venerdì 25 gennaio 2013

ANNA KARENINA (2012), Joe Wright


Regno Unito, 2012
Regia: Joe Wright
Cast: Keira Knightley, Aaron Taylor-Johnson, Jude Law, Kelly McDonald, Domhnall Gleeson, Emily Watson
Sceneggiatura: Tom Stoppard


Trama (im)modesta – Russia, XIX Secolo. La giovane Anna è un’aristocratica sposata a un vecchio e grigio funzionario di governo, Karenin, da cui ha un figlio. Intrappolata in un matrimonio senza amore o passione, Anna s’innamora perdutamente del bellissimo conte Vronsky, figlio di un’importante nobile. Anna e Vronsky intrecciano dunque una relazione intensa e sensuale, fino al punto in cui Anna s’innamorerà del bel nobile e resterà incinta di suo figlio. Karenin, nel frattempo, verrà a conoscenza del tradimento (divenuto materiale di chiacchiere da salotto per l’alta società russa) e inviterà Anna a rinunciare alla sua storia d’amore sia per evitare lo scandalo, sia per evitare il divorzio che l’avrebbe lasciata umiliata e senza nome. Anna abbandona lo stesso suo marito ma la situazione comincia a peggiorare sempre di più quando il peso dello stigma sociale si fa insopportabile e Vronsky diventa sempre più distante.


La mia (im)modesta opinione – Un film geniale. Non si potrebbe dire diversamente alla vista di questa rivoluzionaria rilettura dell’Anna Karenina di Tolstoj, uno dei più grandi romanzi della letteratura occidentale, affrontata da un lato con precisa vicinanza allo spirito del testo originale, dall’altro con esaltante sperimentalismo che porta il regista Wright a tradurre lo stile piano e corposo dell’autore in una prospettiva di brillantezza estetica (ed estatica) che non solo ricrea stupendamente le atmosfere fastose del romanzo ma ammanta d’onirismo e leggerezza sgargiante tutta la storia – una storia in cui musica, gesti, parole e immagini si fondono gli uni negli altri nel non-luogo ideale: il teatro. Pochissime sono infatti le riprese in esterno, tutto si svolge al chiuso in stanze che si aprono e si chiudono su altre prospettive elaborate ed elegantissime.


Di incredibile acume è infatti la scelta registica di ambientare tutte le scene (o quasi) che vedono protagonista la vita cittadina russa in luoghi fissi e chiusi che vengono decorati sul momento dalle stesse comparse nel corso di elaborate coreografie che culminano nel lunghissimo e stupendo valzer durante il quale Anna e Vronsky s’innamorano. Alle riprese in esterni, stranianti non meno di quelle in interni, sono affidati invece purissimi orizzonti, oceani d’alte erbe, prospettive insieme pulitissime e monumentali. Interessante rendimento, questo, di quella dicotomia fra vita di città e vita di campagna che Tolstoj si premurava di evidenziare nelle pagine del suo Anna Karenina tramite le storie parallele di Anna e del suo amante e di Levin e della sua sposa Kitty che trovano la felicità immersi nella rurale semplicità della campagna, fatta di austerità, duro lavoro e saldi precetti morali (saldi, mai bigotti).


Anna Karenina dovrebbe essere il film stilizzato per antonomasia, ma proprio questo adattamento così sperimentale e rivoluzionario, che già a poche ore dalla visione io considero leggendario, finisca per far perdere al film effettivo mordente, facendolo sprofondare in una preziosissima superficie ma in qualche modo lenendo ruoli e personaggi. Effetti collaterali dello straniamento radicale, si dirà, ed è proprio questa la diagnosi che si esprime. Esaltati e stupefatti da tanto piacere per occhi, orecchie e cervello; ma vagamente delusi e frustrati dall’appiattimento che subisce un film che, sebbene diventi un vero e proprio quadro in movimento, riesce solo ad accennare vagamente agli importanti temi trattati da Tolstoj nel suo libro, che erano quelli della salvezza e del perdono, la critica all’ipocrisia, i significati delle passioni e l’importanza della volontà scevra da ebbrezze e scompensi.


E nemmeno si potrebbe scusare Wright dicendo che la sua pellicola completa e spiega il libro come sua traduzione in ambito di pura visività e sensorialismo. Il film di Wright del libro è rappresentazione, significante e derivato e solo avendo letto il libro di Tolstoj questa versione cinematografica di Anna Karenina risulterà completa. Certo incredibile è la capacità di teatralizzazione e sintesi, capace di rinchiudere un potenziale kolossal in stile Il Gattopardo di Visconti in un solo spazio materiale, il teatro appunto che diventa via via ippodromo, sala da ballo, stazione di treno, opera, ristorante, salotto nobiliare... una serie di metamorfosi condotta con sconvolgente eleganza, tanto che s’arriva a credere che in questo film cinema, teatro e danza si siano fusi sfruttando le migliori caratteristiche di tutti i generi in una architettura di puro cristallo, un carnevale di diamante in cui la magia dell’arte può farsi autenticamente vera.


Gli interpreti sono tutti spettacolari. Keira Knightley è un’Anna Karenina semplicemente perfetta: un cigno principesco e delicato che trasforma anche il gesto più banale in finissimo movimento di danza. Simile discorso si può fare per il Conte Vronsky di Aaron Taylor-Johnson, un attore che normalmente mi sta antipatico, ma che è calato tanto a pennello nella parte di homme fatale al contempo virile e raffinato da far sbigottire. E la parte di Vronsky certo non poteva che essere affidata a lui, non solo perché è uno dei migliori attori della Hollywood giovane (anche se mi sta pesantemente antipatico, lo ammetto), ma anche perché ha l’ideale physique du rôle per recitare quel modello d’uomo ottocentesco profondamente virile ma esteriormente elegante quasi al limite dell’effeminatezza. Ma il vero sconvolgimento della pellicola è un Jude Law da Oscar, con inedita pelata e faccia da barbosissimo ragioniere.


E così, sommando superlativa fotografia a musica sublime, si potrebbe avere l’idea di un film che compie la radicale scelta dello stile sopra la sostanza – un parossismo di stile, varrebbe dire, che alla lunga può stancare e ipertendere il cervello dello spettatore ma non ne sazierà mai l’occhio o l’orecchio. Uno strano caso, dunque, di film la cui mancanza d’imperfezione è imperfezione essa stessa; ma rimango comunque sorpreso che le uniche nomination all’Oscar che abbia ricevuto siano quelle per gli aspetti tecnici e non per quelli più strettamente artistici come regia o interpretazioni (almeno per Keira Knightley, che riesce finalmente a far dimenticare gli obbrobri di A Dangerous Method, e per Jude Law), ma si vede che l’Academy ha preferito film certamente più commerciali. Un grande film, dunque, un istantaneo classico (spero non solo) personale. È il caso di dirlo: è nata una Leggenda.


Se ti è piaciuto guarda anche... – Le stupende opere storiche di Luchino Visconti. Mi riferisco ovviamente a Il Gattopardo (1963), La Caduta degli Dei (1969) e Morte a Venezia (1971). Altro grande esempio è il Fellini Satyricon (1969) e Il Casanova (1976) del grande Federico Fellini. Per rispolverare le glorie passate di Wright c’è il delicato Espiazione (2007) mentre altre grandi prove di stile sono A Single Man (2009) di Tom Ford, il recentissimo Les Misérables (2012) di Tom Hooper, Elizabeth (1998) di Shekhar Kapur e l’epocale Moulin Rouge! (2001) di Baz Luhrmann.


Scena cult – La scena del valzer. Pura estasi visivo/uditiva.

Canzone cult – Una qualsiasi delle bellissime musiche di Dario Marinelli.

10 commenti:

  1. Confesso che subito, l'ambientazione totalmente indoor mi ha lasciato un attimo perplessa. Poi invece ci ho preso gusto, e alla fine ammetto che, nonostante i dubbi iniziali il film mi è piaciuto. Nonostante Keira Knightley Karenina. Aaron Johnson un Vronsky praticamente perfetto. E anche Law-Karenin, nel suo algido distacco emotivo.

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    1. Il film è spettacolare, oltre ogni dubbio. La questione dello stile sopra la sostanza è quella che lascia maggiori dubbi...

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  2. bellissima recensione mio caro! Contavo di vedere questo film ma poi mi è sfuggito di mente ( mi sembra che in italia debba ancora uscire)... immagino che la scelta di puntare più all'estetica sia dovuta dalla quantità di pellicole che trattano questa storia, no?

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    1. Non saprei risponderti, ma di certo ti posso dire che la scelta è stata azzeccata. In Italia dovrebbe uscire in Febbraio.

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    2. devo vedere pure Espiazione! si, il 23 mi sembra :)

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    3. Espiazione è un bellissimo film ma è anche un film perdibile. Tu guarda la Karenina che è meglio.

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  3. regia stellare, in questo film. joe wright è ormai uno dei fenomeni del cinema mondiale, la scena cult da te citata è tra le migliori viste negli ultimi tempi.
    non ho letto il libro di tolstoj, quindi non posso fare un paragone con l'opera originale, ma sono d'accordo sul fatto che lo stile stia sopra la sostanza. però quando c'è uno stile così, va bene!

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    1. Lo stile è meraviglioso sì. Chissà che altri film ha Wright in serbo per noi.

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  4. Oh caro Rumplestils, questa recensione mi ha entusiasmato. Eppure la critica non è che ne abbia parlato benisimo.
    Ho amato profondamente il romanzo, amo Keira, ho apprezzato il cinema di Wright visto finora, quindi questo lo considero il film più atteso dell'anno (assieme a Main dans la main della Donzelli). Ma aspetto di vederlo al cinema in tutto il suo splendore di uno schermo gigante.
    Ti ho commentato anche The perks of being a wallflower..

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    1. Grande film sì, sarai proprio contento quando lo vedrai!

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