mercoledì 13 giugno 2012

HEADHUNTERS (2011), Morten Tydlum


Norvegia, Germania, 2011
Regia: Morten Tydlum
Cast: Aksel Hennie, Nikolaj Coster-Waldau, Synnøve Macody Lund, Eivind Sander, Julie Ølgaard
Sceneggiatura: Lars Gudmestad, Ulf Ryberg


Trama (im)modesta – Roger Brown (Hennie) è un prestigioso headhunter, ovvero un funzionario che ha il compito di assumere importanti manager per ricche aziende, che soffre del complesso di Napoleone (è alto infatti solo un metro e sessantotto) e, per poter viziare la stupenda moglie (Lund), arrotonda il già grasso stipendio rubando importanti opere d’arte e rivendendole al mercato nero. Un giorno la moglie gli presenta il fascinoso Clas Greve (Coster-Waldau), aspirante danese alla poltrona di manager dell’azienda Pathfinder. Per caso Roger scopre che Greve possiede in casa un preziosissimo quadro di Rubens e si ingegna per rubarlo. Ma quando si trova in casa di Greve, scopre che il danese non solo ha pericolosamente a che fare con la sua vita privata ma che anche lui sta giocando a una fosca partita a scacchi in cui Roger si ritroverà a essere una pedina del tutto sacrificabile.


La mia (im)modesta opinione – Chi ha visto Headhunters sa benissimo quanto sia difficile cercare di restituire la complicatissima trama in poche righe. Basti sapere che la pellicola di Tydlum è un vero e proprio capolavoro dello scandi crime, ovvero il noir scandinavo di cui è sommo esponente l’eccellente Uomini che odiano le donne (il libro, entrambi i film sono imbastardimenti della storia originale anche se il primo è nettamente superiore al remake). È vero sì che la complessità della trama fa di Headhunters un film difficoltoso da seguire in maniera adeguata ma la perfetta sceneggiatura di Gudmestad e Ryberg (basata sul romanzo di Jo Nesbø) consente sia un vigorosissimo impeto narrativo sia un profondo scavo psicologico.


Headhunters è dunque un thriller, un grande thriller, ma è anche più di un thriller perché ha al suo centro la figura di Roger Brown, un personaggio non dico magnifico ma profondamente umano incarnato alla perfezione da Aksel Hennie, un attore che è un miscuglio fra Christopher Walken e Steve Buscemi, e che, nonostante le dimensioni fisiche da peso piuma, è un incredibile badass che si presta per le scene più estreme e ci regala un’interpretazione che definire “coi fiocchi” è riduttivo. Roger è un personaggio arrogante e insieme insicuro che dubita di tutto e di tutti e che si ritroverà letteralmente incastrato dal cattivissimo Clas Greve di Nikolaj Coster-Waldau che dismesse la spada e l’armatura del Jaime Lannister di Game of  Thrones, interpreta un mercenario spietato e astuto che ingaggia con Robert un sanguinoso gioco al gatto e al topo ricco di colpi di scena.


Ho già detto che questo film ha una trama complicata ma solida. È vero, questo spesso è una forza ma in questo caso si trasforma in una debolezza. La trama è velocissima, i passaggi sono chiari ma si fa fatica a seguire tutte le vicende legate alle disavventure di Roger e dunque si tende a capire il nucleo centrale della storia ma senza una vera convinzione. Bisognerebbe guardare il film più di una volta per afferrare gli esatti passaggi che fanno muovere la trama, una trama che però non presenta particolari falle, solo quale zona di oscurità e confusione. Ma perdoniamo anche questo al film che è un thriller adrenalinico nel vero senso della parola, sostenuto da un’ossatura d’acciaio, da interpretazioni salde e una regia coerente e muscolosa che si concede, di tanto in tanto, anche qualche virtuosismo e una certa acida ironia.


La regia di Tydlum, per concludere, è anche all’altezza delle aspettative. Le inquadrature sono eleganti senza mollezza, le scene d’azione frenetiche ma non nevrasteniche e il tutto è diretto con un nerbo e un vigore che tengono saldo il timone della vicenda senza perdersi in scene o dialoghi inutili o meno necessari di altri. Headhunters è dunque un film concentratissimo, denso e coerente. Non bisogna guardarlo a cuor leggero: c’è bisogno di grande, grandissima concentrazione ma posso garantire che è una visione che ripagherà lautamente gli sforzi del più esigente fra gli spettatori.


 Se ti è piaciuto guarda anche... – Ora mi concederò un lazzo che non molti fra i cinefili mi accorderanno. Ho trovato curiose corrispondenze fra Headhunters e la nerissima commedia/thriller spagnola Crimen Perfecto (2004) di Álex de la Iglesia: stessi protagonisti vagamente nevrotici e arroganti, stessi excursus iperviolenti, stessa trama contorta e geniale nella risoluzione. Ma oltre alle analogie lontane e/o immaginarie, come film simili a questo, propongo il grande classico Entrapment (1999) di Jon Amiel, poi passiamo all’altro classico intellettualoide Le iene (1992) di Quentin Tarantino. Per buttarla più sul moderno abbiamo il The Town (2010) di Ben Affleck, lo stupendo Inside Man (2006) di Spike Lee e l’anfetaminico RocknRolla (2008) di Guy Ritchie. E, per finire, tre chicche: il vintage Potere Assoluto (1997) di Clint Eastwood, la pietra miliare I soliti sospetti (1995) di Bryan Singer e il recente Sguardo nel Vuoto (2007) di Scott Frank.


Scena cult – Roger che, dopo un cruentissimo incidente d’auto, si taglia i capelli con una forbice e un rasoio, sulla riva di un fiume. Una scena stranamente disturbante e dolorosissima, più di tutto lo spappolamento di membra umane dovuto alla distruzione dell’automobile.

Canzone cult – Non esistente.

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