venerdì 2 novembre 2012

RED LIGHTS (2012), Rodrigo Cortés


USA, Spagna 2012
Regia: Rodrigo Cortés
Cast: Cillian Murphy, Sigourney Weaver, Robert De Niro, Elizabeth Olsen
Sceneggiatura: Rodrigo Cortés


Trama (im)modesta – Margaret Matheson e Tom Buckley sono due dottori che investigano il paranormale con una particolare predilizione per truffatori e finti medium. Tutti e due credono di saper tutto, si poggiano sulle loro credenze. Ma forse le credenze più dure a cadere sono sempre piantate su un terreno che si sbriciola; e i due sono fermamente convinti di aver in mano lo strumento della verità, qualunque esso sia. Smascherate tutte le truffe possibili e immaginabili sul paranormale, ai due non resta che una sfida: Simon Silver. Veggente cieco, straordinario medium ritiratosi dalle scene da trent’anni, dopo la morte di un suo detrattore durante uno spettacolo. I poteri di Silver, a quanto pare, sono reali ma per gli scienziati rimane sempre l’ombra di un ragionevole dubbio. Ma forse indagare su Silver è un affare pericoloso: la lista di incidenti che capitano a chi sta nella sua strada è grande e preoccupante...


La mia (im)modesta opinione – La spettacolosità americana incontra la sublime eleganza spagnola. Il classico horror spagnolo, sempre mescolato a una vocazione lirica che trascina in alto, in un luogo in cui l’aldilà non è necessariamente un inferno, riesce a trovare impensabile forza vestendo la robusta ossatura del film di alta produzione americana. Dunque uno spettacolo avvincente, pieno di suspence offre spunti per ragionamenti superiore, più alti: esiste l’aldilà? Di cosa possiamo veramente venire a conoscenza? La verità è quella che è davanti ai nostri occhi? Domanda, quest’ultima che penetra la struttura stessa del film e lo stile fine e concitato dell’autore: è proprio sviandoci verso la direzione ingannevole che la storia ha successo. Niente logiche stringenti, dimostrazioni complicate, nulla di nulla: basta un colpo di scena sulla carta banale, ma gestito come una teofania, una scoperta esistenziale sulle verità del mondo e del sapere.


Non esagero (non così tanto): è proprio la grande capacità del film di sorprenderci non tanto con l’esattezza di una trama fuorviante, non cercando il coup de théâtre propriamente detto ma ribaltando in modo geniale una situazione all’apparenza insignificante con un elemento importantissimo, di solito estraneo ai thriller canonici: l’umanità. I protagonisti di Red Lights si pongono delle domande, le ulcere del dubbio gli corrodono la carne, le loro vite sono state tormentate dalla malasorte come a chiunque, fra noi. La dottoressa Matheson, prima, e Tom Buckley, poi, dimostrano come lo scetticismo più freddamente razionale sia sempre spinto da un impulso – di attacco, di difesa, chi lo sa. Ed è proprio per i proprio sentimenti questi si muovono attraverso la storia. Una storia incredibilmente forte, filmata con stile estremo e grandissima eleganza.


La manipolazione messa in atto dal film su di noi è incredibile: fra tesissimi momenti di puro thrilling e seri dubbi personali e dilemmi interiori, noi siamo portati a pensare come i protagonisti pensano. Guardiamo quello che loro guardano, e con i loro stessi occhi. Ma non vediamo la verità che abbiamo davanti. Il narratore è impietoso, gioca col nostro disinganno con l’agilità di un fromboliere. Red Lights è un film straordinario perché riesce ancora a sorprenderci, dopo anni e anni di dimenticabili thriller scontati e contenutisticamente scadenti. Attenzione, non urlo al capolavoro: Red Lights è un prodotto in puro intrattenimento, non eccede nel lirismo ma lo integra positivamente nella storia, spingendone l’ascesa.


Si direbbe che M. Night Shyamalan abbia incontrato David Fincher; non il Fincher violento, quello fosco e iperteso. La storia poi è fatta ancora più forte dal bel cast di attori: Sigourney Weaver in testa, sempre grandissima attrice, seguita a ruota da Cillian Murphy, la cui crescita attoriale non fa che felicitarmi sempre di più. Leggermente più legnoso mi pare Robert De Niro, attore che ormai viaggia sul sunset boulevard del cinema; seguito a ruota da un’Elizabeth Olsen adultissima e ineditamente sobria e regolare, che è penalizzata da un personaggio abbastanza scialbo. Red Lights è, in definitiva, un gran bel film, uno dei migliori thriller dell’anno (ma non il primo), un’ulteriore prova del regista Rodrigo Cortés che aveva già rinnovato un genere con il suo precedente e potentissimo Buried.


Se ti è piaciuto guarda anche... – Ovviamente il thriller dei thriller: Seven (1995) di David Fincher; accompagnato a Il sesto senso (1999) di M. Night Shyamalan e al trascurato ma validissimo The Mothman Prophecies (2002) di Mark Pellington. Per l’eleganza dell’horror, bisognerà guardare The Innkeepers (2011) di Ti West. Altri saggi di paranormale in salsa spagnola sono The Orphanage (2007) di J. A. Bayona, La Spina del Diavolo (2001) di Guillermo del Toro, The Others (2001) di Alejandro Amenabàr e Fragile – A Ghost Story (2005) di Jaume Balaquerò. Mentre thriller di alto genere sono Shutter Island (2010) di Martin Scorsese, Perfect Stranger (2007) di James Foley e Gli invasati (1963) di Robert Wise, The Exorcism of Emily Rose (2005) di Scott Derrickson e, Primal Fear (1996) di Gregory Holbit.


Scena cult – La rissa nel bagno, lo show di Leonardo Palladino, il sogno di Tom Buckley e l’incontro fra Tom e Simon Silver.

Canzone cult – Non pervenuta.

8 commenti:

  1. Buried a me non aveva convinto, ma questo è davvero un signor film.
    Pensavo sarebbe stata una visione riempitivo, e invece è venuto fuori davvero qualcosa di ottimo!

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    1. Hai ragione! Dovremmo proprio tenerlo d'occhio questo regista!

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  2. un thriller parecchio valido e anche io nella mia rece che uscirà prossimamente ho parlato di incrocio tra m. night e fincher.
    pure per me poi the mothman prophecies è parecchio sottovalutato...
    great minds think alike :D

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  3. Un gran bel film, giustamente non un capolavoro, ma che si gusta tutto d'un fiato...Ottimi gli interpreti!

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  4. mi inquieta, sono una gran fifona!

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