giovedì 9 agosto 2012

EXAM (2009), Stuart Hazeldine


Regno Unito, 2009
Regia: Stuart Hazeldine
Cast: Luke Mably, Chukwudi Iwuji, Jimi Mistry, Nathalie Cox, Adar Beck, John Lloyd Fillingham
Sceneggiatura: Stuart Hazeldine


Trama (im)modesta – Otto candidati per un prestigioso posto di lavoro all’interno di una potente e misteriosa industria farmaceutica sostengono l’esame decisive. Devono rispondere con una sola risposta a una singola domanda. Non possono comunicare né con l’esaminatore né con la guardia. Davanti a loro, un foglio bianco che non possono rovinare in nessun modo, pena la squalifica. La stanza è chiusa e con loro c’è solo un’impassibile guardia incaricata di trascinare fuori gli squalificati. Negli ottanta minuti di durata dell’esame il brainstorming sarà selvaggio, furioso. Ma ognuno degli otto candidati nasconde un segreto e, ben presto, uno a uno cominciano a venire squalificati. Chi otterrà il lavoro?


La mia (im)modesta opinioneThe Apprentice goes to Hell. Da un serioso esame per giovani manager a una seduta di interrogatorio e tortura con annessi minacce di morte, dilemmi morali e uscita allo scoperto di passati nascosti. Questo non è il classico esame d’assunzione. È una lotta direi quasi trascendentale per un agognato quanto oscuro posto di lavoro al fianco di un genio della medicina. Tutti i tipi umani daranno spettacolo all’interno della piccola stanza: dal rampante leone sociale al padre di famiglia di buoni principi. Scontro di opinioni e di idee ma anche inganno dentro l’inganno, bugia semicoperta e illusione mal dissimulata. Tutti e otto i protagonisti si muovono sul filo aleatorio dell’ambiguità morale, sono soggetti indefinibili, gentili ma feroci, intelligentissimi ma fragili davanti alle gorgose derive dalla passione.


Come tutti i film “a camera chiusa” anche questo Exam avrebbe avuto bisogno di un finale magari non risolutivo ma assai brillante e tagliente. Non ne ha uno. Finisce come finisce ma non c’è un guizzo di genialità diabolica o un’illuminazione profetica su un certo argomento di natura più grande. La finale risoluzione del quesito sembra avere più della beffarda ironia dell’enigmista che riesce a imbastire un minuscolo indovinello la cui risposta va insieme alla domanda. Certo, l’enigma che sta alla base della pellicola e che tutti noi, insieme ai protagonisti, ci sforziamo di risolvere è astuto, sottile forse, ma non è il punto di arrivo di un ragionamento semplice e implacabile che richiede un senso ferreo della logica deduttiva e induttiva bensì il trucchetto del prestigiatore da quattro soldi che cava fuori dal cilindro gualcito un vecchio coniglio evidentemente nascosto in una botola segreta.


Film deludente? No, ma nemmeno esaltante. E un film a camera chiusa deve essere esaltante. Non in un modo particolare ma in qualsiasi modo possibile. 8 Donne e un Mistero di Ozon inscatolava un giallo alla Agatha Christie in una scatola cinese di segreti familiari, nero umorismo e cattiveria umana; Le Iene di Tarantino trasformavano la lapidaria parlata tipica delle storie hard-boiled anni ’20 in una elaborata e sfaccettata armatura di cristallizzazioni verbali; mentre il biblico The Sunset Limited mischia confessioni autobiografiche e dialoghi filosofici. Exam è, più che una partita a scacchi, un tagliagola a carte dove più personaggi giocano insieme ma per vincere soli. Nel finale l’impennata si tenta ma finisce per parere una conclusione appiccicaticcia ma necessaria. Non un film necessario, dunque, Exam ma una pellicola che si solleva parecchio sopra la media degli pseudo-thriller psicologici che al cinema passano di questi tempi.


Se ti è piaciuto guarda anche... – Inscatolamenti metafisici e conflitti personali. Ho subito pensato al Cube (1997) di Vincenzo Natali, alla tiepida malinconia di The Big Kahuna (1999) di John Swanbeck e alla psicotica violenza psicologica del meraviglioso Hard Candy (2005) di David Slade. Molto più esaltante (e intellettualoide) di Exam è lo stupendo La morte e La fanciulla (1994) di Roman Polanski insieme anche a Bound (1996) dei fratelli Wachowski e a 1408 (2007) di Mikael Håfström.


Scena cult – La scena della tortura con il foglio di carta. Due effimeri, passeggeri secondi di agghiacciamento. Poi però passano.

Canzone cult – Non pervenuta.

2 commenti:

  1. è da un po' che riposa nel mio hard disk.
    non mi sembra meriti un recupero immediato... :)

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    Risposte
    1. No, infatti. Recupera invece 'Tout est parfait', il film che ho recensito il mese scorso, quello era più che stupendo e sono ansioso di leggere una tua recensione!

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