Italia, USA, 2011
Regia: Roberto Faenza
Cast: Toby Regbo, Marcia Gay Harden, Peter Gallagher, Ellen
Burstyn, Lucy Liu, Deborah Ann Woll
Sceneggiatura: Roberto Faenza, Dahlia Heyman
Trama (im)modesta – James Sveck è un diciassettenne
newyorchese con parecchi problemi. Di famiglia agiata, con genitori divorziati,
sorella oca intellettuale, madre che salta da un matrimonio all’altro, padre
che fa la vita da scapolo e un cattivo rapporto con il mondo, James vorrebbe
soltanto rinchiudersi in una casa di campagna, leggere e intagliare legno.
Ovviamente i suoi piani escludono tassativamente l’iscrizione all’università,
temuta quasi quanto la compagnia umana. Solo punto di riferimento per James, è la
nonna Nanette e il cagnolino, Mirò. E così passano le sue giornate d’estate:
fra una seduta dalla life coach e un pomeriggio alla galleria d’arte moderna
della madre, fino a quando James non capirà quale è la sua strada.
La mia (im)modesta opinione – M’aspettavo un qualcosa di più
intellettualoide, non lo nego. Appena ho intuito di una famiglia strampalata,
di un giovane fragile ed ebbro di poesia e della sempiterna New York il
pensiero m’era corso a I Tenembaum, a Bresson, ai miserabili efebi di Van Sant...
mi sbagliavo. Oddio, non che Faenza sia il migliore regista del mondo: ha
all’attivo giusto una sequela di filmetti dimenticabili, coronati dal
ruffianissimo Alla luce del sole e dal dramma sentimentale I giorni
dell’abbandono. Altra nota negativa: avevo letto il libro su cui l’opera è
basata. E in effetti il dolore di leggere una ciofeca tale mi è stato utile:
non giudicherò più tutti i libri dalla sola copertina.
Eppure il film è migliore del libro. Merito dell’ottimo cast
che Faenza mette insieme e di una regia il cui massimo peccato è la troppa
scolasticità e l’evidente piattume. Di nuovo, non che il soggetto fosse dei
migliori: e in fondo a che servirebbe raccontare una storia che già Salinger
aveva raccontato, nel suo Il giovane Holden? Almeno nella pellicola, il
personaggio di James non è il nevrotico, piagnucoloso e chiaramente omosessuale
represso dei libri. È nevrotico, è piagnucoloso e sì, ha qualche segretuccio
dentro l’armadio, ma non riesce tanto irritante quanto il piccolo scavezzacollo
snob della pagina.
Toby Regbo fa un lavoro eccellente. È così dentro al
personaggio ed è un volto tanto inatteso nel panorama dei bellocci palestrati
moderni che non si può non affezionarsi subito a lui. Di certo uno dei visi più interessanti della nuova generazione d'attori. Idem per la sex bomb
Deborah Ann Woll, la rossa fatale di True Blood, e Marcia Gay Harden, una che
mi dà sempre le migliori soddisfazioni. Il resto del cast è una nota negativa:
Lucy Liu ed Ellen Burstyn sono altamente sprecate (specialmente la Burstyn: lei
è la vecchietta schizzata di Requiem for a Dream, uno dei ruoli più
sconvolgenti di sempre!) mentre Peter Gallagher s’è arenato sulla parte di
ultracinquantenne gaudente e lì è rimasto. Ma mi sta simpatico, in qualche
maniera.
Sul versante tecnico/artistico niente da segnalare. Tutto
spaventosamente in regola. Tutto pare fatto magicamente apposta per far
dimenticare il film non appena lo si è visto. Nessuna battuta, nessuna scena.
Maluccio per un film che vorrebbe fare tanta e tale filosofia sul male di
vivere dei giovani. Un diverso approccio sarebbe stato migliore, anche perché,
coi tempi che corrono, la crisi della giovinezza è un tema quanto mai attuale e
vivo. Film perdibilissimo, in definitiva. Non perdete tempo a guardarlo: è
questa l’epoca in cui dobbiamo guardarci maggiormente dagli esercizi sterili.
Se ti è piaciuto guarda anche... – Tout est Parfait (2008)
di Yves Christian Fournier è il film ideale, perfetto, bellissimo, toccante. Il
grande classico del genere, poi, è Il diavolo, probabilmente (1977) di Robert
Bresson, come anche il recentissimo Noi siamo infinito (2012) di Stephen
Chbosky. C’è poi il sommo capolavoro Requiem for a Dream (2000) di Darren
Aronofsky, insieme al Paranoid Park (2007) di Gus Van Sant e il Detachment
(2011) di Tony Kaye.
Scena cult – Non pervenuta.
Canzone cult – Non pervenuta.
Quanto è vero: il film è certamente meglio del libro.
RispondiEliminaE se un film bruttino si dimentica subito, la rabbia per un brutto libro a me brucia sempre più a lungo.
Brucia per sempre, quella del libro.
Eliminafilm davvero bruttarello!
RispondiEliminadel libro però ne avevo sentito parlare finora più che bene...
Il libro è tremendo, evitalo.
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