro protagonista è approfondito come lei ed è interessante vedere come tutti i suoi complessi d’inferiorità e le sue manie si risolvano all’interno della casa. È la stessa Eleanor a farsi portavoce della volontà del maniero, a desiderare essere parte integrante di esso, ad amarlo, perfino, quando il termine è ormai vicino.


The Haunting è un classico imprescindibile, ma questo già si sapeva. Oltre a essere un classico è anche un’irripetibile lezione di Cinema. Il Cinema con la C maiuscola; forte in ogni suo punto: interpretazioni, regia, sceneggiatura, fotografia, montaggio. L’apparente semplicità e piccolezza di questa gemma dell’orrore rivaleggiano con le grandi e grosse produzioni dell’epoca passata e recente. Pensateci bene: anche negli horror più famosi c’è sempre il supporto visivo. Il volto deforme di Regan McNeil, gli occhi rossi della casa di Amytiville, lo scheletro di Norma Bates, nascosto in cantina… perfino i lunghi artigli del conte Orlock e i canini insanguinati di Dracula. The Haunting è uno di quei pochi che terrorizza per il solo amore del terrore; niente trucchi, niente inganni, solo pura paura.


Se ti è piaciuto guarda anche... – Ovviamente i superclassici del genere: I tre volti della paura (1963) di Mario Bava e Salvatore Billitteri, The Innocents (1961) di Jack Clayton, The Others (2001) di Alejandro Amenàbar e il grande classico The Uninvited (1944) di Lewis Allen, Changeling (1980) di Peter Medak. Per orrore più recente ma non meno elegante c’è The Eclipse (2009) di Conor McPherson, il sottovalutato Fragile - A ghost story (2005) di Jaume Balagueró, 1408 (2007) di Mikael Håfström e l’asiatico A Tale of Two Sisters (2003) di Jee-woon Kim.


Scena cult – Le voci di bambini e di vecchi piangenti che si sentono dal muro. Mai l’inquadratura di una piastrella fu più inquietante.

Canzone cult – Non pervenuta.

4 commenti:

  1. Capolavorissimo.
    Film pazzesco, che inquieta profondamente anche ora. Bellissimo.

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  2. Non l'ho mai visto, ma sei riuscito a rendermi curiosa. E' sempre un piacere recuperare i grandi classici.

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    1. Recupera, recupera pure. Molte volte i film classici invecchiano male, ma quanto a The Haunting i quasi cinquant'anni sono portati divinamente.

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