sabato 12 gennaio 2013

DJANGO UNCHAINED (2012), Quentin Tarantino


USA, 2012
Regia: Quentin Tarantino
Cast: Jamie Foxx, Christoph Waltz, Leonardo DiCaprio, Samuel L. Jackson, Kerry Washington
Sceneggiatura: Quentin Tarantino


Trama (im)modesta – Django, uno schiavo brutalmente separato dalla moglie, viene liberato, una note, dallo stravagante cacciatore di taglie tedesco, il Dottor King Schultz: Django è infatti l’unico che saprebbe riconoscere tre pericolosi banditi a cui il tedesco sta dando la caccia. Nel corso del viaggio, Django e il Dr. Schultz diventano amici, così il cacciatore di taglie fa una proposta all’ ex-schiavo: lavorare insieme per l’inverno e, arrivata la bella stagione, andare a cercare la moglie di Django, che è stata acquistata dal ricchissimo Calvin Candie, un proprietario di piantagioni. Dopo aver stanato e ucciso i criminali di cui seguivano le tracce, i due partono alla volta di Candyland, l’immensa proprietà del bieco Candie. Ma non tutto va come previsto...


La mia (im)modesta opinione – Dopo la commercialissima parentesi di Bastardi senza Gloria, un film in cui Quentin Tarantino copiava se stesso, il Sommo Maestro del Pulp torna sulla verace via del buon cinema. Django Unchained è un grande film (divertente, iperviolento, scalmanatissimo ed efferato) ma solo a brevi tratti sembra un film di Tarantino. Mi spiego meglio: a voler confrontare non tanto gli straordinari esordi, quanto le opere della sfolgorante maturità (mi riferisco a Kill Bill, ovviamente, e alla piccola gemma Death Proof), a Django Unchained manca quel nonsoché, quell’aroma di acidissimo umorismo mixato in salsa pop, quella res tarantiniana che contraddistingueva i grandi capolavori dell’ante-Kill Bill. Ma, nonostante tutto, è un film assai memorabile; senza dubbio uno dei migliori e maggiormente notevoli dell’anno.


Partiamo dalla regia. Tarantino riparte con le citazioni folli e perpetue: da Griffith a Via col Vento, da Battle Royale (citata attraverso il Dies Irae di Verdi, che apriva con toni d'apocalisse il film giapponese tanto amato da Tarantino stesso) a Bob Hope. Ci sono camei di Jonah Hill e del mitico Franco Nero, protagonista di un saporoso dialoghetto in cui il “vecchio” Django chiede il nome al suo successore. Il buon Quentin si diverte un sacco, e si vede: la sua regia è spigliata e briosa, i combattimenti sono un autentico divertimento ma, quando ce n’è bisogno, la tensione sa essere  sconcertante. Merito pure, ovviamente, della grandiosa sceneggiatura che mescola alla perfezione il registro epic-western e quello grottesco creando momenti di macabrissima ironia (l’assassinio dei tre fratelli Brittle) o inaudita suspance (come la scena della cena a casa di Candie).


Gli attori, poi, riescono con strabiliante nonchalanche e facilità a sorreggere sulle proprie spalle l’esito dell’intero film (un film durevole, due ore e quarantacinque): Jamie Foxx è bravo ma abbastanza ingessato, come protagonista è tutto sommato simpatico ma non convincente né particolarmente memorabile, colpisce tutt'al più la sua effettiva somiglianza con gli eroi della blaxploitation; Cristoph Waltz, al contrario, è semplicemente spettacolare, meriterebbe un Oscar che sarebbe certamente più meritato di quello ricevuto per il brillante ma abbastanza sciapo Hans Landa; Leonardo DiCaprio supera se stesso, crea un cattivo insieme tremendo e sciroccato, il suo Calvin Candie è un personaggio senza dubbio macchiettistico ma assolutamente magnifico nella sua mescolanza di crudeltà e raffinatezza campagnola da gentiluomo del sud, un cattivo davvero memorabile.


Fra musiche e scene da antologia, una fotografia che pare strappata a un vero spaghetti western d’epoca, Django Unchained trionfa, ma non esalta particolarmente; un film stupendo, sì, ma un classico solo in potenza, abbastanza lontano dalla grandezza di istant cult assoluti come Pulp Fiction, il primo Kill Bill o anche l’opera minore Jackie Brown. Certo fa piacere vedere una delle antiche glorie di Tarantino risorgere sullo schermo, parlo del grande Samuel L. Jackson che a far la parte del vecchio maggiordomo pare una versione invecchiata e stanchissima del mitico Jules Winnfield, ritiratosi a vita campagnola. Django Unchained  è il ritorno sperato di un grande maestro, un Tarantino come non lo conoscevamo: più acuto e più imborghesito, più esperto e (stranamente) più statico e lento.


Se ti è piaciuto guarda anche... – Ovviamente i precedenti film di Tarantino: Le Iene (1992), il classico intramontabile Pulp Fiction (1994), Jackie Brown (1997), l’astro Kill Bill Vol.1 (2003) e Vol.2 (2004), Grindhouse – A prova di morte (2007) e il recentissimo e pallidissimo Bastardi senza Gloria (2009). Quanto ai western, segnaliamo l’eponimo Django (1966) di Sergio Corbucci, la trilogia del dollaro di Sergio Leone: Per un pugno di dollari (1964), Per qualche dollaro in più (1965) e Il buono, il brutto e il cattivo (1966). Altri capolavori del western sono Il mucchio selvaggio (1969) di Sam Peckinpah, Ombre rosse (1939) di John Ford, Duello al sole (1946) di King Vidor, Mezzogiorno di fuoco (1952) di Fred Zinnemann e I Magnifici Sette (1960) di John Sturges.


Scena cult – La cavalcata degli incappucciati. Perfetta unione di sublime e grottesco.

Canzone cult – Segnaliamo l’Ancora qui della nostrana Elisa, la grande Unchained di James Brown e 2Pac e la Ode to Django di RZA. Ci sono poi le mie tre cult personali Freedom di Anthony Hamilton e Elayna Boynton, l'infuocata Too Old To Die Young di Brother Dege e la danza della morte Ain't No Grave del mitico Johnny Cash.



10 commenti:

  1. Sono molto curioso: anche perchè io ho accolto freddamente Kill Bill, criticato tantissimo Death proof per poi esaltarmi con i Bastardi.
    Staremo a vedere.

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    1. Penso che qui Tarantino sia riuscito a mescolare bene le due cose: l'azione e il dialogo. Personalmente Bastardi senza Gloria era troppo disciplinato per i miei gusti, questo invece è divertente e ironico. Ma non siamo dalle parti di Pulp Fiction o Kill Bill (che io adoro).

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  2. già visto?
    bastardi senza gloria, per quanto sia il tarantino che mi è piaciuto meno, resta sempre un capolavoro. spero che questa tappe nel western, genere che odio, per me non si riveli una delusione...

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    1. Ti piacerà, ne sono certo. In ogni caso Django è in ogni caso superiore a Bastardi senza Gloria dunque finirà per piacerti. E' proprio un bel film.

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  3. Io dico solo che non vedo l'ora di vederlo...

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    1. Fai bene! E' il primo segnale di rinsavimento di Tarantino.

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  4. Risposte
    1. Non morire prima di vederlo. Voglio leggere una tua recensione.

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